10/03/12

Scintille pisciate

Santanchè sbrocca si sciacqui la bocca L'Ultima Parola Byoblu Claudio Messora byoblu.com

 Nessuno aveva detto alla Santanchè che lei ruba il suo stipendio, ieri sera a L'Ultima Parola. Piuttosto, un'operaia con un netto mensile in busta da 1000 euro - che lavora da quando aveva 18 anni esattamente come lei - le aveva provocatoriamente proposto di fare a cambio. Il significato evidente era: "provi lei a campare con mille euro al mese e vediamo se poi parla alla stessa maniera". Solo una coda di paglia grossa come una casa può indurre qualcuno ad equivocare al punto da alzarsi e ricordare che ha un'azienda che fattura 30 milioni di euro e che devolve in beneficenza ogni guadagno derivante dagli incarichi pubblici. Si chiama anche rispondere fischi per fiaschi, un po' come fece la scorsa volta quando, dopo che ebbi snocciolato tutti i benefici che lo sviluppo della banda larga avrebbe apportato al Pil, con dovizia di calcoli in virgola mobile, mi guardò e mi chiese: "ma io voglio sentire qualche proposta per aumentare il Pil".

 Durante la trasmissione la Santanchè parla poi di banche e accusa l'EBA di avere impiccato quelle italiane, costringendole alla ricapitalizzazione. Ha perfettamente ragione (spiego bene la vicenda in questo video). Tuttavia, se soltanto avessi avuto un microfono aperto e non fossi troppo educato per abusare del mio ruolo, le avrei ricordato che la nuova direttiva dell'autorità europea, decisa a Londra con una manovra da guerriglia finanziaria che ha avvantaggiato i tedeschi e svantaggiato noi, è stata possibile solo grazie all'assenza di un qualsiasi peso specifico sulla scena internazionale cui il suo governo ci ha ridotti dopo anni di bunga bunga e di sberleffi alle culone flaccide. E dov'era lei, quando Berlusconi ci precipitava tutti nel vuoto spinto della reputazione continentale? Aveva forse paura di indispettire la famiglia reale dalla quale, tramite il Giornale, la sua concessionaria di pubblicità fattura buona parte di quei 30 milioni?

 Dice, ancora, che i rivoluzionari oggi stanno in Parlamento e i conservatori in piazza. Se per conservatore si intende chi vuole conservare una parvenza di democrazia, sono d'accordo con lei ma, più che rivoluzionari, quelli che occupano le poltrone del potere costituito io li chiamerei golpisti. Anche perché se avessero voluto essere realmente rivoluzionari, anziché indebitare le famiglie e intestarsi un'emendamento - quello che azzera le commissioni bancarie e che in realtà è stato introdotto dal Pd - per poi cercare disperatamente un modo per abrogarlo senza dare nell'occhio, avrebbero potuto fare come in Islanda, dove il governo ha dedicato il 13% del Pil per pagare i mutui delle famiglie in crisi. Questo sì che è rivoluzionario: salvare le famiglie e lasciare le banche al libero mercato.

 Dopo un minuto di sgomento del parterre (c'è da capirli: non sono abituati a sentir parlare di queste cose), tale Bortoluzzi fa notare che "bisogna trovare i soldi, altrimenti è demagogia". Anche qui, mi dispiace di non avere potuto replicare che l'Islanda i soldi non li ha trovati sotto al materasso: il Presidente della Repubblica ha dato la parola ai cittadini che non hanno riconosciuto i miliardi di euro di debiti che le banche avevano contratto sul mercato, evitando così che pochi speculatori senza scrupoli, dopo essere rimasti al verde, ottenessero perfino di nazionalizzarli. Qui da noi, al contrario, le banche prendono centinaia di miliardi dalla BCE al tasso dell'1% e si comprano il nostro debito, che è molto più sicuro e decisamente più conveniente rispetto ai tassi che fruttano i prestiti alle aziende, spinte da un Governo (mediante l'intermediazione delle fondazioni bancarie) che in questo modo ottiene di abbassare lo spread e può intestarsene il merito.

 Balle su balle, insomma: per ottenere di poter accendere una scintilla di verità, che brilla pochi secondi prima che ci piscino sopra, bisogna disporsi ad ingoiare un'ora e mezza di bufale in salsa prima e seconda repubblica.

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