Eccolo qua: l'Arabia Saudita non ci sta dietro, al calo della Libia.
Il mondo ha improvvisamente perso circa 1.3 milioni di barili al giorno di produzione petrolifera tra Febbraio e Marzo. Ci sono stati molti reports nella stampa economica, all'inizio, in cui si sosteneva che l'Arabia Saudita avrebbe compensato la differenza.
Ma TOD va a verificare, e scopre che
I sauditi hanno lentamente aumentato la produzione dallo scorso autunno fino a Febbraio, presumibilmente in risposta alla crescente domanda globale e ai prezzi in salita. Ma poi, in Marzo, quando la produzione libica è precipitata, i sauditi hanno schiacciato i freni e non hanno fatto praticamente nulla per sopperire alla scarsità.
La questione è: non ce la fanno? Può essere, stanti i noti problemi in cui versano i giacimenti sauditi, molti dei quali in declino terminale. Stuart Staniford su TOD sospetta qualcosa che avevo ipotizzato anch'io, ovvero che il freno alla produzione sia deliberato, per mantenere i prezzi altissimi. Stuart arriva a pensare che l'Arabia abbia deciso di smettere di accontentare la richiesta petrolifera occidentale, per pensare a questo punto soltanto ad accumulare ricchezza per prepararsi ad una guerra/rivolta che vede ormai inevitabile.
Ma ulteriori ricerche dimostrano che questa ipotesi è (ahinoi) poco plausibile: il conto dei pozzi aperti in Arabia, in calo continuo da ben due anni, vede una drastica ripresa proprio a partire dal 2011. Insomma, si trivella disperatamente per rispondere all'aumento della domanda, e questo significa che i problemi di produzione ci sono eccome. Ma tanto impegno "non serve ad espandere la capacità, ma soltanto a sostenere la capacità attuale nei nuovi giacimenti e nei vecchi che sono rimasti inutilizzati". Parola di dirigente saudita.
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