Poi è arrivata Fukushima, e dell'acqua ci siamo dimenticati tutti. Presi a contare i nanocurie, a redigere mappe apocalittiche, a bere argilla e a ricordare Chernobyl, ci siamo concentrati solo sulle centrali nucleari e sulla battaglia per seppellirle definitivamente sotto il sarcofago di cemento che meritano.
Infine, colpo di scena del governo: niente centrali nucleari. E la Rete, immemore, piange calde lacrime perché già vede il referendum condannato a non raggiungere il quorum. Non fregherà più nulla a nessuno, era o non era un referendum sul nucleare in fin dei conti?
Siamo schizofrenici o cosa? Non era invece un referendum sull'acqua pubblica? Non eravamo convinti, fino a tre mesi fa, che con la forza delle idee gli italiani sarebbero andati a votare in massa e avremmo vinto a man bassa? Cosa vi prende? E' davvero ridicolo tutto questo piagnisteo, da parte di tante persone che fino a poche settimane se ne stavano tutte pimpanti a volantinare e a convincere. Non è cambiato mica nulla sapete: in fin dei conti tre mesi fa neanche se ne parlava del quesito sul nucleare, perché mai oggi pensate che se andranno tutti al mare?
Su, asciughiamoci le lacrime, e leggiamo questo post su AgoraVox. Post dove si spiega come il governo italiano conti molto sull'acqua privatizzata per risarcire i francesi del mancato guadagno per le centrali nucleari. Sì, perché sia le nostre centrali che la nostra acqua sarebbero destinati a mani transalpine: e mentre l'AREVA sbaracca i suoi uffici di Roma, la VEOLIA si prepara a planare come un avvoltoio sui nostri acquedotti. Tiè:
E' stato proprio su quest'ultimo punto che è nata la contropartita da offrire oltralpe, attraverso un patto che sposta gli interessi economici dal nucleare all'acqua e dovrebbe garantire a VEOLIA una consistente presenza nel suo processo di privatizzazione (l'azienda francese è uno dei leader mondiali nel settore della gestione urbana degli acquedotti, dei rifiuti e dei trasporti). I mediatori italiani hanno dovuto fare una vera e propria corsa contro il tempo per cercare di giungere ad un accordo che soddisfacesse Parigi e che potesse essere ratificato già il 23 Aprile, giorno dell'incontro tra Berlusconi e Sarkozy.
Ancora pronti a gettare la spugna?
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