Ieri sera ho guardato come al solito Report, e a metà non ho resistito: ho spento la TV. Poi ho preso il computer, e mi sono rivista The Truman Show via streaming. Al bimbo è piaciuto moltissimo.
Se in TV parlano male della Rete, è d'uopo usare la Rete per vedere un film che parla male della TV. Mi sembra ci stia tutta. E tra le due, la seconda ne esce decisamente peggio.
Lungi da me il difendere Facebook e Twitter. Quest'ultimo non lo uso perché già odio con tutte le mie forze gli sms, figuriamoci se vado ad impelagarmi in un sistema che fa dell'sms il modo principe di comunicare. x karità.
Facebook è però lo spauracchio del momento. Dopo averci terrorizzato col "phishing" che via email ti cattura il conto corrente e ti ruba la pensione della nonna, dopo aver ridotto i blog a "diari online" che rendono tua figlia una pazza anoressica, dopo aver dipinto YouTube come ricettacolo di ogni nefandezza scolastica che incita alla violenza contro i disabili, dopo averci dimostrato che usando Skype ogni hacker può entrare nel tuo computer e fare strame delle foto al mare, dopo averci convinto che dentro i files mp3 si nascondono droghe musicali che entrano subdolamente nel cervello, ecco che ora è il turno del temibile social network che vende il nostro corpo al miglior offerente e per giunta per due lire, massimo insulto.
Mica scherzo: negli ultimi anni la TV è riuscita ad inventare ogni sorta di efferate leggende urbane allo scopo di infamare Internet. Sarà che la rete fa audience, ma il tutto mi suona molto come i (peraltro stupendi) titoli di "Cronaca Vera": stuprata dall'alieno mentre fa l'autostop!
La scusa è sempre quella di difendere gli sprovveduti. I bambini e le vecchiette. E intanto si terrorizza il teleutente che corre a spegnere l'infame pc, non sentendosi più in grado di gestirlo senza pericoli. Molto meglio mamma RAI, che di scherzi non ne fa. Poi la pubblicità te la cucchi lo stesso, che c'entra, ed è mirata ugualmente in base al programma che vedi, ma ci siamo abituati e soprattutto non dobbiamo alzare un dito per imparare a difenderci. Che comodità.
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