Raggiro, manipolazione.
Questi ultimi giorni sul mercato delle commodities abbiamo visto da parte di regolatori comportamenti inauditi, mai visti.
Potremmo definirla una settimana di ordinaria follia, ed invece si tratta di scienza finanziaria applicata. Ora é chiaro perché Bernanke sosteneva che la spinta inflazionistica delle commodities sarebbe stata solo “temporanea”: un accurato lavoro di innalzamento dei margini ha costretto gli operatori a dismettere progressivamente le posizioni, facendo scattare stop loss a nastro, e facendo caracollare i prezzi di argento, petrolio e altre materie prime come delle vacue “dot com” ai tempi dello scoppio della bolla del NASDAQ.
Con quali effetti?
Il mercato é stato pervaso improvvisamente dalla sensazione di un possibile ritorno della deflazione, il che ha indotto chi stava già agendo in contrasto ad un pericolo inflattivo (la BCE) ad attenuare i propri intendimenti.
Qualche settimana fa mi chiedevate quando il trend euro/dollaro si sarebbe invertito e risposi che era necessario che qualcosa cambiasse nelle politiche monetarie, perché con una Fed accomodante ed una BCE severa la forza dell’euro era giustificata e strutturale. L’attenuazione della dialettica di Trichet é bastata a portare -per ora- il cambio euro/dollaro da 1,495 a 1,43 in sole 48 ore.
Ed ora, con un dollaro meno debole ed un “rischio deflazione” la Fed ha miglior gioco nel proporre la necessità di un QE3, il cui avvio é stato -per ora- smentito.
La grande menzogna che ci é stata propinata per settimane -ovvero che la crescita dei prezzi delle materie prime non era imputabile alla manica larga della Fed, ma era solo frutto della crescente domanda e dunque testimoniava la bontà di una crescita economica- ha mostrato il suo vero volto: ritoccando con mestiere i margini il petrolio ha perso 10$ in una sola notte. Dunque i prezzi delle commodities erano gonfiati eccome dalla liquidità di cui la Fed sta inondando il sistema.
Cosa succederà ora sul mercato?
Esistono due opposte letture:
1. Considerando che la recente spinta inflattiva delle materie prime era la causa di un generalizzato flusso di denaro che dalle obbligazioni portava alle azioni, ora che questa é stata disinnescata rischiamo di vedere gli indici sgonfiarsi come un soufflé quando si apre il forno al momento sbagliato.
2. Il minor costo delle materie prime permette alle imprese un risparmio di costi che farà aumentare i loro margini e migliorare i loro bilanci
La sentenza é ancora presto per depositarla, bisogna anche vedere per quanto tempo le commodities resteranno deboli, quello che é certo ed assodato é che non di sola crescita economica si son gonfiati i prezzi negli ultimi mesi, un bravo alieno in questi casi tiene ben dritte le antenne…
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