Sul lavoro come recita una Costituzione che tutti difendono ma nessuno rispetta? Sul malaffare, che tutti denunciano, benché prosperi rigoglioso ogni giorno di più? Sul Trattato di Lisbona che ha di fatto sovrascritto la Carta di cui sopra? Sulle guerre di pace che tanto piacciono anche a Napolitano? Sul cemento, spesso tossico, con il quale stiamo ricoprendo il nostro paese? Sulla precarietà diffusa, fino al punto da far si che perfino il 60% dei "professionisti" (gli altri sono disoccupati) lo faccia saltuariamente?
Ma no, sullo shopping, che in ossequio al modello americano ed americanizzante, allieta le nostre giornate, ci rende liberi, costituisce un ottimo antidepressivo, riempie i vuoti siderali che minano le nostre vite, ci regala il sorriso e ci offre uno scopo per andare avanti, anche quando la carta di credito ha esalato l’ultimo respiro e la rata del mutuo ci appare come una vetta tibetana da scalare a mani nude.
Ogni imput proveniente dal microcosmo che respiriamo ci ricorda che lo shopping rappresenta lo scopo precipuo delle nostre fatiche, la meta finale del nostro peregrinare, il nirvana dove assurgere all’agognato traguardo della felicità.....
Consuma, ripete con tono querulo la bionda che occhieggia dalla TV. Consuma è scritto a caratteri cubitali sulle pagine dei giornali. Consuma, è il messaggio martellante che campeggia sugli schermi lcd fioriti come margherite nelle stazioni ferroviarie . Consuma ti suggerisce l’autobus che stava per tirarti sotto nella cacofonia del traffico del centro. Consuma, ti confida nell’orecchio l’amica al bar, che ha risolto i propri problemi rifacendosi il look, intervenendo sul guardaroba ed anche un poco anatomicamente.
Consuma ed insegna ai tuoi figli a consumare, perché è sullo shopping che si reggono le nostre vite da equilibristi, è con lo shopping che si costruiscono prospettive di futuro, è con lo shopping che ci si regala attimi di speranza in affitto, da gustare con un bicchiere di fantasia.
Può sembrare per molti versi incredibile, ma perfino nella Repubblica dello shopping, c’è chi tenta di fare il guastafeste e si tratta di quella Cgil che proprio nell’equazione più consumo, più lavoro per tutti, ha sempre fondato parte delle proprie motivazioni.
La Cgil protesta energicamente contro l’apertura dei negozi e dei centri commerciali il primo maggio e minaccia lo sciopero se le amministrazioni insisteranno nel proposito di mandare a lavorare i lavoratori la domenica in cui si celebra la festa del lavoro.
Ma il lavoro è figlio dello shopping, su cui si fonda la Repubblica, e quale maniera migliore di festeggiarlo, se non attraverso un tripudio di borsette, sporte e sportine, strapiene di perline colorate? In sostituzione di quei cortei ormai anacronistici, con le bandiere rosse e le facce incazzate, in attesa del concertino che riporta il sorriso e la voglia di consumare.
Chiamiamola festa dello shopping, fondiamo armonicamente cortei, concertini e borsette in un unico spettacolo che celebri la gioia che ci pervade l’animo e scordiamoci scioperi e minacce.
La vita è bella e se non ne sei completamente convinto prova a consumare di più e ti si apriranno all’istante orizzonti che neppure avevi osato immaginare.
di Marco Cedolin
di Marco Cedolin
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