Fino alla scorsa settimana la strategia era quella del silenzio: i nomi dei candidati sindaco "ragazzini" (sono tutti under 40, in ogni contrada d'Italia, a Milano come a Bologna, a Torino come a Napoli, a Salerno come a Latina, a Cosenza come a Ravenna) semplicemente non venivano fatti. Qualsiasi servizio televisivo, qualsiasi articolo di giornale nazionale, si apriva con il sindaco uscente, dava notizia del candidato del polo opposto, citava il candidato del terzo polo reducista. E stop. Il timido segnale che qualcosa sta cambiando è arrivato ieri nel lungo articolo di Alberto Statera su Repubblica sulle elezioni torinesi: militante peana per Fassino, un pacca sulla spalla pure al rivale Coppola, citazione ampia per il centrista Musy e poi spunta anche una riga e mezza per Grillo, tanto per dire che fa comizi "urlati" e "allucinati". Fino a ieri non c'era manco quella riga e mezza.
Cominciano a far paura i candidati sindaco "ragazzini" nati sul web, che non spendono un euro per la campagna elettorale, ma hanno programmi che molto spesso hanno ispirato anche quelli del Pd (e se il Pd avesse inglobato Grillo alle ultime primarie, ah che mossa saggia e morotea, da Partito democratico davvero). Cominciano a far paura e partono le bordate. Voglio tranquillizzarli: meglio le bordate del silenziatore. Meglio Giuliano Ferrara che ai cinque milioni di telespettatori che lo seguono su Raiuno serve una sceneggiata antigrilliana pesantissima, alla vecchia maniera, togliendosi la cravatta e tirandosi fuori la camicia dai pantaloni, inveendo in una sorta di comizio-parodia contro il Movimento Cinque Stelle e soprattutto il suo leader.
Meglio l'Espresso che prima pubblica tutta una serie di assurde citazioni-accuse contro il comico genovese, rimproverandogli pure di aver distrutto un computer su un palco di un suo spettacolo undici anni fa prima di scoprire quel che si può fare con un blog; poi schiera il buon Alessandro Gilioli che impala Grillo ad un'assurda etichetta di "omofobo" per aver detto "at salut buson" alla fine del comizio bolognese (e qui sull'omofobia ormai siamo al maccartismo al contrario, ieri per esperimento ho scritto in bacheca su Facebook che la Chiesa ha più da insegnare al mondo dell'Arcigay, dovete venire a leggere cosa non è stato scritto contro la Chiesa: chiedo una legge contro la cattolicofobia).
Ma se l'attacco di Giuliano Ferrara e dell'Espresso era più rivolto verso la persona di Beppe Grillo che verso il movimento dei ragazzi del web, il livore vero contro il M5S è emerso nella trasmissione di Radio 24 la Zanzara, condotta dal mio amico Giuseppe Cruciani con la compagnia di David Parenzo. Due "giovani" rispetto al panorama dei conduttori di programmi di politica, assai rappresentativi del modo di pensare di chi si deve accreditare presso l'establishment e dunque ha la sensazione che contro i ragazzi del Cinque Stelle bisogna sparare a raffica. Insomma, prende la parola un povero ascoltatore (Davide da Torino) e prova a difendere il movimento a cui appartiene dalla reiterata trasmissione decisa da Cruciani del comizio-parodia di Ferrara contro Grillo.
Davide porta una serie di argomenti non proprio irrilevanti: il movimento è composto da giovani, che si sono organizzati tramite il web senza spendere quattrini e senza chiederne di finanziamento pubblico (che rifiutano), Grillo è un portabandiera ma non è un candidato, i candidati sono i ragazzi, quelli che sono stati eletti nei vari consigli regionali alla scorsa tornata si sono decurtati lo stipendio trattenendo per sé 2.500 euro e devolvendo gli altri diecimila euro al mese a progetti di solidarietà con il territorio. Cruciani, impaziente di menar fendenti, su questo ultimo punto scatenava la sua ira con toni esagerati da ossesso ("buffoni", "talebani", "fondamentalisti"), descrivendo la decurtazione dello stipendio come fosse un crimine, esaltando chi si tiene lo stipendio da politico (francamente spropositato) e non aggiungo altro perché chiunque può andare a recuperare su YouTube i minuti di sproloquio esagitato contro questo povero ascoltatore.
La trasmissione di Cruciani è esemplificativa di un clima: David Parenzo continuava a urlare al malcapitato ragazzo torinese che non poteva "sentirsi migliore degli altri" solo perché rifiutava di pesare sulle casse pubbliche con il suo movimento e devolveva lo stipendio in attività sociali. Cruciani ripeteva che era obbligatorio prendersi lo stipendio da politico e farci politica, come se devolverlo in attività utili al territorio non fosse far politica. Sembrava che la logica fosse sospesa: emergeva solo livore, rabbia verso una "diversità" non compresa. O forse talmente compresa da essere irritante.
In soldoni: cari ragazzi che state usando il web per fare politica organizzandovi autonomamente e scrivendo programmi autonomi, non fatevi impressionare. E' normale questa rabbia, è figlia del solito meccanismo. Prima dicono ai giovani che devono impegnarsi e non passare solo "le ore su Facebook", poi quando si impegnano davvero (magari proprio usando Facebook e la tanto demonizzata rete) e osano addirittura presentarsi alle elezioni, si beccano il silenzio, la disinformazione e poi l'insulto continuo. I media in Italia sono fatti così: giornalisti fanno la predica, ma non vogliono veder cambiare gli equilibri a cui sono abituati. Da martedì vi verranno a cercare. Voi siate indulgenti. Guardateli sorridendo. Fanno solo un po' pena.
di Mario Adinolfi
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