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I 1.408 condannati di Tangentopoli produssero rimborsi tra imprenditori e politici pentiti circa 150 miliardi di lire. Il pm Francesco Greco ha detto che molti di quei soldi sono stati restituiti ai condannati per effetto della legge 231 del 2000.
L’inchiesta Bpl-Antonveneta ha portato a confiscare 350 milioni di euro. Giampiero Fiorani, principale imputato, pur avendo patteggiato una condanna a 3 anni e 3 mesi, ha restituito meno di un centesimo del suo tesoro nascosto: 45 milioni di euro occultati a Singapore e un importo doppio tra case e terreni in Italia. Gianfranco Boni, suo braccio destro, ha patteggiato 2 anni e 6 mesi azzerati dall’indulto senza risarcire niente. Eventuali rimborsi potrà reclamarli la loro ex banca con un procedimento civile che non durerà meno di 13 anni se consideriamo anche le esecuzioni immobiliari.
Un caso incredibile è la sparizione del tesoro di Bottino Craxi, sui cui conti personali esteri erano finiti almeno 60 miliardi di lire, soldi tuttora sotto sequestro intestati a Maurizio Raggio che ora potrebbe vedersi ridare pure i 2,8 miliardi e 15 chili d’oro rientrati in Italia! Già perché la Cassazione ha sentenziato che la Legge dell’epoca non ammetteva la confisca di somme equivalenti alle tangenti. Per effetto di questa sentenza anche 2 banchieri napoletani corrotti dalla Fininvest nel 1991 si sono visti rimborsare il maltolto.
L’ex ministro della difesa Cesare Previti con i suoi complici Attilio Pacifico e Giovanni Acampora, hanno corrotto il giudice Vittorio Metta che nel 1990, tramite sentenza comprata, regalò l’intera Mondadori a Silvio Berlusconi e che 2 mesi dopo (gennaio 1991) con un’altra sentenza comprata, obbligò l’Imi a versare 978 miliardi di lire agli eredi del petroliere andreottiano Nino Rovelli. Ebbene, nonostante le condanne, i 4 delinquenti non hanno ancora risarcito i danneggiati!
Acampora risulta nullatenente, Pacifico è difeso dai giudici di Vaduz che escludono che i 35 milioni depositati in una banca locale vadano restituiti, mentre Previti, con soli 4 giorni di carcere fatti, risulta proprietario di mezza villa all’Argentario con sua moglie. Situazione che impedisce il pignoramento perché chi comprerebbe soltanto metà casa? E pensare che nel 1996, prima della bufera giudiziaria, Previti aveva dichiarato l’intera villa all’Argentario, altri 5 immobili, uno yacht, un veliero, e dichiarato al fisco oltre 6 milioni di redditi per almeno 10 anni.
Lo studio dell’avvocato Angelo Benessia, assistente dell’Imi, sta preparando le azioni revocatorie per far annullare le cessioni patrimoniali dei condannati. Siccome Previti l’ha intuito ha offerto una transazione anche per Pacifico e Acampora oscillante tra i 20 e i 40 milioni di euro. Peccato che i 3 avvocati , nel 1994, intascarono ognuno 67 miliardi di lire dai Rovelli. L’Imi, oggi del gruppo Intesa, si accontenterebbe di metà somma purché rivalutata per 14 anni che lascerebbe nelle tasche dei corruttori metà della tangente riscossa. Alla vedova e ai 4 figli di Nino Rovelli è convenuto formalizzare un impegno da 200 milioni di euro di risarcimento all’Imi da quando i magistrati hanno bloccato i 110 milioni di dollari su un loro conto di Miami. Calcolando la rivalutazione, anche i Rovelli l’hanno fatta franca tenendosi oltre metà bottino. Con l’aggravante che un principio del diritto italiano stabilisce che se i colpevoli non risarciscono è lo Stato, cioè noi cittadini, a dover pagare per i reati commessi dai giudici corrotti. Quindi se Cesare Previti e soci non rimborseranno le vittime dei loro illeciti, i 2 miliardi di euro spettanti li sborseremo noi italidioti brava gente che paghiamo le tasse.
Apriranno mai il TG1 o il TG5 con questo argomento?
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