E’ triste dover assistere a ciò che si era annunciato almeno 8 mesi fa.
Uolter Veltroni e tutta la sua morbida cricca di finti oppositori (fra cui il caro nipotino del magnaccio di attricette in Rai Gianni Letta) sono una delle tante metastasi maligne che dissanguano i portafogli di noi poveri cittadini inermi.
Uolter è l’omino di facciata. I fili del suo fantasma li reggono l’ex tangentaro comunista Massimo D’Alema e il fondo di balera Gianni De Michelis, condannato per tangenti.
Il dialogo non se poffà, il mimo si. D’Alema è stata (ed è tuttora) la mano sinistra di tessera Loggia P2 1816 nel completare il piano di rinascita, intanto quelli del Pd si riuniscono in riunioni a tarallucci e vino per decidere se incazzarsi col plurimputato Cainano, sordo in tema di legalità ma con le antenne alzate verso quegli italiani onesti digiuni di inciuci, tangenti, puttanelle, censura e tessere massoniche. Gli unici rimasti a rischiare davvero la galera!
Lippi che sostituisce Donadoni nella nazionale di calcio è lo specchietto per le allodole. Serve a distrarre mentre devono passare lodo bis ter quater, emendamenti all’illegalità benedetti da Angelino Alfano in “avvocato Ghedini” e altre maialate da far impallidire persino Calderoli.
I giornali, tanto per non smentirsi, schiaffano in prima pagina “Giustizia, è scontro aperto” anziché “Giustizia: Berlusconi la pretende su misura” che sarebbe troppo d’impatto.
Franco Venturini discetta un editoriale su Mugabe, governatore dello Zimbabwe nel quale le mogli degli oppositori politici vengono rapite ed uccise a calci in faccia. Ebbene, siccome in materia di libertà di stampa il paese africano contende all’Italia l’80esimo posto nella classifica freedom, ecco perché trova spazio sulla copertina del Corrierone.
Mentre Giorgio Napolitano asseconda il nano piduista con “basta contrapposizioni” invocando soluzioni condivise da complice del sistema ribaltato che non dice un cazzo, Roberto Maroni vuole le impronte digitali dei bimbi rom. Una pezza a colori per far credere di contrastare illegalità e accatonaggio. Un paese serio che volesse contrastare immigrazione clandestina e criminalità censirebbe tutti con una goccetta di sangue per schedare il DNA di ognuno. Sarebbe un vero deterrente a omicidi, stupri e rapine. Ma siccome gli immigrati clandestini alimentano il mercato delle aziende di allarmi, degli organi spiantati per nosocomi e cliniche santificate, meglio lasciar tutto così e far credere che le impronte di un bimbo siano la panacea di tutti i mali.
Nel frattempo i fili del fantoccio Uolter guidano il mimo della ricerca del dialogo, ben sapendo che i fantocci le impronte digitali non le hanno. Veltrusconi dice ciò che gli dice di dire D’Alema. Inciucio annunciato, conclamato e strapagato alla faccia nostra.
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