19/06/08

Il muro della vergogna

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Pubblico la lettera di un deputato dell’Italia dei Valori, Francesco Barbato. Barbato è campano, campano vero, di quelli che amano la propria terra e l’ha vista in questi anni degradare inesorabilmente martoriata da continue spartizioni, mazzette, appalti, omicidi e connivenze disgustose tra politica, criminalità e amministrazione locale. Barbato è amato in Campania perché parla chiaro, perché è con i cittadini, perché è nei cortei megafono alla mano, perché è un uomo con le mani pulite.

"Caro Di Pietro,

domenica scorsa sono stato al fianco dei cittadini che, in provincia di Caserta, hanno manifestato in migliaia per la tutela della loro salute, già fortemente compromessa dal disastro ambientale esistente nella zona di San Nicola la Strada. Questo territorio, insieme a quello di Napoli, rappresenta la zona campana più devastata, negli anni, dagli sversamenti illegali di rifiuti operati dalla camorra sulla direttrice nord-sud. Milioni di metri cubi di terreno nascondono centinaia di discariche abusive, buchi più o meno grandi che sono stati riempiti ignorando le benchè minime previsioni di legge. Ma anche quando le decisioni sono state assunte dallo Stato, nel tentativo di risolvere l'emergenza, non sempre si sono rivelate pienamente legali e risolutive, anzi: nel caso della discarica Lo Uttaro, in provincia di Caserta, ad esempio, si è continuato a sversare, a più riprese, fino a totalizzare un deposito di tre milioni di tonnellate di residui di ogni tipo interrati nel territorio circostante. Ma l'invaso, mai reso idoneo, pur essendo stato individuato come una discarica, non ha un sistema di raccolta del percolato, il micidiale liquido nauseabondo e putrescente prodotto dall'ammasso di rifiuti indifferenziato, né ha coperture dei rifiuti, né adeguati impianti connessi. Il comitato emergenza rifiuti, composto da cittadini, associazioni e comitati locali, al tempo ricorse alle vie giudiziarie operando una denuncia penale e la magistratura emise un provvedimento di sequestro dell'area per disastro ambientale e inquinamento della falda e del terreno circostante. E allora il governo che fa? Decide di reinserire il territorio di Lo Uttaro nell'elenco dei potenziali siti dove individuare discariche nel territorio regionale, bypassando il sequestro della magistratura.
Come? Creando una discarica nuova di zecca appena affianco alla vecchia, separando i due invasi solo con un muro di cinta. Il muro della vergogna: di qua l'area sequestrata, di là la nuova discarica.

Con buona pace del diritto alla salute dei cittadini, già compromesso da anni e anni di sversamenti illegali e (formalmente) legali, e della tutela dell'ambiente e del territorio. Qui un tempo sorgeva la città antica di Calatia, fondata intorno all'VIII secolo a.C.; ora ci sono montagne di immondizia, e lo Stato, nella veste del governo centrale, continua a mostrare uno scandaloso ed inaccettabile accanimento verso un territorio che ha già pagato un prezzo pesantissimo.
La situazione, già drammatica, è resa ancora più incresciosa e vergognosa dal fatto che, a pochi chilometri di distanza, sorge l'area di parco Saurino 3, un sito di stoccaggio dove sono stati spesi milioni di euro per l'acquisto di attrezzature, di camion, l'installazione di appositi impianti di tritovagliatura e gestione del ciclo di rifiuti, e la predisposizione di vasche: milioni di euro gettati al vento, perché da anni tutto ciò versa in uno stato di totale abbandono. Se non fosse stato per una visita estemporanea dell'attuale assessore regionale all'Ambiente, Walter Ganapini, nessuno si sarebbe accorto dell'esistenza di quest'area o, meglio, di quest'ennesimo spreco di danaro pubblico.

In conclusione: il governo Berlusconi come decide di indirizzare le sue scelte? Anzichè depennare dalla lista dei siti dove fare le discariche dei luoghi già duramente contaminati e prevederne l'immediata bonifica, li continua a “massacrare"; invece di optare per scelte meno inquinanti, fuori dai centri abitati e meno costose, si accanisce su territori inidonei; anziché riattivare impianti già esistenti (e pagati con i soldi pubblici) finisce di distruggere luoghi già compromessi dilapidando ingenti risorse economiche.

Per rispettare i sacrosanti diritti dei cittadini, troppo spesso compressi, ignorati, calpestati, bisognerebbe, prima di attuare una buona amministrazione e una buona politica, scegliere secondo buonsenso. Proprio quello che è mancato e che continua a mancare agli amministratori campani, bassoliniani e berlusconiani, che hanno divorato 2 miliardi di euro di fondi pubblici in oltre 14 anni di emergenza rifiuti. E' ora di finirla con questo immondo banchetto:bisogna adoperarsi per fare scelte condivise dalla popolazione e rispettose dell'ambiente, non più ispirate dall'immenso business dell'emergenza e dal desiderio di spartirsi appalti, nomine e consulenze.
Chiudo questa lettera con le parole di una canzone di Pino Daniele, parole che urleremo finchè avremo un filo di voce:

Terra mia terra mia
Tu si' chiena 'e libbertà
Terra mia terra mia
I' mò sento 'a libbertà.

Franco Barbato"



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