10/07/08
Tutti a scuola di democrazia!
La rete crea degli insiemi di persone che prendono ad interagire vorticosamente. Gli elementi di tale insieme hanno pensieri in comune e tendono a confermarseli. Questo porta inevitabilmente all'esclusione, volontaria o involontaria, di chi non condivide questi pensieri. Si forma cioè una setta, un po' come i paninari negli anni '80. Ci si infila una casacca e si ripetono slogan compiaciuti.
E' l'inizio della fine.
La comunità cresce, così come cresce il numero di coloro che la screditano, attribuendole l'etichetta di faziosa. Non importa quanto valide siano le argomentazioni che vengono trattate, il semplice sentirsi esclusi da un gruppo crea una membrana difensiva. Le informazioni vi rimbalzano sopra e si perde ogni possibilità di dialogo.
Io faccio molti sforzi per esprimere il mio pensiero argomentandolo con documenti, fatti, evidenze. Il pregiudizio ne vanifica ogni utilità. Se il vero senso della dialettica è la sintesi, perlomeno parziale, l'indebolirsi della comunicazione crea lo scontro frontale. Non sempre, ma spesso si potrebbe evitare.
A chi è indirizzato, infatti, un mezzo di comunicazione? Non a chi è già convinto di un'idea. Lui non ha bisogno di ulteriori prove. Serve a chi la pensa diversamente. Per confrontarsi. Per avere la possibilità di cambiare idea. E serve, viceversa, per darsi la possibilità di cambiare idea.
Ci sono due critiche su tutte che spesso vengono mosse ad un videoblog come questo (perchè.. ce ne sono altri? ;) ). Una è l'accusa di faziosità. L'altra è la politicizzazione degli spazi.
Oggi ho l'occasione per fare una precisazione ufficiale.
Di solito chi condivide le tesi di un blogger ne fa l’apoteosi. Chi non le condivide, lo accusa di essere fazioso.
Un blogger, e quindi a maggior ragione un vlogger, non realizza puntate di Matrix o di Porta a porta. Non deve rispettare nessuna par condicio, anche ammesso che nelle trasmissioni appena citate questa par condicio esista nei fatti e non solo nelle dichiarazioni.
Un videoblogger è un cittadino qualsiasi, che invece di esprimere le sue idee al bar o davanti ad una pizza con gli amici, lo fa nel suo sito web. Il bar è tutto il paese e gli amici sono gli italiani che hanno voglia di ascoltare e interagire.
L’accusa di faziosità è assolutamente insensata, irragionevole. Siamo tutti faziosi! Siamo tutti parziali! Cogito ergo sum. Penso e dunque sono, ma anche “sono e dunque penso”. E se penso, non posso che pensare il risultato del mio pensiero.
Non bisogna avere paura dei propri pensieri. Bisogna averne paura quando sono sempre e troppo uguali a quelli degli altri. Significa che abbiamo appeso il cervello al chiodo.
La democrazia è una pietanza che si cuoce nel brodo della dialettica. Se la dialettica viene meno, il principio della democrazia non ha senso. In un’intervista che ho realizzato ad Alberto Ricci, lo stesso sostiene che il fine della democrazia non è affatto la sintesi, ovvero il raggiungere un punto di equilibrio, ma al contrario il non raggiungerlo, perchè solo così si viene a creare quel sistema di pesi e contrappesi che fanno funzionare il motore democratico.
Per questo è importantissimo non chiudere il perimetro del gruppo, ma invitare anche e soprattutto chi sembra pensarla diversamente. Altrimenti il fine democratico tanto blasonato viene meno.
Per quanto riguarda l'accusa di politicizzazione, anche questa è un non-sense. La politica, intesa nel suo senso principe, è la partecipazione del cittadino alla vita pubblica ed alla gestione del bene comune.
Il male, al contrario, è disinteressarsene.
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