23/08/08

Giustizia, che cosa fare subito

di Bruno Tinti
(Procuratore Aggiunto della Repubblica di Torino)


da L’Unità del 19 agosto 2008





Il 29 luglio alcuni senatori del PdL e del PD hanno partorito l’“Atto di Sindacato Ispettivo n. 1-00019”, contenente una somma di proposte in materia di giustizia che, con lodevole eufemismo, possono dirsi poco condivisibili. Qui ne commento una.

La pattuglia mista inviata in missione esplorativa propone: “a) l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, con la previsione di un procedimento per la fissazione dei criteri per l’uso dei mezzi di indagine e per l’esercizio dell’azione penale nonché di un procedimento che veda la partecipazione dei pubblici ministeri e di altri soggetti istituzionali e che individui un soggetto istituzionale politicamente responsabile di fronte al Parlamento per la loro effettiva ed uniforme implementazione a livello operativo”.

Detta così, c’è da essere ragionevolmente sicuri che i cittadini non capiscano nemmeno di cosa si stia parlando; proviamo a tradurre.

Obbligatorietà dell’azione penale significa: ogni volta che viene scoperto un reato si deve processare chi viene sospettato di averlo commesso.

Il suo contrario è appunto la non obbligatorietà dell’azione penale: non per tutti i reati scoperti si debbono fare processi ma solo per alcuni.

È un po’ come dire che, se uno abita in una grande casa, può decidere di pulire tutte le stanze; oppure di pulirne solo una parte.

Ma perché si dovrebbe fare una cosa del genere? È ovvio che è più bello e salubre vivere in una casa pulitissima piuttosto che in una pulita solo a metà.

La risposta è ovvia: perché non si hanno abbastanza domestici per pulirla tutta; oppure si hanno domestici pigri e fannulloni; oppure di alcune stanze non si ha proprio bisogno ed è inutile pulirle.

Così si debbono prendere delle decisioni: assumere più domestici (ma magari non me lo posso permettere); licenziare quelli pigri (è inutile, sono uno peggio dell’altro); traslocare in una casa più piccola (non ce ne sono o mi dispiace). E allora mi tocca lasciare alcune stanze sempre sporche, non c’è niente da fare.

Quindi, tornando alla giustizia, si può anche decidere di non fare tutti i processi che si dovrebbero fare e mandare impuniti un sacco di delinquenti; se le risorse non ci sono c’è poco da fare.

Ma prima bisognerebbe vedere se questo è proprio vero; se, in realtà, prima di garantire l’immunità (parola ormai sdoganata da apposito provvedimento legislativo) a chi delinque, non sia possibile trovare altre risorse o usare bene quelle che ci sono.

Ciò perché la non obbligatorietà dell’azione penale ha dei costi non da poco.

A parte l’immoralità di non perseguire chi ha commesso un reato, che si traduce anche in un messaggio criminogeno nei confronti dei cittadini (commettete pure reati, tanto non vi facciamo niente); c’è un problema difficile da risolvere: chi sceglie quali reati perseguire e quali no?

Le soluzioni praticabili sono due: il fai da te e il lascia fare al legislatore.

Che vuol dire, nel primo caso, che ogni procura della repubblica decide quali reati privilegiare e quali lasciar perdere; e, nel secondo caso, che il Parlamento (o magari addirittura il Governo, così si perde meno tempo in discussioni inutili) stabilisce quali processi si debbono fare e quali no.

La prima soluzione è certamente sbagliata: magari in Sardegna il reato più frequente e grave (nel senso che dà origine a faide sanguinose ed infinite) è l’abigeato (sarebbe il furto di bestiame); e al Nord ci si dedica con entusiasmo al falso in bilancio e alla frode fiscale; e magari al Centro e al Sud predominano corruzione e abusi d’ufficio. Che si fa? Il codice penale applicato a macchia di leopardo? E se poi un procuratore sardo arriva a Milano e si mette in testa che, anche lì, l’abigeato è una realtà criminosa gravissima? Chi lo controlla? Anzi, chi li controlla tutti questi procuratori dotati di un potere così grande di cui però non rispondono a nessuno?

Insomma questa strada è sicuramente sbagliata.

La seconda è assai peggiore. Che succederebbe nel nostro Paese se fosse la politica a stabilire quali reati vanno perseguiti e quali no?

Non a caso ho usato il termine “politica” per indicare l’assetto organizzativo cui allude l’“Atto di Sindacato Ispettivo” della pattuglia di senatori in servizio estivo.

Perché, sia il “procedimento per la fissazione dei criteri per l’uso dei mezzi di indagine e per l’esercizio dell’azione penale” sia il “procedimento … per la loro effettiva ed uniforme implementazione a livello operativo” hanno una caratteristica: l’individuazione, quale boss di tutto il procedimento, di “un soggetto istituzionale politicamente responsabile di fronte al Parlamento”.

Dunque una scelta politica dei reati da perseguire e di quelli da lasciar perdere.

Bene. Qualcuno ha dei dubbi sulla categoria nella quale sarebbero alloggiati i reati di falso in bilancio e gli altri reati societari? O quelli di frode fiscale? O quelli di corruzione? O quelli di abuso edilizio? O quelli di abuso di ufficio? Mi viene in mente anche il reato di finanziamento illecito dei partiti politici ma quasi non lo scrivo perché mi viene da ridere.

Insomma voglio dire che affidare alla classe politica la scelta dei reati da non perseguire produrrebbe in automatico una lista dei reati tipici della classe politica stessa.

Sicché si vede bene che abbandonare il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale (puliamo tutta la casa) e adottare quello della non obbligatorietà (ne puliamo solo alcune stanze) è una scelta complicata. E però può anche darsi che sia necessaria.

Ma allora prima vediamolo, se è proprio necessaria.

Il processo penale è lunghissimo (troppo dice, con ragione, la pattuglia di senatori). Allora rendiamolo più corto. Ci avete provato? Avete nominato i giudici necessari, bandendo i relativi concorsi (sono scoperti circa 1500 posti)? No, vero? Avete assunto il personale amministrativo che manca (il 30 % dei funzionari amministrativi)? No, vero? Avete comprato computer, stampanti, fotocopiatrici, autovetture, sistemi informatici moderni, insomma quello che serve per lavorare? No, vero? Allora perché, prima di lasciare sporca metà della casa, non provate a procurarvi le risorse necessarie per tenerla pulita tutta?

Ma perché, mi pare di sentirli, mica viviamo nel paese dei puffi, noi tutti questi soldi non li abbiamo. E magari hanno ragione. Allora proviamo con le soluzioni che non costano niente.

Avete ridisegnato le circoscrizioni giudiziarie e abolito più o meno la metà dei tribunali e delle procure italiane? Anche questo no, eh? Eppure lo sapete che otterreste un sacco di risorse in più per far funzionare quelli che restano e che risparmiereste anche un sacco di soldi. Eh, ma come si fa con gli amministratori locali, compagni di partito che non ne vogliono sapere di far perdere alla loro città il tribunale; magari perdono qualche voto … E gli avvocati delle piccole città dove li mettiamo, anche loro sono elettori. Mi rendo conto …

Avete previsto un diverso regime delle notifiche, per esempio l’obbligo per ogni avvocato di avere un indirizzo e-mail e la validità delle notifiche effettuate in questo modo (così si risparmiano gli ufficiali giudiziari)?

Avete previsto l’obbligo per ogni imputato di eleggere domicilio presso il suo avvocato? Così non dobbiamo fare i salti mortali per trovarlo ogni volta e rinviare il relativo processo.

Avete previsto l’abolizione del processo d’appello (per tutti, non solo in caso di appello del pubblico ministero; che diamine, accusa e difesa con pari diritti, lo dite sempre). Eppure dovreste sapere che nella maggior parte dei Paesi occidentali (che vengono sempre portati ad esempio, in genere a sproposito, quando conviene) il processo d’appello non esiste.

Avete previsto la depenalizzazione di quei reati che potrebbero essere puniti con una multa ad opera di Vigili Urbani, ASL, Ufficio delle Imposte, INPS etc. (dalla sosta con il tagliando falsificato all’omesso versamento delle ritenute INPS)?

Avete previsto una delle decine di riforme che qualsiasi magistrato è in grado di indicarvi, che non costerebbero niente, farebbero risparmiare soldi e renderebbero celere il processo?

Dimenticavo, senza toccare le garanzie difensive, per carità, siamai che un colpevole abbia meno chances di scamparla. Ma certo che non avete fatto nulla di tutto questo.

Allora perché decidere di lasciare metà della casa sporca senza prima sbattersi per vedere come è possibile tenerla pulita? Sarà che, in quelle stanze buie e non frequentate, qualcuno ci si troverà bene?

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