800 milioni di euro è il “faraonico” fatturato delle 51 società del signor Cerroni per la gestione dei rifiuti (fonte: Il Sole 24 Ore), a cui vanno aggiunti 150 milioni di euro per l’inceneritore di Malagrotta e 400 milioni di euro per l’inceneritore di Albano. Cosa ancor più sorprendente: il fatturato della Cerroni SPA (800 milioni di euro, cui vanno sommati altri 550 milioni dagli aiuti di Stato per gli inceneritori) supera nettamente il volume d’affari della Bulgari SPA, che si ferma nel 2007 a circa 1.100 milioni di euro.
Il monopolio di Cerroni nella gestione dei rifiuti e degli inceneritori nel Lazio vale proprio una miniera d’oro.
E pensare che Bulgari è una delle maggiori realtà mondiali nel settore dei gioielli e degli articoli di lusso ed in particolare è il terzo gioielliere al mondo dopo Cartier e Tiffany...
La capogruppo Bulgari SpA ha la responsabilità di sviluppare le strategie e di coordinare il sistema produttivo, il marketing e la finanza. La strategia di diversificazione ha portato la società in segmenti del comparto lusso quali orologi, profumi e accessori. Attualmente il gruppo di Bulgari possiede oltre 136 negozi nel mondo.
La Bulgari SPA è una società quotata in borsa.
Cerroni, invece, è solito “lavorare nell’ombra” (fonte: Il Sole 24 Ore).
Da Cerroni i politici vanno “a fari spenti” (fonte: Ansa).
Alcune domande sorgono spontanee.
Cosa penserà Bossi, così attento agli sprechi di “Roma ladrona”, dello sperpero di 550 milioni di euro come dono al signor Cerroni, ministro ombra della monnezza e ideatore del “modello Roma”.
Cosa penserà il Ministro Brunetta, così rigoroso con i raffreddori degli statali.
Cosa penserà il Ministro Tremonti, che sta facendo i salti mortali per far quadrare il dissestato Bilancio dello Stato.
Su Di Pietro, ultimo grande sostenitore della grande corsa all’oro degli inceneritori, stendiamo invece un velo pietoso.
La drammatica verità è che il Paese è in declino.
I dati di Contabilità Nazionale resi noti dall’Istat nello scorso febbraio mostrano, a consuntivo 2007, un significativo calo degli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto.
La bassa propensione ad innovare delle imprese italiane dei settori tradizionali si è sicuramente tradotta in un deficit di competitività, che è emerso con chiarezza all’indomani dell’affermazione di economie emergenti come al Cina e dell’introduzione dell’euro (fonte: Prometeia).
La nuova classe imprenditoriale (Marcegaglia, Cerroni & co.) non investe in nuove tecnologie e in nuovi prodotti, ma ama vivere sulle spalle del Paese che lavora, beneficiando di contributi enormi (i CIP6) che gravano sulle famiglie e sulle imprese.
E’ una nuova forma di assistenzialismo di Stato, non più diretto verso le imprese protagoniste del “Made in Italy”, ma destinato agli inceneritori, opere assolutamente inutili e dannose per il territorio e per la salute dei cittadini.
E’ in questo quadro “oscuro” che una figura “anonima” come il signor Cerroni è potuto diventare il più potente ed influente “imprenditore” (si fa per dire) della Regione Lazio.
La Bulgari SPA è una società quotata in borsa.
Cerroni, invece, è solito “lavorare nell’ombra” (fonte: Il Sole 24 Ore).
Da Cerroni i politici vanno “a fari spenti” (fonte: Ansa).
Alcune domande sorgono spontanee.
Cosa penserà Bossi, così attento agli sprechi di “Roma ladrona”, dello sperpero di 550 milioni di euro come dono al signor Cerroni, ministro ombra della monnezza e ideatore del “modello Roma”.
Cosa penserà il Ministro Brunetta, così rigoroso con i raffreddori degli statali.
Cosa penserà il Ministro Tremonti, che sta facendo i salti mortali per far quadrare il dissestato Bilancio dello Stato.
Su Di Pietro, ultimo grande sostenitore della grande corsa all’oro degli inceneritori, stendiamo invece un velo pietoso.
La drammatica verità è che il Paese è in declino.
I dati di Contabilità Nazionale resi noti dall’Istat nello scorso febbraio mostrano, a consuntivo 2007, un significativo calo degli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto.
La bassa propensione ad innovare delle imprese italiane dei settori tradizionali si è sicuramente tradotta in un deficit di competitività, che è emerso con chiarezza all’indomani dell’affermazione di economie emergenti come al Cina e dell’introduzione dell’euro (fonte: Prometeia).
La nuova classe imprenditoriale (Marcegaglia, Cerroni & co.) non investe in nuove tecnologie e in nuovi prodotti, ma ama vivere sulle spalle del Paese che lavora, beneficiando di contributi enormi (i CIP6) che gravano sulle famiglie e sulle imprese.
E’ una nuova forma di assistenzialismo di Stato, non più diretto verso le imprese protagoniste del “Made in Italy”, ma destinato agli inceneritori, opere assolutamente inutili e dannose per il territorio e per la salute dei cittadini.
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