E' innegabile quanto la questione Alitalia abbia finito per capitalizzare l'attenzione e l'interesse di quasi tutto il paese. Ed è anche giusto che sia così.
Non solo si tratta di una celebre, anche se di certo non affermata, azienda italiana, ma è in gioco il futuro di migliaia di lavoratori. E anche il prestigio italiano all'estero in questi giorni sta scemando sempre più. Non che le argomentazioni fornite dal nostro premier negli ultimi mesi non fossero state già sufficienti a farci declassare come "paese da evitare".
Purtroppo la forte presenza mediatica del tema "Crisi Alitalia" e della crisi finanziaria che sta colpendo gli Stati Uniti (ma non solo) permette l'oscuramento di notizie che invece meriterebbero una certa rilevanza.
Chi di voi non ricorda i duri dibattiti che si sono protratti fino ad inizio anno sull'opportunità o meno di mantenere le nostre truppe in Afghanistan? I primi acciacchi del governo Prodi sono avvenuti proprio su queste tematiche (Afghanistan, base Dal Molin, scudo spaziale).
Il Parlamento attuale, invece, è composto al 100% da gruppi politici che sostengono in pieno la missione ISAF in Afghanistan e la costruzione della base Dal Molin, sebbene questo consenso unanime non corrisponda esattamente alle preferenze della popolazione.
In questo momento ci troviamo di fronte a due camere parlamentari fortemente filo-occidentali. E i temi che prima tenevano banco nelle discussioni in Camera o in Senato, ora finiscono per diventare temi consolidati, indiscutibili.
La mancanza di forze politiche anti-interventiste e non smaccatamente filo-americane inizia a farsi sentire. E ciò che è avvenuto nelle cosiddette "stanze del potere" alcuni giorni fa ha dell'incredibile.
Il governo italiano ha approvato l'invio di truppe italiane in Georgia. Costo iniziale della missione, fino al 31 dicembre: quasi 4 milioni di euro. Nulla di segreto o coperto da massima segretezza.
Parlo del Decreto Legge numero 147 approvato 3 giorni fa, il 22 settembre 2008, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 223 del giorno successivo. Ora il Parlamento è impegnato a confermare tale provvedimento (disegno legge numero 1038), ma il decreto è già di fatto operativo.
Signore e signori, il nostro governo ha approvato un ennesimo invio di truppe per una missione militare all'estero. Si è deciso un invio di soldati nel silenzio più totale dei media e dell'opposizione.
Qualcuno di voi ha ascoltato la notizia in uno dei Tg nazionali o l'ha letta in uno dei principali quotidiani?
Qualcuno di voi ha ascoltato un esponente dell'Italia dei Valori o del Partito Democratico mettere in luce questa decisione?
Nessuno ha detto nulla! Nessuno ha scritto nulla!!
Non voglio entrare nel merito della questione. Probabilmente l'invio di truppe può essere anche una scelta giustificabile, così com'è stato per la missione Unifil in Libano. Qui però cominciano a mancare le basi principali di un paese democratico: discussione, opposizione, informazione.
Il governo ora invia truppe all'estero nel silenzio generale. Siamo sicuri di poter parlare ancora di "democrazia"?
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