03/10/08

Francesco di Stefano, Europa7 si fa o non si fa?

Prima parte dell'intervista dell'1/10/2008 a Di Stefano

Gli antichi romani, in circostanze particolarmente delicate o pericolose per lo stato, nominavano un dittatore, ovvero un magistrato straordinario che era investito di pieni poteri per sei mesi. Erano previste tutte le garanzie atte ad impedire una perpetuazione del suo potere. Veniva nominato dai consoli, che non potevano nominare se stessi, e il Senato poteva in ogni momento far decadere il suo mandato.

I loro discendenti, 2000 anni dopo - noi -, sono molto meno rigidi. Il dittatore può essere eletto direttamente dal popolo, il cui consenso è assicurato da una corretta propaganda, e può durare anche 5 anni. Una volta in carica egli si sottrae alla legge, e sottrae la legge stessa alla Costituzione. Inoltre, il dittatore può eleggere se stesso, e addirittura candidarsi per il Quirinale.

Il dittatore moderno basa il suo ufficio sul consenso acquisito attraverso il controllo dei media. Una strategia pianificata minuziosamente e attuata mediante lo strumento della corruzione. Una volta acquisiti, i media devono essere gelosamente custoditi. Anche quando la Corte di Giustizia Europea stabilisce definitivamente che un canale televisivo ha pieno diritto a trasmettere sulle frequenze nazionali abusivamente occupate dalle reti piduiste.

«Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei mass media» [Licio Gelli]

«Sulla stampa italiana comincio ad avere poche speranze» [Francesco Di Stefano]

E ancora: «Non ho personalmente molta fiducia nella Commissione Europea. Infatti noi abbiamo vinto al Tribunale dell'Europa. In Europa Berlusconi è riuscito a rimettere insieme gli interessi, i sotterfugi, le pastelle che ci sono in Italia» [Francesco Di Stefano]

Una democrazia si basa sulla capacità di scelta degli elettori. Gli elettori basano le loro scelte sulle informazioni in loro possesso. Quindi la pluralità delle informazioni è cuore, polmoni e sistema nervoso della libertà stessa. Il diritto a trasmettere di Europa7 è il nostro diritto di uomini liberi. La strada per un futuro possibile passa di lì.

Il 16 dicembre 2008, un commissario nominato dal Consiglio di Stato sarà incaricato di far applicare la sentenza della Corte di Giustizia Europea.
Se permetteremo l'ennesima pastella, non sarà solo Di Stefano a non vedere riconosciuti i suoi diritti di imprenditore. Saranno gli italiani, tutti, a perdere l'occasione più limpida di vedere riconosciuti i loro diritti di cittadinanza, tra i quali spiccano i diritti civili, ovvero la libertà della persona, la libertà di parola, pensiero e fede, il diritto alla proprietà, il diritto di concludere contratti e il diritto alla giustizia.

Credo che tutta l'informazione indipendente dovrebbe agire all'unisono, fare da enorme cassa di risonanza perchè vibri alta la domanda di informazione libera. Per chiedere a gran voce il definitivo rispetto di tutte le sentenze dei tribunali italiani e internazionali. Abbiamo una possibilità. Ora è il momento di gridare basta. Tutti. Insieme. Prima che sia tardi.


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