La Commissione Parlamentare per l’Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi, istituita con legge 103 nel 1975 ed aggiornata nel 2000, viene spesso non impropriamente chiamata “Commissione di vigilanza RAI”. Nell’era della comunicazione, nella realtà più televisiva che globale, questo organo bicamerale ha una rilevanza non certo secondaria.
Se non ho perso il conto, questa mattina lo score delle convocazioni infruttuose all’elezione del suo presidente ha raggiunto quota 44. In precedenza per ben 42 volte è mancato il numero legale, solo ieri dopo mesi infruttuosi c’è stata la prima espressione di voto da parte dei suoi componenti, in totale venti senatori e venti deputati (ieri non tutti presenti). La travagliata vicenda è ben nota alle cronache, su di essa si sono ripetutamente espressi i media ed i politici a tutti i livelli, fino al Presidente della Repubblica. Con un consiglio di amministrazione scaduto da mesi e con una commissione di vigilanza ferma ai preliminari, la TV pubblica langue in un limbo, cristallizzata dalle contrapposizioni.
La consuetudine vuole che a designare il presidente della commissione sia l’opposizione, trattandosi di un organo di garanzia a tutela della libertà di informazione. Il centro-sinistra non ha avuto dubbi sul nome fino ad ora: Leoluca Orlando, attuale portavoce della IdV. La maggioranza ha da subito posto il veto, ritenendolo un candidato che non offre sufficienti garanzie di equidistanza, fino a ieri ha boicottato le sedute facendo mancare il numero legale. Vuoi per le pressioni politiche e non, vuoi per l’interesse strategico dell’organo di controllo della RAI, il premier ieri ha detto chiaro e tondo che o si cambia il nome del designato oppure procederanno da soli alla scelta. In conseguenza al nuovo indirizzo politico di Berlusconi, ieri i parlamentari del centro-destra si sono finalmente presentati alla convocazione ed è arrivata la prima votazione valida. Non conclusiva, in quanto non si è raggiunta una maggioranza qualificata dei tre quinti dei componenti. Questa mattina il secondo tentativo, stesso risultato. Lo scrutinio dei voti in entrambi i casi permette di attribuire il voto di scheda bianca da parte dei rappresentati la maggioranza e voto per Leoluca Orlando dall’opposizione. Tecnicamente, dopo le prime due votazioni infruttuose, dalla terza è possibile comunque eleggere il tanto agognato presidente con maggioranza assoluta, certamente gli esponenti di area governativa hanno i numeri per farlo dalla prossima, fissata per oggi pomeriggio alle 14:30.
Pur se non conclusive le due recenti sedute hanno dato spunto di riflessione sui risultati: numericamente, non tutti i (teoricamente) sostenitori di Orlando lo hanno votato, a conti fatti qualcuno manca all’appello. Crescono i segnali di disagio nel PD, fino a ieri (ufficialmente) si continuava ad insistere su Leoluca Orlando ma la logica dei numeri sta suggerendo un cambio di rotta. Poco fa una dichiarazione congiunta di Veltroni e Casini che auspicano flessibilità da parte della IdV, proponendo non più un solo nome ma una rosa di candidati. Hanno ottenuto in cambio un secco “no”.
In gioco non c’è solo la commissione, sullo sfondo le incombenti elezioni regionali in Abruzzo che vedono schierato un candidato espresso dall’alleanza PD-IdV. Così da un lato non si può prescindere dal volere dipietrista, dall’altro si rischia di vedere eletto dai soli voti del centro-destra il presidente della commissione di garanzia sulla RAI. Da notizie di agenzia circola il nome del senatore Nicola Latorre del PD, stretto collaboratore di Massimo D’Alema, quale possibile candidato cooptato dalla maggioranza.
Sembra insomma che un sonoro schiaffo a suon di maggioranza numerica stia per abbattersi sulla impasse che per mesi ha bloccato su un’unica possibile soluzione la costituzione di un importante organo di garanzia. Poco tempo fa un tentativo di apertura di Veltroni, che proponeva quasi uno scambio di favori tra maggioranza ed opposizione: voi votate Orlando e noi votiamo un vostro candidato alla Corte Costituzionale. Scontata la risposta del centro-destra, con l’indicazione di un candidato particolarmente sgradito al centro-sinistra, come chiunque dotato di un minimo di realismo poteva immaginare. Un goffo e quasi comico (sorry Walter) tentativo di sbloccare la situazione, la cura peggiore della malattia.
Ben altre conseguenze avrà poi l’elezione di un presidente appartenente all’opposizione come schieramento (ma molto probabilmente eletto dalla maggioranza): si passerà poi il consiglio di amministrazione della RAI, decaduto da mesi e che svolge attualmente solo l’ordinaria amministrazione. Indovinate un po’ chi potrebbe essere designato quale consigliere: Marco Travaglio (leggi l’articolo relativo su il tempo.it).
di Sergio Fornasini
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