13/11/08

G8 di Genova scuola Diaz. Se la giustizia ha ancora un senso...


Nel video un frammento - riportato da Repubblica - del film-inchiesta curato da Beppe Cremagnani, Enrico Deaglio
e Mario Portanova sul G8 di Genova


Tra poche, pochissime ore, assisteremo alla sentenza sui terribili fatti di oltre 7 anni fa, conosciuti in tutto il mondo come "la macelleria messicana della scuola Diaz".
Una storia nata male e finita peggio.

Lo scempio e la distruzione sistematica della dignità umana era legge in quei giorni. Lo stato di diritto, le leggi costituzionali, persino i diritti inviolabili dell'uomo e del cittadino quel giorno divennero carta straccia.
Ma ciò che vedemmo per le strade di Genova con i nostri occhi allibiti era solo l'antipasto.

Le torture che vennero consumate nella caserma-prigione-cilena di Bolzaneto sono fatti noti e stranoti. Ai quali si è preferito non dare nemmeno un finale dignitoso, graziando o riducendo enormemente le pene per tutti quei torturatori che grazie anche a leggine particolari quali "indulto-fine-a-sé-stesso" non faranno nemmeno un anno di carcere.

Ma la vera storia del pessimo inizio e dal terribile finale è proprio quello della carneficina alla scuola Diaz. Tutto nasce dalla aggressione completamente inventata di presunti "giovani vestiti di nero" ai danni di una pattuglia presente a Via Cesare Battisti.
Questo sarà l'alibi di quel massacro: l'ingresso furibondo nella scuola, la corsa verso la stanza dormitorio e lì la mattanza di 93 ragazzi, che avevano l'unica colpa di essere scesi in piazza per chiedere un mondo diverso. Un mondo migliore.
Nel nostro paese questo basta per essere massacrati.

Ma non finisce qui. Perché i cospiratori che hanno ordito questo tremendo e violentissimo pestaggio devono inventare prove a proprio favore. E quindi inventano la coltellata alla divisa del poliziotto che si rivelerà quasi immediatamente essere un pessimo falso.
Quindi la presenza di molotov nella stanza, che avrebbero giustificato l'aggressione delle forze di polizia. E' tutta lì la causa. E saranno quelle stesse molotov a distruggere l'impianto difensivo dei legali delle forze dell'ordine.

Testimonianze, ricostruzioni, interrogatori porteranno a far affiorare la peggiore delle verità: la creazione di prove fittizie. Un massacro giustificato dalla menzogna ai più alti livelli.
Sono 29 gli imputati per quei fatti. Un altro, l'allora capo della polizia Gianni De Gennaro, nominato nel 2007 capo di gabinetto del Ministero degli Interni e poi Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, entrambe le volte dal governo Prodi, è sotto processo per gli stessi fatti in una causa separata nata il 16 giugno di questo anno e che forse non vedrà mai la fine.

Nel frattempo non possiamo far altro che aspettare la sentenza e vedere quanti dei 109 anni e 9 mesi di pena totale chiesti dall'accusa verranno confermati.
Ma non basterà in ogni caso. Perché ciò che fa ancora più rabbia è pensare ai tanti altri colpevoli liberi di scorrazzare in giro per l'Italia, ai responsabili nelle alte sfere che non solo non hanno pagato e non pagheranno per quanto è accaduto, ma che magari sono stati anche promossi dai loro incarichi!
Squallidi personaggi che hanno decretato che in quei giorni la democrazia non abitava nel nostro paese.
E ora alcuni di loro aspettano una sentenza persino per nulla scontata.

Indignazione, disgusto, rabbia... non si può provare altro.
Ancora non voglio lasciare spazio all'odio però...

Spero con tutto il cuore che questa sentenza dia un segnale forte. La verità e la democrazia, se ancora significano qualcosa in questo paese, se lo meritano.

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