Carissimi, questa settimana siamo lieti di presentarvi la nuova Guida al Consumo Critico edita dalla EMI.
Siamo alla quinta edizione di quella che si puo' definire la Treccani del Consumo Critico, qui si trova tutto, ma proprio tutto, su tutti i prodotti alimentari, per l’igiene personale e per la pulizia della casa.
Questa edizione in particolare e' arricchita da una serie di altri consigli, adattandosi alle esigenze di oggi, dove non e' piu' solo importante analizzare di un impresa i comportamenti relativi ai diritti dei lavorati, agli squilibri Nord-Sud, alla corsa agli armamenti. Ora e' necessario porre attenzione anche ad altre emergenze come la crisi delle risorse, l’eccesso dei rifiuti, l’esproprio dei beni.
Ecco quindi una Guida allargata con un’ampia parte iniziale molto ben documentata che analizza i vari modi di consumare di cui vi anticipiamo alcuni brani.
Buona lettura e, soprattutto, buoni consumi!
Consuma sobrio
Viviamo in un sistema che osanna la ricchezza come scopo di vita. A livello industriale le parole d’ordine sono carriera, eleganza, lusso. A livello di sistema l’imperativo e' crescere, cresce, crescere. Non importa se la nostra ricchezza annua procapite supera i 24mila euro, se abbiamo un’automobile ogni due persone, se perfino i bambini hanno un cellulare, se soffriamo di tutti i mali tipici dell’eccesso di consumi.
Contro ogni logica continuiamo a voler produrre di piu' e consumare di piu'. E’ la follia spacciata per virtu'.
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La base biologica del pianeta, su cui poggia la nostra esistenza, si sta assottigliando di giorno in giorno. Oltre che dell’acqua potremmo parlare del pesce. Da una ricerca pubblicata su Nature nel maggio 2003, risulta che negli oceani e' rimasto solo il 10% dei grandi pesci esistenti nel 1950. Sono stati decimati perfino i merluzzi, un tempo cosi' numerosi da rallentare le navi che transitavano nell’Atlantico del Nord.
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Consuma libero da scorie
La chiamano societa' dei consumi, ma forse sarebbe piu' appropriato chiamarla societa' dei rifiuti, destino inevitabile di tutto cio' che consumiamo.
I rifiuti che conosciamo meglio sono quelli urbani, per intendersi cio' che va a finire nella nostra pattumiera di casa. Ma si tratta solo della punta dell’iceberg. Con troppa facilita' dimentichiamo i rifiuti gassosi, anidride carbonica, anidride solforosa e quant’altro fuoriesce dai tubi di scappamento delle nostre auto e dai camini delle nostre caldaie. Cosi' come dimentichiamo i rifiuti solidi, liquidi e gassosi emessi lungo la filiera produttiva di tutto cio' che compriamo.
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Consuma corto e naturale
Il Millennium Ecosystem Assessment – il rapporto di valutazione dell’ecosistema voluto nel 2000 dal segretario dell’ONU Kofi Annan e diffuso dopo quattro anni di lavoro di 1360 esperti della FAO e del WWF nel marzo 2005 – dimostra che fra le cause principali di inquinamento e distruzione di ecosistemi e biodiversita' c’e' la produzione di cibo. Uno dei fattori d’inquinamento e' il trasporto dei prodotti alimentari da un capo all’altro del mondo e proprio per attirare l’attenzione sull’inquinamento e lo spreco d’energia che si cela dietro ai chilometri percorsi dal nostro cibo, nel 1992 il ricercatore inglese Tim Lang ha coniato l’espressione “food miles”.
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Consuma equo
Oltre agli aspetti ambientali e' bene prestare attenzione anche a quelli sociali, specie se si tratta di prodotti che vengono dal Sud del mondo. Questi, infatti, non di rado sono ottenuti nella totale violazione dei diritti dei lavoratori, o in cambio di salari che mantengono i contadini sotto la soglia della poverta' assoluta.
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Ugo Morales, dirigente sindacale del Guatemala, tira le conclusioni: “Per voi consumatori del Nord, le banane sono tutte uguali. Ma per noi lavoratori del Sud sono diverse a seconda delle condizioni di lavoro. Dunque, ogni volta che mangiate una banana o che bevete un caffe' chiedetevi in quali condizioni e' stato ottenuto in modo da fare del vostro consumo un momento di liberazione sindacale per noi.”
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Partito in sordina, quasi come un gesto di buon cuore, ben presto il commercio equo e solidale ha mostrato una grande carica rivoluzionaria perché afferma principi diametralmente opposti a quelli del sistema economico dominante.
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Nel caso del caffe', l’impegno di Fairtrade, struttura del commercio equo, e' di pagare ai produttori un prezzo che non scende mai al di sotto di 1.01 dollari Usa/lb, ma che segue le fluttuazioni del prezzo internazionale in caso di rialzo. Apparentemente quando il prezzo internazionale e' sopra 1.01 dollari USA, la condizione dei produttori del commercio equo sembra uguale a quella del circuito internazionale. In realta' i primi percepiscono sempre piu' dei secondi perché intascano tutto il prezzo che nell’altro caso e' corroso dalle intermediazioni interne, a volte formate anche da due o tre passaggi.
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Consuma senza crudelta'
Ogni volta che compriamo carne o derivati animali, corriamo il rischio di renderci complici di crudelta'. Il metodo piu' sicuro per evitare di farlo e' di effettuare i nostri acquisti presso un piccolo allevatore di fiducia e tramite un gruppo d’acquisto solidale.
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I prodotti provenienti da allevamenti biologici devono recare in etichetta le stesse indicazioni dei prodotti da agricoltura biologica.
Nel caso delle uova la provenienza e' riconoscibile da un codice stampato su ognuna di esse. Se il numero iniziale e' lo 0 indica che proviene da allevamento biologico. L’1 indica allevamento all’aperto, il 2 allevamento a terra, il 3 l’allevamento in gabbia (o batteria).
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Consuma democratico
Se e' fondamentale porre attenzione alla storia sociale ed ambientale dei prodotti, e' altrettanto importane concentrarsi sul comportamento di chi ce li offre. Talvolta, infatti, puo' esserci niente da ridire sul prodotto come tale, ma molto da obiettare sull’impresa produttrice.
Prendiamo per esempio, la passata di pomodoro a marchio Bertolli. In origine era espressione di una piccola azienda toscana, ma oggi questo marchio fa parte dell’impero Unilever ovvero la seconda multinazionale piu' grande del mondo del settore alimentare. Unilever possiede piantagioni di te' in Africa e India, e' uno dei piu' grandi acquirenti di olio di palma e di cacao. Tutti settori estremamente critici caratterizzati da salari al limite della sopravvivenza, da problemi ambientali di ogni tipo e perfino dalla presenza di lavoro minorile talvolta in schiavitu'. Unilever e' anche un fornitore importante di prodotti alimentari all’esercito statunitense mentre in vari paesi del mondo e' denunciata per atteggiamento antisindacale. Le critiche alle multinazionali potrebbero continuare e non si limitano solo a materie correlate con la produzione, ma sfondano anche nel politico e nel sociale. Ne citiamo tre: l’invasione della politica, l’elusione fiscale e la segretezza, tre tendenze comuni a molte imprese.
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Consuma sovrano
L’esperienza dimostra che dove i consumatori si fanno sentire, le imprese disposte a cambiare, non perché si convertono alla causa dell’ambiente o della giustizia, ma perché non vogliono perdere quote di mercato. Dunque ogni vola che andiamo a fare la spesa ricordiamoci che siamo potenti e che le imprese sono in una posizione di profonda dipendenza dal nostro comportamento di consumatori. Noi, infatti, con i nostri acquisti, abbiamo la possibilita' di far salire o scendere i loro profitti.
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