Ricapitolando: Luigi De Magistris, da pm presso la procura di Catanzaro, indaga per far luce sul destino di milioni di euro di fondi europei elargiti per ralizzare opere pubbliche in Calabria, in realtà spariti nel nulla. L’inchiesta prende il nome di Why not. Il magistrato si serve delle intercettazioni telefoniche, strumento che gli permette di ricorstruire la ragnatela di contatti formata da uomini pubblici, che sembra intaschino i soldi europei per interessi privati.
Perno degli interessi e dei contatti risulta essere Antonio Saladino, presidente della Compagnia delle opere in Calabria. In contatto con imprenditori, religiosi, militari, magistrati, onorevoli e il ministro Clemente Mastella, informato da qualcuno (dal procuratore di Catanzaro Enzo Iannelli?) che Luigi De Magistris lo ha intercettato nelle discussioni sul destino di quei milioni.
Mastella prende la palla al balzo. Precede Luigi De Magistris emettendo nei suoi confronti un provvedimento disciplinare. Quest’ultimo, trovandosi in conflitto col Guardasigilli, il suo più importante superiore, diventa per regolamento incompatibile. Viene perciò trasferito da Catanzaro al tribunale del riesame di Napoli, e l’inchiesta Why not gli viene tolta dalle mani.
Una volta trasferito, Luigi De Magistris mette insieme i tasselli della montatura a discredito nei suoi confronti. Coinvolge tutti: dal suo ex superiore Clemente Mastella fino ai colleghi magistrati della procura di Catanzaro, compreso il procuratore generale Iannelli. Deposita la sua denuncia alla procura di Salermo (Campania), da cui parte l’inchiesta che prevede la perquisizione della procura di Catanzaro (Calabria), di alcuni magistrati che ci lavorano, oltre che del procuratore Iannelli.
Il giorno successivo, dalla procura di Catanzaro, parte una controdenuncia nei confronti di quella di Salermo per abuso d’ufficio e altri reati. Ma non lo può fare proprio perché indagata da Salerno.
In questo quadro giornali e televisioni, anziché spiegare la situazione, dipingono un inesistente scontro fra procure, seminando confusione. Giorgio Napolitano ne approfitta. Da capo dello Stato qual è, chiede gli atti al procuratore di Salermo, in tutto 1.700 pagine e convoca il Csm che egli stesso presiede, l’organo di autogoverno della magistratura che, a sorpresa, anziché annullare la controdenuncia di Catanzaro per permettere a quella di Salermo di terminare le indagini in corso, decide di trasferire i procuratori delle 2 città, Enzo Iannelli da Catanzaro e Luigi Apicella da Salerno. In questo modo Salerno non potrà più indagare su Catanzaro, capoluogo della Calabria, sede del consiglio regionale presieduto dal diessino Agazio Loiero, sotto inchiesta con 33 suoi consiglieri a maggioranza di centrosinistra. Stessa area politica di provenienza, guardacaso, di Giorgio Napolitano. Il peggior presidente della Repubblica che l’italia possa ricordare. Oltre al dolo alfano di cui gode, con l’inedita richiesta degli atti ad un procuratore, ha battutto anche Giovanni Leone, che in tempi in cui le istituzioni avevano ancora un minimo di etica fu messo in condizioni di dimettersi.
Dopo questa vergognosa vicenda in cui si è rivelato complice della confusione e delle bugie Giorgio Napolitano dovrebbe dimettersi. Lo slogan sui giornali? “Napolitano: da Mani pulite a mani legate”. Inutile dire che al posto di questo vecchio bacucco ci vorrebbe un presidente di Repubblica dell’età massima di un suo figlio, con le palle, libero dai timori di offendere gli sporchi giochi della massoneria.
Quanto ai giornali, anche domenica hanno pressoché tutti messo in prima pagina il trasferimento dei 2 procuratori. Soltanto chi ha avuto voglia e tempo di sfogliare e di leggere gli articoli interni, avrà potuto scoprire come stanno i fatti sui quali indagava Luigi De Magistris.
Il pezzo che segue è apparso su Repubblica a pagina 4. Svela di nuovo i contatti e la ragnatela di rapporti fra politici ed imprenditori, tutti accomunati da favori personali per spartirsi i soldi. Altro che scontro fra procure. Ce n’è abbastanza per contraddire sui 2 piedi la diabolica idiozia dello scontro.
Titolo: POLITICI E FUNZIONARI, LA RAGNATELA DI SALADINO
Sommario: Nell´archivio dell´imprenditore indagato i contatti con uomini di Forza Italia e Viminale.
Ministri, onorevoli, magistrati, militari, religiosi, imprenditori, sono tutti “schedati” nell´archivio segreto del principale indagato dell´inchiesta “Why Not” (che era stata avviata da Luigi De Magistris), Antonino Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere in Calabria, che è stato all´origine del terremoto giudiziari, definito dal Presidente della Repubblica, “senza precedenti” nella storia italiana. Ed in quell´archivio segreto sequestrato dalle procure di Catanzaro e di Salerno e che “Repubblica” anticipa, ci sono anche centinaia di lettere per gestire affari di milioni di euro, inviate o ricevute da Saladino dall´ex sottosegretario alle attività produttive, Giuseppe Galati (prima Udc poi Forza Italia ed anche lui indagato in Why Not ndr). Ma non solo quelle. Antonino Saladino è in contatto con centinaia di personaggi che contano, non solo nella politica, ma anche in vari ministeri e palazzi di giustizia dove, in cambio di posti di lavori per figli, parenti, amici e conoscenti, riceve protezione ed assicurazioni. Ed in quelle lettere c´è scritto anche come fare per ottenere i milioni di euro dei fondi europei e nazionali.
La Spartizione dei fondi europei
Loro, Saladino e company, li chiamavano “fettoni” e, pensando che quelle lettere sarebbero state distrutte o gelosamente custodite, si prendevano anche gioco dello Stato e della gente. Eccone una: «Carissimi - scrive un gestore di enti di formazioni e di società di consulenze ad Antonio Saladino - come ho già anticipato qui c´è un bel fettone che sono sicuro riusciremo a gestire nel modo più etico che lo Stato e la nostra gente ci chiede!».
La guerra per gli appalti e le cordate politiche
Scrive un gestore di una società di consulenza legata a Saladino. «Ho scoperto chi sta remando contro il Cesic e ci stanno mettendo tutte le forze. La Cineca (la società concorrente del Cesic ndr) potrebbe partire grazie a Gianni Alemanno… «. Ed ancora:» A capo della Cineca è l´ing, Minario Verratti, amico di famiglia dell´ex ministro Tremonti (la moglie si è candidata alle Europee per FI sotto il patrocinio dell´ex ministro) e Luigi Salvador grande amico di Verratti, vicepresidente dell´Agip… ».
Le raccomandazioni all´onorevole Galati
« Caro Pino - scrive Saladino al sottosegretario Galati - sarebbe opportuno nominare il dott. Sabatino Savaglio (commercialista), già perito del Tribunale di Lamezia Terme. Cordiali Saluti, dott. Antonino Saladino». E tra i raccomandati di Saladino anche un dirigente della Polizia di Stato. Saladino scrive a Vincenzo Corrias, allora capo della segreteria del ministero degli Interni Giuseppe Pisanu: «Carissimo Vincenzo, il mio amico Luigi Sbarra, segretario regionale Cisl - persona di mia fiducia - scrive Saladino - mi segnala che il dr. Militello Castrenze, vicequestore aggiunto presso la Questura di Reggio Calabria, attualmente dirigente il Commissariato di Palmi.. ha chiesto la promozione a 1° Dirigente di PS. La valutazione avverrà la prossima settimana, ti sarei grato se potessi seguire da vicino questa pratica.. ».
L´ex 007 chiede un favore al funzionario di Mastella
Matteo Stellato, anche lui indagato nell´inchiesta “Why Not” scrive all´ex magistrato Alfonso Papa, allora vicecapo di gabinetto del Ministero della Giustizia ed attuale deputato del Pdl, per ottenere un appalto ministeriale.
«Gentilissimo Dr Alfonso Papa in allegato Le trasmetto alcune brochure e cd rom della Meting Service, azienda padovana di primario standing a livello nazionale, operante nel settore della stenotipia elettronica…. Trattasi quindi azienda ben referenziata presso Tribunali, procure, Csm, reparti investigativi dello Stato: meritevole, a mio personale parere, di attenzione per l´atteso sviluppo di procedure informatiche del Ministero della Giustizia. Con profonda deferenza, stima ed affetto, Massimo Stellato».
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