13/12/08

Trattato di Kyoto: Ambiente al ribasso

Nella giornata di ieri, mentre il Tevere ha messo a durissima prova la sicurezza dei romani più di quanto avessero mai fatto le orde barbariche di immigrati ladri e stupratori che albergano notte e giorno nella mente del sindaco Alemanno,
mentre un milione e mezzo di persone scendevano in piazza in tutte le città di Italia per affermare il proprio NO alle ricette del governo per uscire dalla crisi economica che sta distruggendo il paese (e non da pochi mesi, bensì da anni) nel poco interesse dei mezzi di informazione (anche da parte di quei quotidiani che spesso si usa etichettare come "di sinistra", come oggi ci fa notare l'attentissimo Russo),
mentre, come ogni settimana che si rispetti, hanno avuto spazio le solite boutades del nostro premier (dal "Non parlava di me" in risposta alle accuse di Napolitano di voler cambiare la Costituzione con leggerezza al "Il voto a Di Pietro è un abiezione morale" dopo aver specificato che chi lo vota lo fa perché "ha un brutto carattere");
mentre accadeva tutto questo, si è giunti ad un passo conclusivo su un tema molto importante: la ratifica del trattato 20-20-20 dell'Unione Europea.

L'entusiasmo per l'approvazione di un importante documento come questo è stato stroncato dalla rincorsa al ribasso sui vincoli d'inquinamento, ribassi ritenuti necessari per consentire un'approvazione unanime anche dai paesi campioni di inquinamento come l'Italia e tutti quei paesi dell'ex blocco sovietico.
Il piano era chiaro: riduzione del 20% delle emissioni inquinanti, 20% dell'energia prodotta da fonti rinnovabili e incremento del risparmio energetico pari al 20%. Ma, punto più importante, tutte le imprese che sono costrette ad inquinare avrebbero dovuto pagare una sorta di multa sempre crescente e in proporzione all'inquinamento prodotto, che sarebbe andata a finanziare le politiche per il raggiungimento del piano 20-20-20.
Questo finché l'Italia non è riuscita ad imporre numerose ecccezioni: tutte le imprese nazionali che producono carta, vetro, ceramica potranno inquinare fino al 2020 in maniera sconsiderata, senza contribuire economicamente al raggiungimento degli obiettivi.
Tutte le altre pagheranno con modalità ridotte e spalmate sempre più nel tempo.

Certo c'è da esultare, visto che il nostro paese era pronto al veto o al boicottaggio dell'intero piano, che riteneva una vera e propria distruzione dell'economia nazionale. Il settore eolico in Italia provvede già a fornire posti di lavoro per oltre 65 mila unità. In altri paesi (Spagna, Germania, paesi scandinavi etc.) la crescita vertiginosa delle energie rinnovabili e del risparmio energetico stanno creando nuove e numerosissime opportunità di lavoro, opportunità di lavoro per di più finalizzate a scopi ambientali virtuosi.
Il nostro governo percepisce invece il risparmio energetico e le energie alternative come un ostacolo alla crescita. Meglio l'obsoleto nucleare e lo spregiudicato perseguimento dell'inquinamento senza regole.

Nei nostri quotidiani, da Repubblica al Corriere, passando per la Stampa e tanti altri ancora, si parla di grandioso successo, si riportano tutte le dichiarazioni entusiastiche dei vari capi di stato e di governo.
Bisogna finire sul sito internet di "El Pais" per leggere le prime forti accuse al piano da parte delle varie associazioni ambientalistiche. Associazioni che hanno premiato l'Italia conn il "Fossile del giorno", premio dedicato alla "vergogna" italiana sui temi ambientali.

La degna conclusione e l'ennesimo rilancio dell'immagine dell'Italia all'estero.

Fonte articolo

Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.
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