13/02/09

CIP6: Una vergogna all’italiana

Già da diversi anni i cittadini italiani pagano, nella maggior parte dei casi inconsapevolmente, una tassa “verde” sulla loro bolletta dell’elettricità per finanziare lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Il problema è che questi soldi, sempre ed ovviamente ad insaputa della maggioranza degli italiani, non sono stati utilizzati per le energie pulite, ma per finanziare tramite gli incentivi “Cip6″ e con quella che si potrebbe definire una legge-truffa, le cosiddette “fonti assimilate”, ossia fonti di energia che sono tutto tranne che rinnovabili.
Tra queste troviamo il cosiddetto “carbone pulito”, ma soprattutto l’incenerimento dei rifiuti.
Nonostante quindi per anni ogni italiano abbia pagato (attraverso le proprie bollette) una tassa destinata allo sviluppo delle energie pulite, i vari governi succedutisi hanno utilizzato questi soldi per sviluppare svariati inceneritori - tramutatosi magicamente in “termovalorizzatori” - e di conseguenza per “incentivare” i relativi effetti nocivi sulla salute ed sull’economia del nostro Paese.

Sono infatti ormai noti gli effetti provocati dalle nanopolveri emesse da questi “valorizzatori”, composte da particelle formate da aggregati atomici o molecolari con un diametro compreso tra i 2 e i 200 nanometri (un nanometro è un milionesimo di millimetro), e quindi talmente piccole da non poter essere trattenute dai sistemi di filtraggio delle emissioni al camino.
Tra le nanoparticelle espulse dagli inceneritori (e diffusesi successivamente sia nei fumi che nelle acque di scarico) ci sono le famigerate diossine, notoriamente cancerogene e tossiche per l’organismo umano. Le diossine sono poco volatili per via del loro elevato peso molecolare e sono solubili nei grassi, dove tendono ad accumularsi.
È per questo motivo che finiscono facilmente nella catena alimentare e nell’organismo sia umano che di animali domestici, d’allevamento o selvatici.
E il problema è che anche un’esposizione a livelli minimi ma prolungata nel tempo può recare gravi danni, appunto, alla salute.
I danni all’economia, invece, sono dovuti al fatto che l’Italia, anche grazie alla trovata dei Cip6, ha sprecato così tanto denaro pubblico e così tanto tempo da trovarsi ora in un ritardo tanto grande quanto vergognoso rispetto ad altri Paesi nella sperimentazione e nell’utilizzo delle fonti rinnovabili.
La situazione è paradossale e diventa incredibile se si considerano le potenzialità idrogeologiche ed ambientali della nostra penisola. I nostri governanti, per di più, continuano a non voler considerare le enormi opportunità offerte dal riciclaggio/compostaggio dei rifiuti o, come succede soprattutto in Germania, dalla produzione delle cosiddette “materie prime secondarie” (di cui tra l’altro l’Italia è, comicamente, uno dei principali acquirenti).
Finanziare coi soldi dei cittadini la costruzione di inceneritori invece che lo sviluppo delle rinnovabili per favorire gli interessi di pochi gruppi di costruttori (fra i quali in Italia spicca la famiglia Marcegaglia) non è solo contro la morale ed il buonsenso, ma anche contro le norme europee ed il diritto comunitario.
Anche l’Unione Europea sa ovviamente da tempo di queste (tipicamente italiote) “interpretazioni” delle leggi, tanto che già nel 2003 ha avviato una pratica di infrazione nei confronti dell’Italia, mentre nel 2006 ha considerato la prassi italiana come una “cattiva interpretazione delle direttive comunitarie”, chiedendo all’Italia di destinare questi fondi alle fonti rinnovabili “effettive” e non a quelle “assimilate”.
Cattiva interpretazione… Come se l’Europa non conoscesse la risma dei governi italiani, sia di centro-destra che di centro-sinistra.
Evidentemente ciò non è stato sufficiente a dare un freno alla progettazione e costruzione di nuovi impianti di incenerimento su tutto il territorio nazionale.
Anzi! Traggo dalla lettera di denuncia redatta dal giornalista Matteo Incerti (con Sonia Alfano, Marco Boschini, i Grilli reggiani e tutto il gruppo di facebook “STOP CIP6 pro inceneritori: ferma il furto delle tue bollette della luce”):

“La Camera del Parlamento della Repubblica Italiana, in data 16 dicembre 2008 ha approvato il decreto legge n. 172 del 6 novembre 2008 relativo l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale. Tale decreto è stato definitivamente convertito in legge per mano del Senato della Repubblica con atto n. 1280 del 22 dicembre 2008, mentre la legge è la n. 210 del 30 dicembre 2008 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 2 del 3 gennaio 2009.
Tale provvedimento contiene interventi validi per altre regioni d’Italia e non solo per la Campania, in spregio alle normative europee 2001/77 relative alle incentivazioni delle fonti di energia rinnovabili, alle norme del Trattato relative al divieto di aiuti di Stato, nonché al rispetto della gerarchia di intervento della Direttiva rifiuti recentemente approvata dal Parlamento Europeo.
Nel dl 172 all’articolo 9 (incentivi per la realizzazione degli inceneritori) vengono confermati gli incentivi cosiddetti “Cip6″ all’incenerimento della parte non biodegradabile dei rifiuti e alle cosiddette fonti assimilate. […] Questi incentivi che alterano il mercato, è stato calcolato, comporteranno una ulteriore spesa sulle bollette dei cittadini pari a 2 miliardi di euro che anziché alle fonti realmente rinnovabili andranno all’incenerimento di rifiuti anche per la parte non rinnovabile sottoforma di Cip6 e cosiddetti Certificati verdi. Di questi contributi circa 1.6 miliardi di euro verranno inviati per i costruendi inceneritori nella Regione Sicilia, dove si progetta di bruciare il 65% dei rifiuti solidi urbani prodotti”
.
Esattamente il contrario di ciò che indica la legge italiana ed assolutamente fuori dai parametri di quella europea.
Insomma, se può far sorridere il fatto che con una così accanita Lega Nord al governo vengano destinati tutti questi soldi pubblici a degli inceneritori siciliani, non stupisce il fatto che nonostante ci siano già 50 impianti attivi in Italia se ne vogliano costruire altrettanti, quando la lobby del settore è Anida-Confindustria e la presidente di quest’ultima è una componente di una famiglia avente come già detto enormi interessi in questo affare.
Ma sarebbe tempo che gli affari privati venissero portati avanti con soldi privati, non più pubblici. È molto facile fare gli affaristi (o i capitalisti) quando si usano i soldi degli altri. È troppo facile voler privatizzare sfruttando però finanziamenti statali.
È disgustoso vedere come si sperperano soldi pubblici, togliendoli ad ospedali o università, per finanziare inceneritori (piuttosto che per salvare banche ed istituti di credito privati). Ed è per questo che, almeno quando ne va così profondamente della nostra salute, vale la pena mobilitarsi.
L’Associazione “Diritto al futuro”, per esempio, ha recentemente chiamato in giudizio l’Enel ed avviato un’iniziativa mirata al recupero dei miliardi “rubati” col sovrapprezzo del 7% sulle nostre bollette. Già dallo scorso 31 gennaio, infatti, sono stati organizzati nelle principali piazze italiane tavoli dell’Associazione stessa con volontari e legali per la sottoscrizione della denuncia da inviare all’autorità giudiziaria.
È proprio ciò che si richiede con la mail da inviare al suddetto indirizzo: aprire una procedura d’infrazione verso l’Italia e come cittadini italiani chiedere di rivalersi, nel caso di una sanzione economica da parte della Commissione Europea, verso i parlamentari che hanno votato tali provvedimenti.
Il presidente di “Diritto al futuro”, Rossano Ercolini, ha dichiarato: “Finalmente con questa vertenza si offre uno strumento concreto affinché ogni cittadino utente possa non solo portare alla luce una colossale truffa che ha dirottato nelle tasche dei petrolieri e dei gestori degli inceneritori miliardi di euro pagati con la bolletta elettrica, sottraendoli alle energie rinnovabili, ma anche a chiedere la restituzione del maltolto. L’unico impegno per il cittadino sarà quello di firmare di fronte ad un avvocato dell’Associazione versando la quota di dieci euro a copertura delle spese legali. Sarà poi il nostro collegio di avvocati a seguire la vertenza. Nessun rischio per un atto di grande civiltà.
Tale iniziativa è supportata anche dal Professor Paul Connett, fra i massimi esperti mondiali di gestione rifiuti e rappresentante della Global Alliance Incinerator Alternative, il quale - dopo aver ricordato che l’UE ha già avviato una pratica di infrazione nei confronti dell’Italia per l’uso illegittimo di questi fondi - ha evidenziato come “si salva molta più energia (da 2 a 5 volte) riusando, riciclando e compostando [i rifiuti]” e come senza il regalo dei sussidi, gli inceneritori non sarebbero in grado di coprire gli altissimi costi di trattamento-smaltimento, e per questo motivo rappresentano un ostacolo inaccettabile a riciclaggio e compostaggio, via principale per attuare una gestione dei rifiuti pulita ed in grado di promuovere imprese e posti di lavoro”.
Altro che centrali nucleari per risparmiare sulle bollette! Ciò di cui abbiamo bisogno sono efficienza energetica degli edifici e fine di tutte queste sovvenzioni assurde.
Solo la mobilitazione dei cittadini può ormai dare dei risultati. Solo l’aperta denuncia degli italiani che non si sono fatti convincere dalle frottole di politici, mass-media ed “esperti” al soldo di compagnie elettriche e/o costruttrici di inceneritori può dare modo di appellarsi ai regolamenti comunitari (che almeno in questo caso potremmo iniziare a rispettare).
Solo chi ha mangiato la foglia, rendendosi conto di quanto le “emergenze rifiuti” (quella in Campania su tutte) siano scomparse da un giorno all’altro (dando sempre più l’impressione di essere state studiate a tavolino, magari proprio per far accettare la bufala degli inceneritori all’opinione pubblica), può appellarsi a chi di dovere per denunciare questa ennesima e colossale presa in giro.
Presa in giro che inizia già dal nome assegnato a queste strutture, “termovalorizzatori”, un termine che non viene mai usato nelle normative di riferimento, sia italiana che europea, dato che l’unico modo per valorizzare i rifiuti non è bruciandoli (producendone così di ancora più nocivi), ma come già accennato riciclandoli, riutilizzandoli e, soprattutto, non producendoli.
Riciclare i rifiuti vuole dire valorizzare ciò che è una grande risorsa (di energia e di materie prime secondarie, per esempio).
Riutilizzare è evitare di buttare ciò che ancora funziona o ciò che è ritenuto “vecchio” perché improvvisamente non più “di moda”, magari donandolo, se proprio non lo si vuole più.
Non produrre rifiuti, invece, significa soprattutto esercitare l’unico vero potere che ci è rimasto, quello di “consumatori”, evitando di comprare “merce-spazzatura”, o ciò che non può essere facilmente separato nelle sue componenti in modo da potere essere facilmente riparato e/o riciclato, o semplicemente lasciando sugli scaffali dei supermercati quei molti, troppi prodotti che, senza alcun valido motivo, hanno un’eccessiva quantità di carta, plastica, alluminio ed altri materiali utilizzati per il loro imballaggio.
Sta soprattutto a noi. Come sta a noi far sentire la nostra voce. Iniziamo, quindi, almeno spedendo un’e-mail: SG-PLAINTES@ec.europa.eu
Agisci subito!

di Andrea Bertaglio


Fonte articolo

Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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