Il presidente francese Sarkozy, ha firmato con il premier Berlusconi un accordo in seguito al quale Enel e Edf attueranno un programma per il ritorno alla costruzione di centrali nucleari in Italia: almeno quattro di terza generazione con tecnologia Epr, edificate sul territorio italiano.
Il leader francese, che a dicembre era presidente di turno dell’Unione Europea e non nascondeva contrasti con il nostro Presidente del Consiglio per l’approvazione del pacchetto clima-energia, oggi sembra aver superato ogni problema con Berlusconi. Questo accordo permetterà al governo italiano di dare concretezza alla sua politica di ritorno al nucleare, finora fatta di buone intenzioni e promesse, e alla Francia di valorizzare il suo know-how tecnologico, dal momento che si tratta del paese più nuclearizzato d’Europa.
Il tipo di centrali
Quattro centrali, 1600 Mw l’una, la prima in funzione entro il 2020 e la posa della prima pietra tra un paio d’anni. Questi i numeri di un progetto che prevede la realizzazione di centrali Epr, cosidette di “terza generazione”, attualmente quelle tecnologicamente più evolute. Ma quale sarà il loro grado di attualità tra unidici anni? Già si stanno sperimentando nel mondo quelle di quarta generazione (vedi in Finlandia l’impianto di Olkiluoto) anche se con un certo ritardo nella messa in funzione che era prevista nel 2012. La domanda che sorge spontanea anche in chi non è pregiudizialmente contrario allo sfruttamento dell’atomo, è: non arriveremo allora con centrali già vecchie e sorpassate da quelle di quarta generazione? E la questione dello stoccaggio e della sicurezza delle scorie radioattive è stato risolto? Il problema del raffreddamento delle centrali stesse? Risulta, che in Francia oltre il 40% delle risorse idriche nazionali sono impiegate per raffreddare proprio gli impianti nucleari. In Italia, dove abbiamo una rete idrica vetusta e così mal manutenuta da disperdere il 40% dell’acqua che viene trasportata, come verrà affrontato il problema? Soprattutto a partire dal 2020 quando quello dell’acqua sarà un problema divenuto, in molti paesi, un’emergenza.
Rinnovabili o nucleare
Ieri lo scriveva anche “Il Sole 24 Ore”, il Conto Energia creato per incentivare la produzione, lo scambio e il consumo dell’energia da fonti rinnovabili, ha cambiato regime con l’ultima finanziaria ed è meno conveniente di prima.
In compenso però il governo decide di spendere soldi per acquisire dai francesi una tecnologia di un’energia che anche il “new deal verde” degli Stati Uniti sta confinando in un angolo a favore delle rinnovabili (Obama no al nucleare)
I commenti
Il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza
“Anche i costi della centrale finlandese di Olkiluoto, l’unico reattore di terza generazione evoluta in costruzione nel mondo insieme a Flamanville in Francia, sono lievitati quasi del 50%: dai 3,2 miliardi di euro previsti ai 4,5 attuali, con tre anni di ritardo rispetto alle previsioni, se questo termine non slitterà ancora in avanti»
Il ministro degli Esteri Franco Frattini
“Nei prossimi anni ci dovrà essere la posa della prima pietra di una centrale nucleare pulita e sicura italiana. Il nucleare rappresenta un’importante fonte di approvvigionamento energetico per l’Italia”
Il direttore di Greenpeace Italia Giusepper Onufrio
«Il nucleare è una fonte costosa, rischiosa e basata su una risorsa, l’uranio, molto limitata. Una scelta scellerata che serve solo a pochi interessi di un settore che il mercato ha già bocciato».
Il vicepresidente di Fiat John Elkann
‘‘Ci sono molte cose che si possono fare in modo coordinato tra Italia e Francia, come il nucleare. I due paesi, ha aggiunto Elkann, hanno raggiunto una serie di accordi. C‘è un buon clima’‘.
Deputato del Pd Eremte Realacci
“Sarkozy punta sui fondi pubblici italiani per sostenere l’industria nucleare francese. Senza il sostegno pubblico, infatti, l’attuale nucleare non è competitivo nei paesi occidentali. A maggior ragione in un momento di crisi è meglio puntare su misure che danno risultati a breve termine, sostengono e rendono più competitiva l’economia e l’aumento occupazionale”.
Leggi l'articolo di Carlo Rubbia, un pò datato ma è sempre bene ricordare.
Ringrazio Andrea per la segnalazione.
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