18, ora italiana. Forse i lettori di Corriere.it e Repubblica on line non se ne sono nemmeno accorti. E forse pure gli utenti dell’edizione elettronica del “Sole 24 ore” - quelli meno ferrati in affari&finanza ovviamente - avranno fatto un po’ fatica a trovare il link giusto. Ma quelli che leggono il Financial Times lo hanno capito benissimo. E’ la seconda tra le top news del quotidiano britannico: anche Banca Intesa ha rotto gli indugi. Chiederà pure lei (in prestito) 4 miliardi di euro alle sgangherate casse dello stato italiano. Sotto forma di Tremonti bond.
Insomma: sulle pagine dei New York Times de noantri la la storia si ripete sempre uguale. Era già accaduto con Unicredit, che giovedì scorso ha annunciato l’intenzione di ricorrere a 4 miliardi di aiuti di stato (un po’ in Italia e un po’ in Austria). E anche oggi i principali quotidiani elettronici italiani non hanno dato grande peso alla crisi bancaria in salsa tricolore. E neppure grande spazio.
Mentre scrivevamo (erano già passate le sei del pomeriggio da un pezzo) le home page di “Corriere” e “Sole 24 ore”, infatti, si presentavano così:
Trovare la righina di titolo (che noi abbiamo sottolineato in nero) dedicata ai Tremonti bond era un po’ un’impresa. Su Repubblica, invece, era proprio impossbile. In home page non c’era proprio traccia della notizia. Il Financial Times, come era successo appunto per Unicredit giovedì scorso, invece già dalle cinque del pomeriggio abbondava cosà:
Fatto sta che questi, come avevamo già scritto ieri, son dettagli. Anzi: solo tagli (nel senso editoriale, s’intende). E che il punto è un’altro. Anche Intesa-San Paolo - dopo Unicredit e Banco Popolare - si è aggiunta al novero delle banche solidissime che però hanno bisogno dell’aiutino degli italiani. Cioè dei soliti contribuenti poverazzi.
In effetti: Intesa - che, come tutti gli altri istituti di credito italiani e come ha più volte ripetuto il nostro ministro per le Finanze, Giulio Tremonti, gode di ottima salute - nell’ultimo trimestre 2008 se l’è passata maluccio. Scriveva il “Sole 24 ore” on line (che per la cronaca appartiene a Confindustria):
Nell’ultimo trimestre 2008 il gruppo Intesa Sanpaolo ha registrato una perdita netta di 1,225 miliardi
Per fortuna, però: i conti dell’anno scorso si sono chiusi comunque con il segno più. Sempre il Sole 24 ore spiegava che:
L’utile netto consolidato del gruppo Intesa Sanpaolo nel 2008 è stato di 2,553 miliardi di euro
Certo nel 2007, era andata un po’ meglio: l’utile allora era stato di 7,250 miliardi di euro. Ma il quotidiano di Confindustria precisava: in quell’anno banca Intesa aveva incassato 3,75 miliardi vendendo altre banche controllate e sportelli di troppo. Guadagni che - va da sè - non si potevano ripetere. Anche tenendo conto di questo, però, i profitti sono scesi di un 10% buono. E le cattive notizie non sono finite. Perchè, secondo il Sole 24 ore:
Intesa Sanpaolo non distribuirá un dividendo alle azioni ordinarie per l’esercizio 2008
Cioè non dividerà guadagni con tutti gli azionisti (come invece aveva fatto nel 2007, distribuendo dividendi per 4,8 miliardi di euro). Il che per piccoli e grandi risparmiatori che hanno in mano titoli Intesa e che quest’anno hanno visto le azioni fare così…
(via Borsa italiana)
…non è una novità entusiasmante. E infatti il titolo (ma questo ce lo dice solo il Financial Times), subito dopo l’annuncio ha perso il 6,5%.
Sia come sia, fin qui è tutto chiaro. Quel che è meno chiaro - per noi bamboccioni capaci solo di fare i conti della lavandaia e digiuni di Alta finanza - è perchè una banca solida, che continua a macinare utili, non solo si voglia prenotare per 4 miliardi di Tremonti bond. Ma - come ha spiegato oggi ai giornalisti il suo numero uno, Corrado Passera - abbia anche intenzione di vendere “asset non strategici” per 9,5 miliardi di euro.
Ma i dubbi sono cose che capitano. E che speriamo col tempo - e coi fatti - passino. Quel che invece non dovrebbe capitare è che i giornali - on line o di carta - di un (ex) Belpaese non diano tutto il peso e le informazioni possibili su come vengono usati i soldi dei contribuenti (per aiutare le banche o meno). E che si debba andare sull’inglese Financial Times per leggere una considerazione semplice semplice. Come questa:
Intesa’s request for help further undermines the repeated claims by Silvio Berlusconi, centre-right prime minister, that Italian banks were much more secure than their European brethren and did not need government support.
La richiesta di aiuto di Intesa mina ulteriormente le affermazioni ripetute di Silvio Berlusconi, primo ministro di centro-destra, che le banche italiane erano molto più sicure delle loro sorelle europee e che non avevano bisogno di aiuto da parte del governo
In meno di una settimana: tre banche italiane - Banco popolare (1,45 miliardi di euro); Unicredit (1-1,5 miliardi di euro); Intesa-Sanpaolo (4 miliardi di euro) - hanno già “prenotato” più della metà dei danari messi a disposizione dei Tremonti Bond (circa 12 miliardi). Vogliamo dirlo che forse - oltre all’ondata di licenziamenti e fabbriche che chiudono - anche la crisi finanziaria è sbarcata anche in Italia? O dobbiamo aspettare che ce lo spieghino gentilmente da Londra? Hallo?
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