31/03/09

Le bugie di Sacconi sulle modifiche al Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro

Il clamore giornalistico suscitato dal congresso del "neonato" PDL (ovvero la certificazione ufficiale dell'annessione di Alleanza Nazionale all'interno di Forza Italia), oltre che a rinvigorire l'immagine già sacra e da iconolatria del Dominus Maximus Silvio Berlusconi, ha consentito di portare in secondo piano una significativa opera di restaurazione del passato fatta proprio in questi stessi giorni: la modifica del Testo Unico 2008 sulla sicurezza sul lavoro.

Appena 5 giorni fa illustravo come l'ultima circolare INPS, basata sulla direttiva ministeriale Sacconi del settembre scorso, era improntata ad una forte riduzione dei controlli nelle aziende sulle irregolarità contrattuali e lavorative.
Visti i presupposti, temevo che applicassero la stessa logica del "non disturbiamo gli imprenditori dell'illegalità" anche ai controlli sulla sicurezza sul posto di lavoro.
Ed infatti, nessun colpo di scena.

"Viene introdotta una rivisitazione dell'importo da corrispondere. Le ammende e le sanzioni vengono correlate all'aumento dei prezzi al consumo (base Istat), dal 1994 ad oggi. Il governo ha stabilito una maggiorazione del 50% rispetto a quanto indicato nella 626/94".

Questi sono i termini con cui il Corriere della Sera (ma non solo) illustra il decreto correttivo. Peccato che si tratti non di una bugia, ma di una falsa verità.
Il decreto correttivo "Sacconi" [PDF], oltre a ridurre le possibilità di controllo e i casi di applicazione di multe e pene, riduce sistematicamente tutte le sanzioni pecuniarie previste dal precedente provvedimento. In alcuni casi con sconti anche dell'80/90%. Ma anziché parlare di sconti di pena rispetto al provvedimento vigente, lo si fa in relazione alle multe previste 15 anni fa.
Un bel segnale da dare alle imprese che guardano alla sicurezza del lavoratore come un optional. Così come sembrerebbe fare anche l'attuale compagine governativa.

Ma come accade per ogni buon governo italiano che si rispetti, ecco qui che al danno si aggiunge la beffa: mentre i datori di lavoro vanno incontro a sconti di pena (sia in termini detentivi che pecuniari) che si aggirano in media sul 60%, con picchi dell'85%, e i delegati alla sicurezza saranno soggetti a sanzioni sostanzialmente in linea con le precedenti, così come per il personale medico, i singoli lavoratori vedranno aumentare parzialmente le pene cui sono soggetti.
A tal fine, è sufficiente confrontare le pene degli articoli dal 56 al 59 (sanzioni per omessa valutazione dei rischi) del vecchio Testo Unico, con quello modificato [PDF] dal ministro Sacconi. Gli articoli successivi vengono modificati con modalità del tutto analoghe.

Pertanto, i datori di lavoro vedranno ridursi profondamente le proprie responsabilità, che andranno, invece, ad aumentare per i singoli lavoratori. Un concetto ispirato evidentemente alle più limpide ed ottimali norme democratiche.

Ma questo è solo l'inizio.

L'articolo 14 del vecchio T.U. prevedeva la sospensione delle attività imprenditoriali qualora almeno il 20% delle maestranze risultasse sottoposto a gravi violazioni della sicurezza o alla violazione delle norme sul superamento dei tempi di lavoro e del riposo settimanale.
Con il nuovo testo Sacconi sparisce completamente il vincolo sulle norme dell'orario lavorativo e del riposo settimanale: lavorare 18 ore al giorno per 7 giorni a settimana non comporterà più la chiusura temporanea dell'attività.
Non solo. La sospensione verrà determinata non più dopo "reiterate" violazioni (cioè più violazioni commesse in un determinato arco di tempo) ma in caso di "plurime" violazioni, cioè più e più violazioni commesse in un preciso istante di tempo. In parole povere, violare la normativa 300 volte all'anno non comporterà più la chiusura, violarla in 2 modi diversi lo stesso giorno sì.

Per di più, la certificazione della regolarità del sistema lavorativo complessivo, che finora era "vincolante" per poter accedere ad una gara d'appalto pubblica (articolo 27), ora diventa solo "preferenziale".

Infine, la possibilità di scegliere una pena pecuniaria al posto di quella detentiva (per le infrazioni più gravi), prima vietata a chi già sottoposto ad una condanna definitiva passata in giudicato, ora viene invece permessa anche ai recidivi (articolo 302).

Sacconi informa che Confindustria, CISL, UIL e UGL sarebbero propensi ad accettare il nuovo "protocollo". La cosa più triste è che forse questa è realmente l'unica dichiarazione tra tutte quelle fatte dal ministro Sacconi che corrisponde a verità.

Fonte articolo

La Casta dei giornali
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