01/04/09

Crisi: bollettino di guerra da quelli a bolletta

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La primavera di fuoco è cominciata. L’Europa è in subbuglio. In Francia gli operai creditori degli stipendi hanno cominciato a sequestrare i datori di lavoro.

In Grecia ogni giorno si contano disordini, dalla Tessaglia al Peloponneso, Atene compresa. Quelle poche agenzie che si leggono in merito, dicono che ce l’hanno ancora coi poliziotti che hanno ammazzato un ragazzino qualche mese fa. Ma in realtà i riottosi sono tutti disoccupati.
L’Ungheria è sul baratro. Il primo ministro si è dovuto dimettere. L’Austria è sull’orlo del precipizio. Le sue maggiori banche hanno crediti con i paesi dell’est di importi che vanno ben oltre la ricchezza totale annuale prodotta dal paese asburgico.
Lettonia e Lituania sono nel caos. La Romania vacilla assieme al governo bulgaro.
La Spagna ha il primato europeo di nuovi senza lavoro dell’ultimo anno. In Svezia chiudono decine di aziende e la disoccupazione si fa sentire, esattamente come in Norvegia.

In Italia ogni giorno ci sono dirigenti e capi azienda che fanno richiesta di cassa integrazione: 30 operai qua, 20 impiegati là e via di questo passo. Aziende senza commesse, cariche di debiti e di crediti che non riescono più a pagare gli stipendi ai loro dipendenti. E di conseguenza l’erario.
La cassa integrazione la paga l’Inps ma se all’Inps entrano meno soldi di quelli che devono uscire, fra un po’ la cassa integrazione non si pagherà più. Susanna Camusso, leader della Cgil, ha detto che il crack delle casse integrazioni avverrà fra 2 mesi.

Intanto i furtarelli di prosciutto e aranciate nei supermercati sono in sensibile crescita. I nuovi ladri sono giovani precari, madri con bebè a carico e pensionati.
In tutte le città ci si arrangia come si può. A Roma, addirittura a fianco del Senato dove si fanno le leggi, c’è un cantiere edile in cui lavorano, fra gli altri, pensionati a nero perché il loro introito “sociale” non basta per vivere.
Berlusconi si dice preoccupato. Alla buon’ ora. Quando è ormai tardi.
L’economia dovrà rivoltarsi come un calzino ma per farlo dovrà lasciare sul campo delle vittime. La storia lo insegna.
Io spero in una crisi forte, fortissima. Peggiore sarà, prima cadranno Berlusconi, Alfano, Dell’Utri e Schifani.
Viva la crisi.

Fonte articolo

La Casta dei giornali
Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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