Per molti, moltissimi cittadini di questo paese, questa parola, "libertà", ha oramai perso la sua forza semantica dirompente. E' divenuto quasi un luogo comune pensare che il significato intrinseco di questo termine, che poco più di 60 anni fa rappresentava la più dura "dichiarazione di guerra" al regime fascista, si sia perso nei meandri del tempo, che al giorno d'oggi non sia nulla più di una "banalità democratica".
In questo nostro paese dalla democrazia imperfetta, "libertà" è percepito come un diritto scontato, dato per acquisito, inalienabile, consolidato. Il più grosso errore di valutazione che un popolo che desideri definirsi democratico possa mai fare.
Certo, è alquanto improbabile che si possano rivivere scorci di storia come il razionamento del pane, il passo dell'oca di truppe straniere sotto la finestra di casa, l'obbligo dell'uso del termine "voi" al posto del "lei", il colore nero delle camicie o il comizio popolare da un balcone di Piazza Venezia.
Ma se esiste anche una sola persona che associa termini come "dittatura", "regime" e "fascismo" a questo genere di caratteristiche meramente "formali", di immagine e di apparenza, allora la democrazia e la libertà di questo paese sono davvero più a rischio di quanto si pensi.
In questo paese la Resistenza non è un retaggio storico duro a morire. E' una straordinaria e grandiosa parentesi nella storia d'Italia che assume oggi la stessa importanza che assumeva allora.
E a ricordarci di quanto sia un riferimento fondamentale per il presente ed il futuro prossimo di questo paese sono articoli giornalistici degni del peggior revisionismo come quello di Marcello Veneziani su Libero di ieri.
"Il fascismo è morto e sepolto e si è portato appresso l'antifascismo". Una frase ricca di significato, soprattutto se legata ai 3 "eroi" celebrati da Veneziani: Giovanni Gentile (il filosofo del fascismo, firmatario del "Manifesto della razza" e convinto sostenitore della Repubblica di Salò), Berto Ricci (avanguardista e volontario per tutte le guerre coloniali dell'impero morto "eroicamente" in battaglia) e Araldo di Crollalanza (deputato fascista da sempre, ministro delle grandi opere e deputato per il fascista MSI fino al 1977).
Sono questi articoli, le dichiarazioni vomitevoli di alcuni ministri e atteggiamenti governativi da "uomo solo al comando" che dimostrano quanto significato abbiano ancora oggi concetti come Resistenza ed Antifascismo.
Perché Resistenza non significa solo combattere armati uomini in divisa con simboli simili a lampi o con ascie e fasci di grano cuciti sul petto, significa difendere con ogni mezzo possibile la Repubblica, le regole democratiche e la libertà individuale e collettiva su cui poggiano le basi della nostra Costituzione, significa la lotta contro ogni forma di ingiustizia sociale, di razzismo e di emarginazione, significa impegno per realizzare fino in fondo una reale uguaglianza tra i cittadini senza distinzioni (perché molte di esse, anche se non sulla carta, permangono ancora oggi), significa reagire al massacro della memoria di eroi civili, realizzatori della libertà di questo paese, da parte di discutibilissimi ministri, significa tutela della minoranza indipendentemente dalla sua forza elettorale, significa rigettare con ogni mezzo possibile referendum che, se approvati, trasformerebbero una legge elettorale "porcata" in una nuova legge Acerbo, il primo passo verso un secondo regime.
Significa questo e tanto altro ancora. Significa difesa dei "diritti" e della "libertà". E con buona pace di La Russa, Veneziani & co., questi non saranno mai concetti del passato.
Un buon 25 aprile libero e resistente a tutti quanti!
In questo nostro paese dalla democrazia imperfetta, "libertà" è percepito come un diritto scontato, dato per acquisito, inalienabile, consolidato. Il più grosso errore di valutazione che un popolo che desideri definirsi democratico possa mai fare.
Certo, è alquanto improbabile che si possano rivivere scorci di storia come il razionamento del pane, il passo dell'oca di truppe straniere sotto la finestra di casa, l'obbligo dell'uso del termine "voi" al posto del "lei", il colore nero delle camicie o il comizio popolare da un balcone di Piazza Venezia.
Ma se esiste anche una sola persona che associa termini come "dittatura", "regime" e "fascismo" a questo genere di caratteristiche meramente "formali", di immagine e di apparenza, allora la democrazia e la libertà di questo paese sono davvero più a rischio di quanto si pensi.
In questo paese la Resistenza non è un retaggio storico duro a morire. E' una straordinaria e grandiosa parentesi nella storia d'Italia che assume oggi la stessa importanza che assumeva allora.
E a ricordarci di quanto sia un riferimento fondamentale per il presente ed il futuro prossimo di questo paese sono articoli giornalistici degni del peggior revisionismo come quello di Marcello Veneziani su Libero di ieri.
"Il fascismo è morto e sepolto e si è portato appresso l'antifascismo". Una frase ricca di significato, soprattutto se legata ai 3 "eroi" celebrati da Veneziani: Giovanni Gentile (il filosofo del fascismo, firmatario del "Manifesto della razza" e convinto sostenitore della Repubblica di Salò), Berto Ricci (avanguardista e volontario per tutte le guerre coloniali dell'impero morto "eroicamente" in battaglia) e Araldo di Crollalanza (deputato fascista da sempre, ministro delle grandi opere e deputato per il fascista MSI fino al 1977).
Sono questi articoli, le dichiarazioni vomitevoli di alcuni ministri e atteggiamenti governativi da "uomo solo al comando" che dimostrano quanto significato abbiano ancora oggi concetti come Resistenza ed Antifascismo.
Perché Resistenza non significa solo combattere armati uomini in divisa con simboli simili a lampi o con ascie e fasci di grano cuciti sul petto, significa difendere con ogni mezzo possibile la Repubblica, le regole democratiche e la libertà individuale e collettiva su cui poggiano le basi della nostra Costituzione, significa la lotta contro ogni forma di ingiustizia sociale, di razzismo e di emarginazione, significa impegno per realizzare fino in fondo una reale uguaglianza tra i cittadini senza distinzioni (perché molte di esse, anche se non sulla carta, permangono ancora oggi), significa reagire al massacro della memoria di eroi civili, realizzatori della libertà di questo paese, da parte di discutibilissimi ministri, significa tutela della minoranza indipendentemente dalla sua forza elettorale, significa rigettare con ogni mezzo possibile referendum che, se approvati, trasformerebbero una legge elettorale "porcata" in una nuova legge Acerbo, il primo passo verso un secondo regime.
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