15/04/09

L’Italia che ce la fa (a incassare i bonus)

Ferruccio De Bortoli è uomo di parola. Appena nominato direttore del Corriere della Sera - lo scorso 10 aprile, in un lungo editoriale - aveva promesso di raccontare “l’Italia che ce la fa”. Tradotto: la parte migliore del nostro (ex) Belpaese. Ma senza compromessi. E senza nasconderne i difetti. Insomma: senza compiacere nessuno. Nobili propositi. Niente da dire.
E in effetti: il “suo” Corriere, negli ultimi giorni, ci ha davvero dato dentro. Raccontando - con dovizia di particolari - quell’Italia che in Abruzzo, nonostante il terremoto, ce la sta mettendo tutta per farcela comunque. Fino a sbattere in prima pagina perfino i disegni che gli psicologi avevano fatto fare ai bambini aquilani per sfogare ansie e paure. Roba che toccava il cuore. Ma che forse avrebbe dovuto e potuto rimanere privata. Fuori scena. Ma tant’è: queste son questioni di punti di vista.
Quel che - però e per certo - non è riuscito molto bene al nuovo “Corriere” firmato De Bortoli è raccontare un’altra Italia. Quella che ce la fa sempre e comunque. Quella, per esempio, che - nonostante altri terremoti; di natura finanziaria - anche quest’anno è riuscita a incassare i soliti bonus da centinaia di migliaia di euro. Come i top manager di Banca Intesa. Banca che - per la cronaca e per pura coincidenza - è pure azionista di quella casa editrice, la Rizzoli-Corriere della Sera, che possiede il giornale.
Ma andiamo per ordine. E come suggeriva De Bortoli, nel suo coraggioso editoriale, concentriamoci sui “fatti”. Giusto giovedì scorso: il consiglio di sorveglianza di Banca Intesa ha dato disco verde a una raffica di ricchi premi e cotillons. Risultato: per il 2008 - annus horribilis per la finanza mondiale; banche tricolori comprese - Corrado Passera, consigliere delegato di Banca Intesa, incasserà comunque un bel bonus di 750mila euro (lordi). Che si andranno a sommare a uno stipendiuccio fisso, sempre di tutto rispetto: altri 2 milioni di euro (e sempre lordi). Stessa sorte per il più “povero”, si fa per dire, direttore generale, Francesco Micheli. Che al suo più umile stipendio (fisso) da 1 milione di euro, aggiungerà un premio da soli 625mila euro.
E non è finita qui: perchè solo gli alti dirigenti di Banca Intesa - direttore generale e consigliere delegato, per fortuna, inclusi - incasseranno tutti assieme e appassionatemente bonus per circa 5 milioni e mezzo di euro. Che sarà anche, come ci ha tenuto a precisare la banca, la metà del danaro intascato in premi nel 2007. Ma che mica sono bruscolini. Tanto più in un (ex) Belpaese, in cui il reddito medio rimane fermo al palo dei 18mila euro. All’anno. Come a dire: quasi 42 volte meno del solo bonus del signor Passera. E per di più: il bonus dell’anno di magra.
Ebbene: di questi fior fior di ricchi premi e cotillons, probabilmente, si sono accorti in pochi. Perchè la stampa titolata - in pieno orgasmo da terremoto e come sempre attenta a non fomentare, come direbbe il nostro premier, “odio sociale” - settimana scorsa non ha trovata grande spazio per raccontarli (per inciso: così come non l’aveva trovato per bonus e stipendi d’oro del Monte dei Paschi di Siena). Ma il Corriere - per lo meno nel confronto con gli altri due principali quotidiani del nostro (ex) Belpaese, ovvero “Repubblica” e “La Stampa” - ha davvero battuto tutti. Liquidando l’intera questione così:
corriereintesa.jpg
Venti-righe-venti. A pagina 31. Cioè perfino dopo lo scoop: “Springsteen e mia moglie sono amanti”. Che sarà stato anche intrigante. Ma, diciamocelo, non proprio indispensabile.
E dire - invece - che di cose da spiegare ce n’erano. E pure parecchie. A partire dal fatto che: punto primo: alla faccia dei premi ai top manager, sempre negli ultimi dodici mesi e sempre Banca Intesa ha visto le sue azioni fare così:
azioni-intesa.png
Punto secondo: sempre nel 2008 e sempre in casa Banca Intesa, gli utili sono scesi a precipizio (dai 7,4 miliardi di euro del 2007 ai 2,5 miliardi di euro del 2008). Ma soprattutto e punto terzo: sempre nel 2008 e sempre Banca Intesa ha deciso di ricorrere ai Tremonti Bond. Cioè, di fatto, ha chiesto ben 4 miliardi di euro in prestito alle disastrate casse dello stato italiano. O, se preferite: ai soliti contribuenti poverazzi.
Fatti che, se messi in fila, portavano a una logica conclusione: non era - e non è - ben chiaro per quale ragione si dovesse “festeggiare” e distribuire i ricchi premi e cotillons di cui sopra. E infatti: i primi a non capire il perchè di tanto ricchi bonus sono stati alcuni azionisti. In particolare: la Fondazione Compagnia di San Paolo. Che - stando alle informazioni contenute nel sito della banca e aggiornate al 4 aprile 2009 - sono di fatto i primi azionisti di Intesa (con poco meno dell’8 per cento delle azioni). E che - a quanto pare - avevano pure provato a far sentire la loro voce. Ma inutilmente. Scriveva infatti il quotidiano “La Stampa” che:
Già nelle scorse settimane, rappresentanti istituzionali della Compagnia di San Paolo avevano espresso ai tre membri del comitato remunerazioni - cui spetta il compito di formulare la proposta sui compensi - alcuni dubbi sull’opportunità di assegnare il bonus (…) ai massimi dirigenti. Questo perchè consideravano la mossa poco coerente con altre decisioni prese negli ultimi mesi, come quella di azzerare il dividendo, di puntare sul rafforzamento patrimoniale ricorrendo anche ai Tremonti bond per 4 miliardi e di tagliare i costi esternalizzando anche alcuni servizi
Dubbi e osservazioni che sono finiti nel nulla. La “moral suasion” - che in un italiano più grezzo si potrebbe definire come il tentativo di convincere con le buone - non ha funzionato. Manco per niente.
Sia come sia. Tutte queste cose - dai Tremonti bond alle lagnanze della Compagnia di San Paolo - le hanno ricordate appunto “La Stampa” e “Repubblica”. Ma casualmente: non il Corriere firmato De Bortoli. Che sempre casualmente: non ha neppure ricordato ai suoi lettori che Banca Intesa è pure (forte) azionista di Rcs Mediagroup (la casa editrice del giornale, appunto). E ovviamente e casualmente: si è pure scordato di segnalare che uno dei beneficiari dei ricchi premi e cotillons - il consigliere delegato di Intesa, Corrado Passera - siede pure proprio nel consiglio di amministrazione di Rcs Mediagroup. Quando si dice: i casi della vita.
Ma il neo direttore, come dicevamo all’inizio, è stato di parola. Nel suo lungo editoriale - intitolato “l’Italia che ce la fa” e pubblicato, ironia della sorte, lo stesso giorno della prima pagina dedicata ai disegni dei bambini vittima del terremoto e delle venti righe sui bonus milionari ai top manager di Intesa - aveva promesso di dare tutte le notizie. E sempre in perfetta tradizione “Corriere della Sera”. Che “se fosse stato al servizio di qualcuno (anche dei suoi azionisti) - aveva scritto il neo-direttore - non avrebbe mai potuto svolgere il ruolo storico che gli è proprio”, quello “di anticipare scelte di civiltà e progresso del Paese”.
E in effetti: il suo Corriere le notizie le ha date e la darà sempre tutte. Il come, è un altro discorso.

Fonte articolo

La Casta dei giornali
Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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