16/04/09

Misture, alchimie e metamorfosi - Il paese dell'emergenza


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E' un Paese molto strano il nostro, un Paese dove aspetti del tutto separati si mescolano tra loro in una sorta di insalata russa in salsa italica, dove puoi trovare ogni cosa ed il suo contrario nello stesso istante e nello stesso luogo, uniti in una strana illogica alchimia, dove tutto è fortemente incline ad una metamorfosi senza senso.

La prima discutibile mistura, messa sotto i riflettori molto spesso negli ultimi giorni (dal giornalista ed europarlamentare Claudio Fava al collega del Corriere Gian Antonio Stella), è quella che accomuna da molto tempo Protezione Civile e "grandi eventi".
Se la Protezione Civile ed il suo capo Bertolaso si occupassero realmente solo della protezione civile magari le cose sarebbero andate più o meno nello stesso modo.
Ma pensare che un ente rivolga gran parte delle sue attenzioni, dei suoi fondi e dei suoi uomini ad organizzazioni di eventi come l'anniversario dell'Unità d'Italia nel 2011 o i mondiali di nuoto a Roma e considerare al tempo stesso le dichiarazioni fatte meno di 4 giorni prima del disastro dai maggiori esponenti di questo dipartimento del governo che parlavano di "normalità" e di "nessun rischio" mentre il Comune dell'Aquila chiedeva lo Stato d'Emergenza fanno sorgere necessariamente alcuni dubbi sulla sua efficienza organizzativa.

La seconda strana inquietante alchimia è quella che lega l'ospedale San Salvatore dell'Aquila ai suoi dirigenti di un tempo e ai massimi esponenti politici di oggi.
In questi giorni scopriamo particolari su questa tristemente celebre struttura come fossero tesori tenuti nascosti, mentre in realtà non sono altro che notizie note e volutamente ignorate da tanto tempo.

L'ospedale dell'Aquila non ha mai avuto alcun certificato di agibilità, nonostante il suo cantiere sia stato attivo per quasi 30 anni. Ed, inoltre, la sua esistenza è del tutto ignota al catasto cittadino. Un ospedale inagibile ed inesistente. Ma attivo e funzionante.
Sembra una scoperta sensazionale dell'ultim'ora, ma non è così. Non è così perché lo stesso anno dell'inaugurazione del quinto ed ultimo blocco, la commissione parlamentare d'inchiesta sugli "ospedali incompiuti" collocava il San Salvatore in lista nera. "Spazi di degenza angusti", "irrazionalità e obsolescenza dell'impianto costruttivo", "scarsa qualità dei materiali impiegati". Un resoconto che lo stroncava totalmente. Un resoconto che è rimasto lì a giacere come l'imbrattatura di un foglio bianco.

Pertanto, logicamente ci chiediamo, come si è potuto inaugurare e rendere operativo un ospedale senza agibilità, condannato persino dallo storicamente blando Parlamento e inesistente nelle carte ufficiali? Chi ha potuto prendere una decisione simile?
Il nome è presto fatto ed è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere. La responsabilità di questa scelta ricade sull'unico possibile responsabile: l'allora direttore generale dell'ospedale Paolo Menduni.

Dov'è finito il dottor Menduni? E' finito in disgrazia? Disoccupato? Sotto inchiesta? O magari semplice testimone? Nulla di tutto questo. Paolo Menduni è da meno di un mese consulente per l'Agenzia Regionale Sanitaria, promosso con tutti gli onori dal neopresidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi.

Infine, la metamorfosi. In questo caso specifico il repentino cambiamento della natura di un edificio. L'esempio più esplicativo: il catasto dell'Aquila, un edificio costruito dopo il 1974 (l'anno chiave dopo il quale il termine "anti-sisma" ha cominciato ad avere un senso e a rappresentare un grosso vincolo) apparentemente ad arte, con tanto di certificazione anti-sismica. Miseramente crollato a terra assieme alle chiese romaniche la notte del 6 aprile scorso.

Anche qui basta guardare le carte pubbliche per scoprire che è bastata una firma in Comune per trasformare un albergo (quindi privato) in un catasto comunale (quindi pubblico), così come un ex deposito di medicinali riesce a diventare "Casa dello studente".
E anche qui una persona attenta potrebbe ricordarsi della normativa sulle costruzioni anti-sismiche che richiede un coefficiente di tenuta per gli edifici pubblici del 40% maggiore rispetto a quello richiesto per le strutture private.
In questo caso, di fronte ad una metamorfosi che trasforma il privato in pubblico, a quale numero, quale coefficiente e quale percentuale dobbiamo fare riferimento?

Viviamo in un paese che adora barcamenarsi tra le emergenze, in uno Stato che è in grado di affrontare problemi e realtà scomode solo quando esse diventano disastro, di fronte ad un governo (uno dei tanti, sia chiaro) che affronta i problemi solo a posteriori, che non conosce il concetto di "prevenzione" e che pensa alle soluzioni in virtù delle scadenze elettorali e dei termini di mandato.

La vera soluzione ai problemi di questo paese consiste in un cambio di mentalità, nella capacità di avvertire e prevenire i problemi, i disastri, prima che essi si presentino di fronte ai nostri occhi.
Per dirla con le parole di Gian Antonio Stella "La vera emergenza in Italia consiste nel riuscire ad uscire dalla cultura dell'emergenza".

Fonte articolo
La Casta dei giornali
Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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