Maurizio Pallante:
"Non sarà facile parlare dopo Beppe, comunque farò insieme a voi delle riflessioni a partire da qualche considerazione sulla crisi che stiamo vivendo, una crisi terribile perché somma due aspetti: l’aspetto economico della sovrapproduzione di berci che non si riescono a vendere e l’aspetto ambientale sia dal punto di vista dell’esaurimento delle risorse, sia dal punto di vista delle emissioni inquinanti e in particolare dell’aggravarsi dell’effetto serra.
E’ stata una crisi di sovrapproduzione fin dall’inizio, anche quando la volevamo mascherare come una crisi di carattere finanziario, quando cioè le banche americane prestavano dei soldi per comprare delle case a persone che non avrebbero potuto restituirle e che facevano in questa maniera, sostenevano l’industria dell’edilizia, consentivano di continuare a produrre al di là di quello che il mercato era in grado di assorbire, era una maniera semplicemente di ritardare la crisi di carattere di sovrapproduzione che stava esplodendo. Entrambi gli aspetti della crisi, sia quello economico – finanziario, occupazionale, sia quello ambientale sono dovuti al meccanismo della crescita economica, al fatto che l’economia ha come scopo quello di produrre, ogni anno, quantità sempre maggiori di merci e quindi consuma quantità sempre maggiori di risorse e quindi produce quantità sempre maggiori di rifiuti e quindi mette sul mercato quantità sempre maggiori di merci che non si riescono più ad assorbire, perché tutti quanti abbiamo delle case strapiene di oggetti che potremmo anche per anni non comprare più e continuare ad avere ciò di cui abbiamo bisogno.
La recessione che stiamo vivendo è un’opportunità perché pone freno alla crisi ambientale, non tutto il male viene per nuocere, ci costringe a rimettere in discussione i 50 anni di follia in cui siamo vissuti, a partire dal fatto che c’era una sovrabbondanza di petrolio a prezzo molto basso, ci ha fatto perdere ogni buonsenso nell’affrontare le cose, ogni buonsenso a rapportarci con il mondo, ogni buonsenso a rapportarci tra di noi e nella nostra stessa vita individuale.
C’è una pericolosa illusione in questo momento che si possa uscire dalla crisi rimettendo in moto l’economia con il rilancio della domanda e delle produzioni tradizionali, in particolare l’edilizia e l’automobile. Questa maniera che è quello che stanno facendo oggi, non ha via d’uscita, non ha possibilità di realizzazione per due ragioni: 1) perché i mercati dell’automobile e dell’edilizia sono più che saturi, abbiamo moltissime case vuote, abbiamo delle automobili che non sappiamo più dove mettere e il traffico nelle città è un traffico ormai impossibile; 2) perché non soltanto il mercato di questi prodotti sono saturi, ma sono prodotti estremamente energivori, noi siamo abituati a pensare che l’automobile è energivora perché consuma delle benzina, non siamo abituati a pensare che gli edifici, le case sono energivori e sono più energivori delle automobili, perché soltanto per il riscaldamento in 5 mesi il nostro patrimonio edilizio consuma tanta energia quanto consuma tutto il parco delle automobili e dei camion nel corso di un anno.
Queste scelte non portano da nessuna parte, io che vivo vicino a Torino ne ho la prova provata, si è pensato di lanciare l’economia della città attraverso l’edilizia con le Olimpiadi, il risultato è che abbiamo degli edifici che sono già in degrado, abbiamo degli edifici che hanno dei consumi energetici e la popolazione, i cittadini di Torino si trovano ad avere in questo momento un debito di 6 mila Euro a testa, neonati compresi, se la città vendesse tutto il suo patrimonio edilizio potrebbe pagare la metà dei debiti che ha accumulato e tutto questo si è bloccato, tutta questa spinta dell’edilizia.
Il secondo aspetto ancora più problematico è quello dell’automobile, il 4 luglio del 2007 si lanciavano fuochi d’artificio nel cielo di Torino dicendo che ripartiva l’economia e la produzione attraverso la Cinquecento, sono bastati un anno e 4 mesi per mettere in cassa integrazione tutti i dipendenti della FIAT, queste persone non sanno cosa fare, non hanno una capacità di previsione del futuro minima, neanche di un anno, tentano semplicemente di riproporre quello che si è riproposto nei decenni passati e guardate che non c’è nessuna fantasia, nessuna creatività, avete letto i giornali oggi? Berlusconi come propone di rilanciare l’economia? Attraverso l’edilizia, da una parte incentivando l’edilizia privata per aumentare le cubature, dall’altra incentivando l’edilizia pubblica attraverso le grandi opere.
Neanche la dimostrazione dei fatti li convince che questa strada non porta da nessuna parte, allora cosa occorre fare per uscire? Guardate che anche questo discorso è un discorso che riguarda anche Obama, perché sicuramente c’è un salto di qualità enorme tra Bush e Obama ma non è tutto oro quello che luccica, anche Obama ha un impegno nei confronti dell’automobile e quando si parla di energia, noi mettiamo sempre in evidenza il fatto che parla delle fonti rinnovabili, ma parla anche del nucleare, delle biocombustibili, ma parla anche del carbone pulito, perché siamo sempre nell’ottica di tentare di continuare a produrre quello che si è fatto in passato.
Qual è la strada che invece dobbiamo percorrere? Qual è l’alternativa? E’rimettere in moto il ciclo economico, rilanciare la produzione e l’occupazione con misure politiche finalizzate a ridurre le cause dei due aspetti della crisi, dobbiamo sviluppare delle tecnologie che riducono il consumo di risorse e l’impatto ambientale, queste tecnologie hanno un enorme spazio di mercato perché negli ultimi 50 anni non le abbiamo neanche prese in considerazione e ci consentono di ridare senso al lavoro con attività umana che migliora il mondo, ci consentono di trasformare la crisi in una grande opportunità di cambiamento e di miglioramento che non dobbiamo assolutamente perdere.
Da questo punto di vista ritengo che le liste civiche che si presenteranno alle elezioni, dovranno porre alla centralità del loro programma lo sviluppato di iniziative, di misure che consentono di sviluppare queste tecnologie finalizzate a ridurre il consumo di risorse, finalizzate a ridurre l’impatto ambientale, gli enti locali possono fare molto da questo punto di vista.
Faccio degli esempi semplici: l’energia, dobbiamo porci l’obiettivo di ridurre i consumi energetici almeno del 50%, noi abbiamo degli sprechi che arrivano al 70, all’80% dell’energia, non ha nessun senso che una civiltà si chiami tecnologicamente avanzata con queste performance così negative! Come possono gli enti locali ridurre i consumi di energia, il primo punto è fare una diagnosi energetica dei loro edifici e mettere a posto i loro edifici perché non hanno nessun diritto di dire alla gente di comportarsi bene, se non sono i primi a comportarsi bene!
Ci sono degli amministratori pubblici che hanno fatto la diagnosi energetica di tutti i loro edifici, sono in grado di sapere quanto consumano e quanto sprecano e sono in grado di intervenire per metterli a posto anche di seconda battuta, se devono rifare un tetto per ragioni che devono farlo di per sé stesso, le opere di manutenzione straordinaria, nel momento in cui si sa quanto spreca un edificio, possono, con una integrazione di costi, diventare delle opere che riducono i consumi a parità di servizi finali.
Basta a quel punto semplicemente l’extracosto in più del materiale maggiormente efficiente, tanto gli operai devo metterli, tanto il tetto devo scoperchiarlo, tanto i ponteggi devo metterli, con piccolissimi costi la manutenzione straordinaria può diventare una grande occasione di occupazione e di riduzione dell’impatto ambientale.
Il secondo punto, una volta messa a posto casa propria sono i regolamenti edilizi, ogni ente pubblico può fare un regolamento edilizio, un allegato energetico in cui dice: nel mio territorio comunale non si possono più costruire case o non si possono più ristrutturare le case esistenti se consumano più di 7 litri al metro quadrato all’anno, che è la misura massima consentita in Alto Adige, in Germania e in altri paesi europei. Devono, sempre per rilanciare l’occupazione e la produzione di queste tecnologie, favorire lo sviluppo di società che si chiamano Energy Service Company, società che fanno le ristrutturazioni energetiche a loro spese e che si ripagano incassando, per un certo numero di anni, il risparmio energetico che riescono ad ottenere, si tratta di mettere in moto un gigantesco trasferimento di denaro, di soldi che oggi spendiamo per comprare petrolio all’estero, per pagare salari e stipendi alle persone che ci consentono di ridurre il consumo di acquisto di petrolio dall’estero, è una maniera di rilanciare l’economia e di autofinanziare questo tipo di progetti. Bisogna dire: no a ogni tipo di centrale, in più che venga proposta nel nostro territorio!
Le fonti rinnovabili che noi sosteniamo come seconda misura dopo la riduzione dei consumi devono essere fatti su piccoli impianti per autoconsumo degli edifici, come diceva prima Beppe, non abbiamo bisogno di grandi centrali, ma abbiamo bisogno di tanti cittadini che si autoproducono la loro energia e che vengono mettendo in rete le eccedenze quando hanno delle eccedenze. Un’altra misura molto importante e che andrà nei Consigli Comunali, è proporre il pagamento del riscaldamento nei condomini a consumo o non a forfait, perché se il riscaldamento viene pagato sui millesimi dell’appartamento, non c’è nessun incentivo da parte delle persone a metterle a posto, se viene pagato a consumo invece, se qualcuno fa delle opere di ristrutturazione per consumare di meno, si ripaga questo lavoro attraverso una riduzione del consumo di fonti fossili.
Si tratta di trasformare i risparmi in salari e stipendi per un sacco di persone che hanno delle competenze che sono a spasso in una maniera che è inaccettabile da un punto di vista civile!
Un ultimo elemento è che si parla molto di biocombustibili, di un’agricoltura finalizzata a produrre dei biocarburanti, nessuno parla del fatto che alcune forme di agricoltura possano essere utilizzate per produrre dei materiali che consentono di ridurre i consumi di energia e non di implementare l’offerta di energia, per esempio ci sono delle esperienze molto interessanti sul fatto che si può usare la canapa per fare la coibentazione delle case, oppure voi pensate che abbiamo oggi la lana delle pecore che non è particolarmente raffinata, che viene considerata rifiuto speciale e viene portata in discarica a dei prezzi molto alti, con questa lana si possono fare dei cappotti nelle intercapedine delle case per diminuire i consumi, si riducono i rifiuti, si riducono i consumi di energia, si riduce l’impatto ambientale, si creano dei posti di lavoro.
Secondo punto, è l’uso del territorio, bisogna dare uno stop all’espansione dei piani regolatori, non si deve più costruire neanche un centimetro quadrato di terreno agricolo!
Guardate che in questa maniera non si blocca l’occupazione, non si blocca l’edilizia, si indirizza l’edilizia a ristrutturare l’esistente, abbiamo costruito 50 anni in una maniera vergognosa, abbiamo da mettere a posto disastri fatti da 50 anni, c’è un mare di lavoro da fare, una misura di questo genere costringe tutti coloro che lavorano nell’edilizia a implementare la loro professionalità per rimettere a posto guasti che si sono fatti per costruire in una maniera più rispettosa dell’ambiente!
Sempre per quanto riguarda l’uso del territorio, già Beppe lo diceva, la riqualificazione dell’esistente, non si deve costruire del nuovo ma rimettere a posto, abbattere se è necessario e ricostruire in maniera più decente, ma la riqualificazione del verde urbano ha un’importanza che noi spesso sottovalutiamo perché pensiamo che sia qualcosa da fare, qualche viale alberato, da fare qualche giardinetto, invece va riequilibrato il rapporto tra organico e inorganico nelle città, perché se noi sviluppiamo il verde in maniera significativa e non soltanto per abbellimento, abbiamo 3 risultati fondamentali: 1) le aree verdi assorbono l'acqua e consentono di riempire le falde freatiche, le aree impermeabilizzate fanno disperdere l’acqua, noi aumentiamo i consumi di acqua e diminuiamo contemporaneamente attraverso l’asfaltatura, attraverso la cementificazione la capacità delle falde freatiche di riempirsi, quindi questo è il primo elemento. 2) perché il verde urbano abbassa la temperatura dei microclimi delle città che sono di 3 o 4 gradi superiori ai microclimi delle zone circostanti. 3) perché una forestazione urbana consente di assorbire la Co2 e quindi di ridurre anche l’effetto serra e di ridurre anche l’innalzamento climatico!
Occorre percepire a pieno l’importanza dell’uso del verde nelle città. Altro punto fondamentale è quello dei rifiuti, ci sarà una relazione specifica, quello che voglio dire soltanto è che dobbiamo cominciare a impostare quelli che di noi andranno nelle amministrazioni comunali, il problema dei rifiuti da un punto di vista economico, perché è l’unica maniera di affrontarlo anche da un punto di vista ecologico, se diminuiscono i rifiuti, se si recuperano le materie prime secondarie che contengono, si ha un risparmio sui costi di conferimento allo smaltimento, se non porto un chilo in discarica perché non l’ho prodotto, o perché l’ho riciclato ho un risparmio del costo in discarica o dell’incenerimento, ma se non lo porto allo smaltimento, vuole dire che lo sto vendendo a qualcuno che ne fa una materia prima secondaria.
Per cui la raccolta differenziata, la riduzione di rifiuti devono consentire agli enti pubblici di ridurre i costi che oggi sostengono le popolazioni, la cittadinanza per i rifiuti e addirittura di farli trasformare in un introito per accrescere i proventi del loro bilancio, cosa necessaria per sostituire la tendenza suicida a riempire il bilancio svendendo il territorio come stanno facendo in questo periodo.
Sulle questioni tecniche ci sarà un’altra rela
"Non sarà facile parlare dopo Beppe, comunque farò insieme a voi delle riflessioni a partire da qualche considerazione sulla crisi che stiamo vivendo, una crisi terribile perché somma due aspetti: l’aspetto economico della sovrapproduzione di berci che non si riescono a vendere e l’aspetto ambientale sia dal punto di vista dell’esaurimento delle risorse, sia dal punto di vista delle emissioni inquinanti e in particolare dell’aggravarsi dell’effetto serra.
E’ stata una crisi di sovrapproduzione fin dall’inizio, anche quando la volevamo mascherare come una crisi di carattere finanziario, quando cioè le banche americane prestavano dei soldi per comprare delle case a persone che non avrebbero potuto restituirle e che facevano in questa maniera, sostenevano l’industria dell’edilizia, consentivano di continuare a produrre al di là di quello che il mercato era in grado di assorbire, era una maniera semplicemente di ritardare la crisi di carattere di sovrapproduzione che stava esplodendo. Entrambi gli aspetti della crisi, sia quello economico – finanziario, occupazionale, sia quello ambientale sono dovuti al meccanismo della crescita economica, al fatto che l’economia ha come scopo quello di produrre, ogni anno, quantità sempre maggiori di merci e quindi consuma quantità sempre maggiori di risorse e quindi produce quantità sempre maggiori di rifiuti e quindi mette sul mercato quantità sempre maggiori di merci che non si riescono più ad assorbire, perché tutti quanti abbiamo delle case strapiene di oggetti che potremmo anche per anni non comprare più e continuare ad avere ciò di cui abbiamo bisogno.
La recessione che stiamo vivendo è un’opportunità perché pone freno alla crisi ambientale, non tutto il male viene per nuocere, ci costringe a rimettere in discussione i 50 anni di follia in cui siamo vissuti, a partire dal fatto che c’era una sovrabbondanza di petrolio a prezzo molto basso, ci ha fatto perdere ogni buonsenso nell’affrontare le cose, ogni buonsenso a rapportarci con il mondo, ogni buonsenso a rapportarci tra di noi e nella nostra stessa vita individuale.
C’è una pericolosa illusione in questo momento che si possa uscire dalla crisi rimettendo in moto l’economia con il rilancio della domanda e delle produzioni tradizionali, in particolare l’edilizia e l’automobile. Questa maniera che è quello che stanno facendo oggi, non ha via d’uscita, non ha possibilità di realizzazione per due ragioni: 1) perché i mercati dell’automobile e dell’edilizia sono più che saturi, abbiamo moltissime case vuote, abbiamo delle automobili che non sappiamo più dove mettere e il traffico nelle città è un traffico ormai impossibile; 2) perché non soltanto il mercato di questi prodotti sono saturi, ma sono prodotti estremamente energivori, noi siamo abituati a pensare che l’automobile è energivora perché consuma delle benzina, non siamo abituati a pensare che gli edifici, le case sono energivori e sono più energivori delle automobili, perché soltanto per il riscaldamento in 5 mesi il nostro patrimonio edilizio consuma tanta energia quanto consuma tutto il parco delle automobili e dei camion nel corso di un anno.
Queste scelte non portano da nessuna parte, io che vivo vicino a Torino ne ho la prova provata, si è pensato di lanciare l’economia della città attraverso l’edilizia con le Olimpiadi, il risultato è che abbiamo degli edifici che sono già in degrado, abbiamo degli edifici che hanno dei consumi energetici e la popolazione, i cittadini di Torino si trovano ad avere in questo momento un debito di 6 mila Euro a testa, neonati compresi, se la città vendesse tutto il suo patrimonio edilizio potrebbe pagare la metà dei debiti che ha accumulato e tutto questo si è bloccato, tutta questa spinta dell’edilizia.
Il secondo aspetto ancora più problematico è quello dell’automobile, il 4 luglio del 2007 si lanciavano fuochi d’artificio nel cielo di Torino dicendo che ripartiva l’economia e la produzione attraverso la Cinquecento, sono bastati un anno e 4 mesi per mettere in cassa integrazione tutti i dipendenti della FIAT, queste persone non sanno cosa fare, non hanno una capacità di previsione del futuro minima, neanche di un anno, tentano semplicemente di riproporre quello che si è riproposto nei decenni passati e guardate che non c’è nessuna fantasia, nessuna creatività, avete letto i giornali oggi? Berlusconi come propone di rilanciare l’economia? Attraverso l’edilizia, da una parte incentivando l’edilizia privata per aumentare le cubature, dall’altra incentivando l’edilizia pubblica attraverso le grandi opere.
Neanche la dimostrazione dei fatti li convince che questa strada non porta da nessuna parte, allora cosa occorre fare per uscire? Guardate che anche questo discorso è un discorso che riguarda anche Obama, perché sicuramente c’è un salto di qualità enorme tra Bush e Obama ma non è tutto oro quello che luccica, anche Obama ha un impegno nei confronti dell’automobile e quando si parla di energia, noi mettiamo sempre in evidenza il fatto che parla delle fonti rinnovabili, ma parla anche del nucleare, delle biocombustibili, ma parla anche del carbone pulito, perché siamo sempre nell’ottica di tentare di continuare a produrre quello che si è fatto in passato.
Qual è la strada che invece dobbiamo percorrere? Qual è l’alternativa? E’rimettere in moto il ciclo economico, rilanciare la produzione e l’occupazione con misure politiche finalizzate a ridurre le cause dei due aspetti della crisi, dobbiamo sviluppare delle tecnologie che riducono il consumo di risorse e l’impatto ambientale, queste tecnologie hanno un enorme spazio di mercato perché negli ultimi 50 anni non le abbiamo neanche prese in considerazione e ci consentono di ridare senso al lavoro con attività umana che migliora il mondo, ci consentono di trasformare la crisi in una grande opportunità di cambiamento e di miglioramento che non dobbiamo assolutamente perdere.
Da questo punto di vista ritengo che le liste civiche che si presenteranno alle elezioni, dovranno porre alla centralità del loro programma lo sviluppato di iniziative, di misure che consentono di sviluppare queste tecnologie finalizzate a ridurre il consumo di risorse, finalizzate a ridurre l’impatto ambientale, gli enti locali possono fare molto da questo punto di vista.
Faccio degli esempi semplici: l’energia, dobbiamo porci l’obiettivo di ridurre i consumi energetici almeno del 50%, noi abbiamo degli sprechi che arrivano al 70, all’80% dell’energia, non ha nessun senso che una civiltà si chiami tecnologicamente avanzata con queste performance così negative! Come possono gli enti locali ridurre i consumi di energia, il primo punto è fare una diagnosi energetica dei loro edifici e mettere a posto i loro edifici perché non hanno nessun diritto di dire alla gente di comportarsi bene, se non sono i primi a comportarsi bene!
Ci sono degli amministratori pubblici che hanno fatto la diagnosi energetica di tutti i loro edifici, sono in grado di sapere quanto consumano e quanto sprecano e sono in grado di intervenire per metterli a posto anche di seconda battuta, se devono rifare un tetto per ragioni che devono farlo di per sé stesso, le opere di manutenzione straordinaria, nel momento in cui si sa quanto spreca un edificio, possono, con una integrazione di costi, diventare delle opere che riducono i consumi a parità di servizi finali.
Basta a quel punto semplicemente l’extracosto in più del materiale maggiormente efficiente, tanto gli operai devo metterli, tanto il tetto devo scoperchiarlo, tanto i ponteggi devo metterli, con piccolissimi costi la manutenzione straordinaria può diventare una grande occasione di occupazione e di riduzione dell’impatto ambientale.
Il secondo punto, una volta messa a posto casa propria sono i regolamenti edilizi, ogni ente pubblico può fare un regolamento edilizio, un allegato energetico in cui dice: nel mio territorio comunale non si possono più costruire case o non si possono più ristrutturare le case esistenti se consumano più di 7 litri al metro quadrato all’anno, che è la misura massima consentita in Alto Adige, in Germania e in altri paesi europei. Devono, sempre per rilanciare l’occupazione e la produzione di queste tecnologie, favorire lo sviluppo di società che si chiamano Energy Service Company, società che fanno le ristrutturazioni energetiche a loro spese e che si ripagano incassando, per un certo numero di anni, il risparmio energetico che riescono ad ottenere, si tratta di mettere in moto un gigantesco trasferimento di denaro, di soldi che oggi spendiamo per comprare petrolio all’estero, per pagare salari e stipendi alle persone che ci consentono di ridurre il consumo di acquisto di petrolio dall’estero, è una maniera di rilanciare l’economia e di autofinanziare questo tipo di progetti. Bisogna dire: no a ogni tipo di centrale, in più che venga proposta nel nostro territorio!
Le fonti rinnovabili che noi sosteniamo come seconda misura dopo la riduzione dei consumi devono essere fatti su piccoli impianti per autoconsumo degli edifici, come diceva prima Beppe, non abbiamo bisogno di grandi centrali, ma abbiamo bisogno di tanti cittadini che si autoproducono la loro energia e che vengono mettendo in rete le eccedenze quando hanno delle eccedenze. Un’altra misura molto importante e che andrà nei Consigli Comunali, è proporre il pagamento del riscaldamento nei condomini a consumo o non a forfait, perché se il riscaldamento viene pagato sui millesimi dell’appartamento, non c’è nessun incentivo da parte delle persone a metterle a posto, se viene pagato a consumo invece, se qualcuno fa delle opere di ristrutturazione per consumare di meno, si ripaga questo lavoro attraverso una riduzione del consumo di fonti fossili.
Si tratta di trasformare i risparmi in salari e stipendi per un sacco di persone che hanno delle competenze che sono a spasso in una maniera che è inaccettabile da un punto di vista civile!
Un ultimo elemento è che si parla molto di biocombustibili, di un’agricoltura finalizzata a produrre dei biocarburanti, nessuno parla del fatto che alcune forme di agricoltura possano essere utilizzate per produrre dei materiali che consentono di ridurre i consumi di energia e non di implementare l’offerta di energia, per esempio ci sono delle esperienze molto interessanti sul fatto che si può usare la canapa per fare la coibentazione delle case, oppure voi pensate che abbiamo oggi la lana delle pecore che non è particolarmente raffinata, che viene considerata rifiuto speciale e viene portata in discarica a dei prezzi molto alti, con questa lana si possono fare dei cappotti nelle intercapedine delle case per diminuire i consumi, si riducono i rifiuti, si riducono i consumi di energia, si riduce l’impatto ambientale, si creano dei posti di lavoro.
Secondo punto, è l’uso del territorio, bisogna dare uno stop all’espansione dei piani regolatori, non si deve più costruire neanche un centimetro quadrato di terreno agricolo!
Guardate che in questa maniera non si blocca l’occupazione, non si blocca l’edilizia, si indirizza l’edilizia a ristrutturare l’esistente, abbiamo costruito 50 anni in una maniera vergognosa, abbiamo da mettere a posto disastri fatti da 50 anni, c’è un mare di lavoro da fare, una misura di questo genere costringe tutti coloro che lavorano nell’edilizia a implementare la loro professionalità per rimettere a posto guasti che si sono fatti per costruire in una maniera più rispettosa dell’ambiente!
Sempre per quanto riguarda l’uso del territorio, già Beppe lo diceva, la riqualificazione dell’esistente, non si deve costruire del nuovo ma rimettere a posto, abbattere se è necessario e ricostruire in maniera più decente, ma la riqualificazione del verde urbano ha un’importanza che noi spesso sottovalutiamo perché pensiamo che sia qualcosa da fare, qualche viale alberato, da fare qualche giardinetto, invece va riequilibrato il rapporto tra organico e inorganico nelle città, perché se noi sviluppiamo il verde in maniera significativa e non soltanto per abbellimento, abbiamo 3 risultati fondamentali: 1) le aree verdi assorbono l'acqua e consentono di riempire le falde freatiche, le aree impermeabilizzate fanno disperdere l’acqua, noi aumentiamo i consumi di acqua e diminuiamo contemporaneamente attraverso l’asfaltatura, attraverso la cementificazione la capacità delle falde freatiche di riempirsi, quindi questo è il primo elemento. 2) perché il verde urbano abbassa la temperatura dei microclimi delle città che sono di 3 o 4 gradi superiori ai microclimi delle zone circostanti. 3) perché una forestazione urbana consente di assorbire la Co2 e quindi di ridurre anche l’effetto serra e di ridurre anche l’innalzamento climatico!
Occorre percepire a pieno l’importanza dell’uso del verde nelle città. Altro punto fondamentale è quello dei rifiuti, ci sarà una relazione specifica, quello che voglio dire soltanto è che dobbiamo cominciare a impostare quelli che di noi andranno nelle amministrazioni comunali, il problema dei rifiuti da un punto di vista economico, perché è l’unica maniera di affrontarlo anche da un punto di vista ecologico, se diminuiscono i rifiuti, se si recuperano le materie prime secondarie che contengono, si ha un risparmio sui costi di conferimento allo smaltimento, se non porto un chilo in discarica perché non l’ho prodotto, o perché l’ho riciclato ho un risparmio del costo in discarica o dell’incenerimento, ma se non lo porto allo smaltimento, vuole dire che lo sto vendendo a qualcuno che ne fa una materia prima secondaria.
Per cui la raccolta differenziata, la riduzione di rifiuti devono consentire agli enti pubblici di ridurre i costi che oggi sostengono le popolazioni, la cittadinanza per i rifiuti e addirittura di farli trasformare in un introito per accrescere i proventi del loro bilancio, cosa necessaria per sostituire la tendenza suicida a riempire il bilancio svendendo il territorio come stanno facendo in questo periodo.
Sulle questioni tecniche ci sarà un’altra rela
Poi i comuni possono entrare anche nel piano della politica economico – occupazionale, si parlava delle filiere corte, bisogna valorizzare i prodotti del territorio, non è più concepibile che si facciano fare tutti questi chilometri dai prodotti perché è una questione che crea impatto ambientale che aumenta l’effetto serra e che toglie occupazione delle persone perché andiamo a supersfruttare dei lavoratori di popoli anche lontani che non vengono pagati per il giusto e che ci consentono di avere questi materiali che non fanno bene e non fanno tanto bene quanto costano poco!
Bisogna aumentare gli acquisti verdi da parte dei comuni, di prodotti in maniera ecocompatibile oltre che vicini dal punto di vista territoriale, bisogna che i comuni gestiscono in maniera seria i rifiuti organici delle mense scolastiche, ci sono degli sprechi che gridano vendetta al cospetto di Dio, ci sono delle quantità di cibo che vengono buttate impressionanti, questo cibo non può… vengono buttati interi plateau di materiale non toccato per chissà quale motivo sanitario che viene accampato, quando questo cibo potrebbe nutrire moltissime persone che hanno bisogno!
Quello che non può essere utilizzato per questo scopo, deve essere utilizzato per fare del compostaggio per arricchire di sostanza organica i suoli. Bisogna valorizzare un massimo le popolazioni contadine, dei piccoli contadini di prossimità e favorire il fatto che possano vendere i loro prodotti nelle città, superando tutti gli obblighi burocratici, partite Iva etc., perché sono comprensibili per le grandi aziende, ma per il piccolo contadino, azienda familiare non sono comprensibili.
Guardate che questo fenomeno dei mercati contadini, delle filiere corte è un fenomeno che sta avendo un grande sviluppo dappertutto, in tutti i paesi industriali avanzati, bisogna che chi di noi va nelle istituzioni, favorisca questo tipo di processo.
Due cose ancora e poi ho finito: la questione del traffico, bisogna da questo punto di vista impedire che vengano costruiti i parcheggi nei centri storici, fare parcheggi dei centri storici significa attivare del traffico nelle città, bisogna impedire che vengano fatti i parcheggi negli edifici di uffici e di fabbriche, perché questo significa incitare le persone ad andare a lavorare con l’automobile e non con i mezzi pubblici e bisogna trovare delle forme di mobilità alternativa, una delle cose fondamentali, non so per quale motivo sono stati tolti dalla circolazione sono i filobus, il mezzo di trasporto ecologico per eccellenza perché è un mezzo elettrico che non ha tutto il peso dalle batterie e prende l’elettricità dalla rete, il filobus è stato cancellato dalle nostre città, bisogna reintrodurre i filobus e meglio ancora sarebbe ancora reintrodurre dei filobus che prendono corrente, non da una linea aerea, ma da sotto l’asfalto perché se si ha l’alimentazione elettrica sotto l’asfalto, come si alimentano i filobus, si possono alimentare anche delle automobili elettriche che non hanno le batterie, bisogna affiancare ai mezzi pubblici collettivi una flotta di automobili pubbliche a uso privato che possono essere prese con una scheda pre-pagata, scaricabile e che possano essere lasciate dove una persona deve arrivare e che possano essere riutilizzate da altre persone.
Se l’elettrificazione avvenisse sotto l’asfalto, potremmo alimentare in maniera elettrica non soltanto dei pullman ma anche una flotta di auto pubbliche a uso privato.
Ci sono anche altri sistemi che dovremmo prendere in considerazione, in particolare c’è un gruppo di persone a Rimini che sta sperimentando un sistema di si chiama Jungo che è un sistema di autostop con tessera, questo consente di ridurre moltissimo il traffico, lo sta sperimentando questo sistema Jungo la Provincia di Trento, dovremmo analizzarlo con maggiore attenzione.
Infine il discorso dell’acqua, sul fatto che l’acqua deve essere pubblica penso che non dobbiamo neanche più discutere perché è una cosa talmente evidente e giusta che non dovremo più spenderci parole, ma non basta questo, credo che dovremo impegnarci molto per la riparazione degli acquedotti, noi abbiamo gli acquedotti che perdono fino al 40% di acqua, pompiamo l’acqua e la perdiamo, dobbiamo fare in maniera di non disperdere questa acqua e quindi un grosso impegno in questa direzione.
Credo che delle aziende che lavorino in una logica tipo delle Esco (Energy Service Company) possono supportare i comuni in questo tipo di iniziativa, mettere a posto gli acquedotti e guadagnare sul risparmio idrico conseguente al loro intervento, penso che una miriade… mi auguro che sia la più possibile la presenza di liste civiche nei nostri comuni perché non ci vuole molto, basta uno, due Consiglieri comunali, di fronte al vuoto uno o due Consiglieri comunali riescono a prendere le redini della situazione e a portare gli altri sulla propria strada perché questi non hanno idee, non sanno cosa fare!
Anche se il risultato elettorale dovesse essere limitato, sappiate che ognuno di noi che andrà in un Consiglio Comunale, vale per 10, perché l’importante è che abbia le idee chiare, che sappia fare delle proposte costruttive, che sappia trascinarsi dietro gli altri e credo che questa nostra presenza negli enti locali non soltanto può migliorare le condizioni di vita dei comuni in cui viviamo, ma possa dare una spinta molto grossa, più in generale per uscire dalla crisi con un recupero di occupazione qualificata, di senso del lavoro, di miglioramento dell’ambiente e quindi trasformare il pericolo che stiamo vivendo in una grande opportunità di cambiamento, grazie e arrivederci!"
Fonte articoloBisogna aumentare gli acquisti verdi da parte dei comuni, di prodotti in maniera ecocompatibile oltre che vicini dal punto di vista territoriale, bisogna che i comuni gestiscono in maniera seria i rifiuti organici delle mense scolastiche, ci sono degli sprechi che gridano vendetta al cospetto di Dio, ci sono delle quantità di cibo che vengono buttate impressionanti, questo cibo non può… vengono buttati interi plateau di materiale non toccato per chissà quale motivo sanitario che viene accampato, quando questo cibo potrebbe nutrire moltissime persone che hanno bisogno!
Quello che non può essere utilizzato per questo scopo, deve essere utilizzato per fare del compostaggio per arricchire di sostanza organica i suoli. Bisogna valorizzare un massimo le popolazioni contadine, dei piccoli contadini di prossimità e favorire il fatto che possano vendere i loro prodotti nelle città, superando tutti gli obblighi burocratici, partite Iva etc., perché sono comprensibili per le grandi aziende, ma per il piccolo contadino, azienda familiare non sono comprensibili.
Guardate che questo fenomeno dei mercati contadini, delle filiere corte è un fenomeno che sta avendo un grande sviluppo dappertutto, in tutti i paesi industriali avanzati, bisogna che chi di noi va nelle istituzioni, favorisca questo tipo di processo.
Due cose ancora e poi ho finito: la questione del traffico, bisogna da questo punto di vista impedire che vengano costruiti i parcheggi nei centri storici, fare parcheggi dei centri storici significa attivare del traffico nelle città, bisogna impedire che vengano fatti i parcheggi negli edifici di uffici e di fabbriche, perché questo significa incitare le persone ad andare a lavorare con l’automobile e non con i mezzi pubblici e bisogna trovare delle forme di mobilità alternativa, una delle cose fondamentali, non so per quale motivo sono stati tolti dalla circolazione sono i filobus, il mezzo di trasporto ecologico per eccellenza perché è un mezzo elettrico che non ha tutto il peso dalle batterie e prende l’elettricità dalla rete, il filobus è stato cancellato dalle nostre città, bisogna reintrodurre i filobus e meglio ancora sarebbe ancora reintrodurre dei filobus che prendono corrente, non da una linea aerea, ma da sotto l’asfalto perché se si ha l’alimentazione elettrica sotto l’asfalto, come si alimentano i filobus, si possono alimentare anche delle automobili elettriche che non hanno le batterie, bisogna affiancare ai mezzi pubblici collettivi una flotta di automobili pubbliche a uso privato che possono essere prese con una scheda pre-pagata, scaricabile e che possano essere lasciate dove una persona deve arrivare e che possano essere riutilizzate da altre persone.
Se l’elettrificazione avvenisse sotto l’asfalto, potremmo alimentare in maniera elettrica non soltanto dei pullman ma anche una flotta di auto pubbliche a uso privato.
Ci sono anche altri sistemi che dovremmo prendere in considerazione, in particolare c’è un gruppo di persone a Rimini che sta sperimentando un sistema di si chiama Jungo che è un sistema di autostop con tessera, questo consente di ridurre moltissimo il traffico, lo sta sperimentando questo sistema Jungo la Provincia di Trento, dovremmo analizzarlo con maggiore attenzione.
Infine il discorso dell’acqua, sul fatto che l’acqua deve essere pubblica penso che non dobbiamo neanche più discutere perché è una cosa talmente evidente e giusta che non dovremo più spenderci parole, ma non basta questo, credo che dovremo impegnarci molto per la riparazione degli acquedotti, noi abbiamo gli acquedotti che perdono fino al 40% di acqua, pompiamo l’acqua e la perdiamo, dobbiamo fare in maniera di non disperdere questa acqua e quindi un grosso impegno in questa direzione.
Credo che delle aziende che lavorino in una logica tipo delle Esco (Energy Service Company) possono supportare i comuni in questo tipo di iniziativa, mettere a posto gli acquedotti e guadagnare sul risparmio idrico conseguente al loro intervento, penso che una miriade… mi auguro che sia la più possibile la presenza di liste civiche nei nostri comuni perché non ci vuole molto, basta uno, due Consiglieri comunali, di fronte al vuoto uno o due Consiglieri comunali riescono a prendere le redini della situazione e a portare gli altri sulla propria strada perché questi non hanno idee, non sanno cosa fare!
Anche se il risultato elettorale dovesse essere limitato, sappiate che ognuno di noi che andrà in un Consiglio Comunale, vale per 10, perché l’importante è che abbia le idee chiare, che sappia fare delle proposte costruttive, che sappia trascinarsi dietro gli altri e credo che questa nostra presenza negli enti locali non soltanto può migliorare le condizioni di vita dei comuni in cui viviamo, ma possa dare una spinta molto grossa, più in generale per uscire dalla crisi con un recupero di occupazione qualificata, di senso del lavoro, di miglioramento dell’ambiente e quindi trasformare il pericolo che stiamo vivendo in una grande opportunità di cambiamento, grazie e arrivederci!"
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