Nonostante tutto il supporto che è stato dato loro, le istituzioni finanziarie non stanno ancora facendo molto con quei soldi.
Dopo tutto il denaro e gli altri aiuti che sono stati dati alle banche o rubati ai privati, le banche non stanno ancora concedendo abbastanza prestiti per fare la differenza, in questa economia disastrata.
Il Wall Stree Journal riporta che le maggiori istituzioni finanziarie “hanno dato vita o comunque rifinanziato un totale di 226.3 miliardi di dollari di prestiti in ottobre. Nel mese di febbraio quella cifra era caduta a 174.2 miliardi di dollari”. Le sole tre strutture che hanno concesso un numero maggiore di “prestiti in febbraio rispetto a ottobre sono state la BB&T Corp., una banca regionale con sede a Winston-Salem, nella Carolina del Nord; il gigante di Wall Street Morgan Stanley e la State Street Corp., una società di Boston che fornisce i suoi servizi finanziari principalmente alle istituzioni e a soggetti abbienti”.
Verrebbe da pensare che, visto che le banche possono prendere denaro a prestito dal governo ad un tasso d’interesse vicino allo zero per cento e lo concedono in prestito ad un tasso che va dal 4 a 5, dovrebbero aprire la porta e buttare moneta nelle braccia di un passante qualunque che abbia un’aria vagamente solvibile, ma non lo fanno.
Le banche sostengono che il loro problema è la morte della richiesta di prestiti. Gli acquirenti di prima casa, con l’enorme regalo di liquidità fatto loro dal governo, forse potrebbero avere delle ragioni per comprare. E i proprietari di casa finanziariamente stabili stanno ottenendo nuovi finanziamenti a tassi più bassi. Ma nello sforzo di portare l’economia a girare di nuovo questo non conta molto.
Poche altre cose possono far scattare la molla. Molti consumatori hanno contratto così tanti debiti che l’idea è impensabile. Altri non capiscono come potrebbero investire i loro soldi con profitto. Forse comprando nuove cose tecnologiche quando quelle che hai sono ancora inutilizzate? Investire in titoli industriali non è una cattiva idea – a meno che la società che emette questi titoli improvvisamente non sospenda i pagamenti e scivoli nella bancarotta.
Per molte persone è giunta l’ora di trovare un riparo. Se vanno al centro commerciale, è solo per guardare le vetrine. Quindi le banche potrebbero avere una ragione.
D’altro canto, le banche potrebbero essere riluttanti al prestito perché più mutui concedono, più capitale devono mettere a sostegno dei mutui stessi nel caso in cui vadano male. Il timore o l’avidità potrebbero portarle ad accumulare i soldi invece che a concederli in prestito.
Un’altra possibilità è che le banche possano aver trovato nuove vie per rubare denaro, attività più redditizia del prestito. Il comportamento delle banche è stato così ingannevole, falso, così disonesto e disdicevole che nessun comportamento può essere classificato come intelligente. Non ci si può fidare dei bastardi.
Più di recente, alcune banche hanno migliorato la loro reputazione annunciando profitti quadrimestrali raggiunti non attraverso progetti di business ma con una magica attività di accounting. Esse sono state premiate per questa scorrettezza vedendo i loro stock buttati giù dagli investitori.
Adesso tocca a Neil Barofsky, ispettore generale per il Troubled Asset Relief Program (TARP) *. Egli ha fatto notare che il modo in cui questo programma è condotto dal Ministero del Tesoro lo rende vulnerabile a enormi fregature, e se un imbroglio ci deve essere, potete scommetterci che le banche ci entreranno dentro.
Niente di questo promette bene per quell’aumento dei prestiti che dicono ci serve per fare in modo che la gente e gli affari inizino a fare acquisti di nuovo. Un economista conservatore di Harvard, Gregory Mankiw, che era solito consigliare il presidente Gorge W. Bush, sta giocherellando con l’idea dei tassi d’interesse negativi. In quel regime, se chiedi a prestito 100$ devi renderne solo 97$. Coloro i quali si trovano a dover chiedere a prestito farebbero la fila per un affare del genere – chi i prestiti li concede un po’ meno. Se chi concede si trova a perdere il 3 per cento su ogni prestito, questo concedente deve essere il governo. Provate a vendere questa teoria a un pubblico che si sta facendo ogni giorno più arrabbiato con i piani di assistenza, i sostegni alle banche, gli aiuti del TARP, gli incentivi economici e altri regali fatti agli imprenditori, principali responsabili per il mare di disperazione in cui noi oggi ci troviamo.
Se la politica del tasso d’interesse negativo manca di sicurezza, Mankiw ha un modo per aggirare il problema. “Se tutto questo appare bizzarro, c’è un modo più prosaico di ottenere un tasso d’interesse negativo: attraverso l’inflazione…se i tassi d’interesse nominali rimanessero a zero, il tasso reale – ovvero il tasso d’interesse misurato in potere d’acquisto- potrebbe diventare negativo. Se la gente riponesse fiducia nel fatto che può ripagare il proprio mutuo a tasso zero in dollari svalutati, essi troverebbero incentivi significativi per prendere soldi a prestito e spendere”.
Lo Zimbabwe ha seguito la strada dell’inflazione, e potete vedere cos’è successo: al 231 milioni per cento, lo Zimbabwe ha il tasso d’inflazione più alto al mondo. I prezzi alle stelle hanno reso le necessità di base fuori dalla portata di milioni di persone. E ora le persone sono costrette a mangiare la polvere e a staccare la corteccia dagli alberi.
DI NICHOLAS VON HOFFMAN
* Il TARP è un programma adottato dal governo degli Stati Uniti che prevede l’acquisto di azioni e quote di capitale dalle istituzioni finanziarie al fine di rafforzare il settore finanziario. E’ lo strumento a cui il governo a fatto ampiamente ricorso nel 2008 per far fronte alla crisi dei mutui ipotecari (fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/TARP). NdT
Nicholas von Hoffman è l’autore di A Devil's Dictionary of Business, ora anche in versione economica. E’ autore di tredici libri, compreso “Citizen Cohn”, e vincitore mancato del premio Pulitzer.
Dopo tutto il denaro e gli altri aiuti che sono stati dati alle banche o rubati ai privati, le banche non stanno ancora concedendo abbastanza prestiti per fare la differenza, in questa economia disastrata.
Il Wall Stree Journal riporta che le maggiori istituzioni finanziarie “hanno dato vita o comunque rifinanziato un totale di 226.3 miliardi di dollari di prestiti in ottobre. Nel mese di febbraio quella cifra era caduta a 174.2 miliardi di dollari”. Le sole tre strutture che hanno concesso un numero maggiore di “prestiti in febbraio rispetto a ottobre sono state la BB&T Corp., una banca regionale con sede a Winston-Salem, nella Carolina del Nord; il gigante di Wall Street Morgan Stanley e la State Street Corp., una società di Boston che fornisce i suoi servizi finanziari principalmente alle istituzioni e a soggetti abbienti”.
Verrebbe da pensare che, visto che le banche possono prendere denaro a prestito dal governo ad un tasso d’interesse vicino allo zero per cento e lo concedono in prestito ad un tasso che va dal 4 a 5, dovrebbero aprire la porta e buttare moneta nelle braccia di un passante qualunque che abbia un’aria vagamente solvibile, ma non lo fanno.
Le banche sostengono che il loro problema è la morte della richiesta di prestiti. Gli acquirenti di prima casa, con l’enorme regalo di liquidità fatto loro dal governo, forse potrebbero avere delle ragioni per comprare. E i proprietari di casa finanziariamente stabili stanno ottenendo nuovi finanziamenti a tassi più bassi. Ma nello sforzo di portare l’economia a girare di nuovo questo non conta molto.
Poche altre cose possono far scattare la molla. Molti consumatori hanno contratto così tanti debiti che l’idea è impensabile. Altri non capiscono come potrebbero investire i loro soldi con profitto. Forse comprando nuove cose tecnologiche quando quelle che hai sono ancora inutilizzate? Investire in titoli industriali non è una cattiva idea – a meno che la società che emette questi titoli improvvisamente non sospenda i pagamenti e scivoli nella bancarotta.
Per molte persone è giunta l’ora di trovare un riparo. Se vanno al centro commerciale, è solo per guardare le vetrine. Quindi le banche potrebbero avere una ragione.
D’altro canto, le banche potrebbero essere riluttanti al prestito perché più mutui concedono, più capitale devono mettere a sostegno dei mutui stessi nel caso in cui vadano male. Il timore o l’avidità potrebbero portarle ad accumulare i soldi invece che a concederli in prestito.
Un’altra possibilità è che le banche possano aver trovato nuove vie per rubare denaro, attività più redditizia del prestito. Il comportamento delle banche è stato così ingannevole, falso, così disonesto e disdicevole che nessun comportamento può essere classificato come intelligente. Non ci si può fidare dei bastardi.
Più di recente, alcune banche hanno migliorato la loro reputazione annunciando profitti quadrimestrali raggiunti non attraverso progetti di business ma con una magica attività di accounting. Esse sono state premiate per questa scorrettezza vedendo i loro stock buttati giù dagli investitori.
Adesso tocca a Neil Barofsky, ispettore generale per il Troubled Asset Relief Program (TARP) *. Egli ha fatto notare che il modo in cui questo programma è condotto dal Ministero del Tesoro lo rende vulnerabile a enormi fregature, e se un imbroglio ci deve essere, potete scommetterci che le banche ci entreranno dentro.
Niente di questo promette bene per quell’aumento dei prestiti che dicono ci serve per fare in modo che la gente e gli affari inizino a fare acquisti di nuovo. Un economista conservatore di Harvard, Gregory Mankiw, che era solito consigliare il presidente Gorge W. Bush, sta giocherellando con l’idea dei tassi d’interesse negativi. In quel regime, se chiedi a prestito 100$ devi renderne solo 97$. Coloro i quali si trovano a dover chiedere a prestito farebbero la fila per un affare del genere – chi i prestiti li concede un po’ meno. Se chi concede si trova a perdere il 3 per cento su ogni prestito, questo concedente deve essere il governo. Provate a vendere questa teoria a un pubblico che si sta facendo ogni giorno più arrabbiato con i piani di assistenza, i sostegni alle banche, gli aiuti del TARP, gli incentivi economici e altri regali fatti agli imprenditori, principali responsabili per il mare di disperazione in cui noi oggi ci troviamo.
Se la politica del tasso d’interesse negativo manca di sicurezza, Mankiw ha un modo per aggirare il problema. “Se tutto questo appare bizzarro, c’è un modo più prosaico di ottenere un tasso d’interesse negativo: attraverso l’inflazione…se i tassi d’interesse nominali rimanessero a zero, il tasso reale – ovvero il tasso d’interesse misurato in potere d’acquisto- potrebbe diventare negativo. Se la gente riponesse fiducia nel fatto che può ripagare il proprio mutuo a tasso zero in dollari svalutati, essi troverebbero incentivi significativi per prendere soldi a prestito e spendere”.
Lo Zimbabwe ha seguito la strada dell’inflazione, e potete vedere cos’è successo: al 231 milioni per cento, lo Zimbabwe ha il tasso d’inflazione più alto al mondo. I prezzi alle stelle hanno reso le necessità di base fuori dalla portata di milioni di persone. E ora le persone sono costrette a mangiare la polvere e a staccare la corteccia dagli alberi.
DI NICHOLAS VON HOFFMAN
* Il TARP è un programma adottato dal governo degli Stati Uniti che prevede l’acquisto di azioni e quote di capitale dalle istituzioni finanziarie al fine di rafforzare il settore finanziario. E’ lo strumento a cui il governo a fatto ampiamente ricorso nel 2008 per far fronte alla crisi dei mutui ipotecari (fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/TARP). NdT
Nicholas von Hoffman è l’autore di A Devil's Dictionary of Business, ora anche in versione economica. E’ autore di tredici libri, compreso “Citizen Cohn”, e vincitore mancato del premio Pulitzer.
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