04/05/09

LA RECESSIONE TEDESCA RISCHIA DI DIVENTARE ESPLOSIVA

CON L'APPROSSIMARSI DELLA SECONDA CRISI BANCARIA

Michael Sommer, leader della DGB (Deutscher Gewerkschaftsbund, la Federazione dei sindacati dei lavoratori tedeschi), ha definito l'ultima ondata di licenziamenti una "dichiarazione di guerra” contro i lavoratori. "Non è più possibile controllare il disagio sociale", ha affermato.

Gesine Schwan, candidata alle elezioni presidenziali per i socialdemocratici, ha dichiarato: "Questo stato d'animo rischia di diventare esplosivo se il governo non intraprende azioni drastiche".

Mentre le autorità si sono tardivamente accordate sulla creazione di una "bad bank" per assorbire i mutui tossici e dare stabilità al sistema creditizio, all'orizzonte si prospettano quasi sicuramente ulteriori problemi finanziari.

Independent Credit View, la società svizzera che si occupa di consulenza sulla valutazione del rischio, sostiene che per quest'anno è fortemente probabile che una "seconda ondata" di stress da debito colpisca il Regno Unito e l'Europa, non appena le agitazioni del mercato si sposteranno dai titoli ipotecari ai tradizionali prestiti bancari. Un dettagliato test dello stress, effettuato su 17 creditori, a livello mondiale, ha messo in evidenza che le banche europee hanno riserve inferiori alle banche statunitensi e questo conferisce alle prime un'acuta vulnerabilità rispetto alla imminente fase di crescenti inadempimenti. "Il rischio maggiore è proprio in Europa", afferma Peter Jeggli, fondatore di Credit View.

Deutsche Bank dispone di riserve per coprire un tasso di inadempimento di 0,7 % a fronte di “asset non-performing” (NPA) a 1,67 % [Gli NPA sono prestiti, od obbligazioni, che non vengono onorati, in pratica che non danno alcun guadagno al prestatore. N.d.r.] , RBS dispone di riserve per 1,23 % a fronte di NPA a 2,43 %, infine Credit Agricole è a 2,63 % a fronte di NPA a 3,64 %. Nessuno ha messo da parte abbastanza denaro.

Al contrario, Citigroup dispone di riserve per 4 % a fronte di NPA a 3,22 %, mentre JP Morgan si attesta su 3,11 % con NPA a 1,95 %.

"Le banche statunitensi sono distanti dalla curva. Le banche europee sono esposte all'immobiliare commerciale statunitense e ai problemi in Europa dell'Est e in Spagna, dove la situazione sta diventando drammatica. Noi riteniamo che le casse di risparmio spagnole siano realmente in serie difficoltà e che necessitino di un aiuto governativo", ha affermato Jeggli.

Il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato che finora le banche europee hanno sottoscritto una svalutazione per 154 miliardi di dollari (105 miliardi di sterline) di crediti inesigibili, ossia il 17 % delle probabili perdite per 900 miliardi di dollari entro il 2010. Le banche statunitensi hanno invece sottoscritto per lo stesso periodo 510 miliardi di dollari, vale a dire il 48 % del danno previsto.

Gli analisti sostengono che la risposta più rapida degli Stati Uniti ha dato l'impressione che le loro banche fossero in condizioni peggiori, ma che, in realtà, è questione di tempo e di "illusione di trasparenza". L'Europa rischia di ripetere gli errori commessi dal Giappone negli anni '90 quando le banche tennero nascoste le perdite e ritardarono gli interventi di risanamento.

Le banche europee sono esposte a tutta una serie di bolle dai molteplici aspetti. Non solo registrano gravi perdite derivanti dal mercato statunitense delle proprietà, ma si trovano anche a fare fronte al collasso del boom dei crediti in casa propria e alle perdite derivanti dagli elevati livelli dei debiti aziendali nell'eurozona.

Jeggli ha dichiarato che i Paesi anglosassoni e la Svizzera hanno dato inizio alla crisi finanziaria perché le loro banche aveva investito in modo massiccio nelle obbligazioni. In qualità di strumenti negoziabili, quando sono iniziati i problemi, queste hanno subito un crollo vertiginoso e sono state costrette a grosse svalutazioni dei loro titoli in base alle regole del mark-to-market.

Perché in Europa questa situazione emerga per i prestiti bancari tradizionali è necessario più tempo e si inserisce nel ciclo non appena si verifica un aumento degli inadempimenti. La gravità della recessione in Europa non lascia nessun dubbio: questa volta le perdite saranno enormi.

DI AMBROSE PRITCHARD-EVANS

Fonte articolo

Stop al consumo di territorio
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