05/05/09

L’inceneritore di Albano e le proteste dei cittadini

Roncigliano è una località del comune di Albano Laziale in provincia di Roma situata inceneritorenell’area dei Castelli Romani. Il territorio di Albano Laziale è con la sua estensione di 23.80 km2 uno dei più grandi dei Colli Albani. La principale risorsa idrografica del territorio albanense è il Lago Albano, un piccolo bacino prosciugato nel corso dei secoli in parte per mano dell’uomo. Una piccola parte del territorio comunale di Albano Laziale è inclusa nel perimetro del parco regionale dei castelli romani. In passato l’intero territorio comunale era situato all’interno del parco, ma le aree furono ridotte per motivi legati all’espansione edilizia e della cementificazione. Il verde pubblico urbano presente all’interno del centro storico e, in maniera minore anche nei centri abitati di Cecchina e Pavona, rende Albano uno dei comuni più verdi dei Castelli Romani.

La discarica, costruita negli anni ‘80 fu concepita come impianto da un massimo di sei invasi, ma nel dicembre 2007 è stata diffusa la notizia della costruzione del settimo invaso secondo un comunicato stampa di legambiente. Nel gennaio 2008 hanno iniziato a rincorrersi notizie, via via sempre più insistenti e accreditate che a Roncigliano sarebbe stato realizzato un inceneritore per smaltire i rifiuti, in vista dell’imminente chiusura della discarica stessa, ormai giunta a saturazione, e di quella di Malagrotta a Roma. Si è costituito immediatamente un Comitato “No Inceneritore” che ha preso decisamente in mano le proteste dei residenti nella zona.

L’i inceneritore è un impianto principalmente utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti mediante un processo di combustione ad alta temperatura che dà come prodotti finali prodotti gassosi, ceneri e polveri. In poche parole il prodotto viene bruciato lasciando gas nocivi andando a lesionare la salute dell’ambiente e degli esseri umani.Negli impianti più moderni, il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene recuperato e utilizzato per produrre vapore, poi utilizzato per la produzione di energia elettrica. Questi impianti con tecnologie per il recupero vengono indicati col nome di termovalorizzatori. Il termine termovalorizzatore è talvolta criticato in quanto può ingannare le persone. Infatti, secondo le più moderne teorie sulla corretta gestione dei rifiuti gli unici modi per “valorizzare” veramente un rifiuto sono prima di tutto il riuso e poi il riciclo.

In Olanda sorgono alcuni fra i più grandi inceneritori d’Europa, che permettono di smaltire fino a un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti all’anno (33% del totale). Comunque la politica, oltre a porsi l’obiettivo di ridurre il trasporto in discarica di rifiuti recuperabili, è quella di bruciare sempre meno rifiuti a favore di prevenzione, riciclo e riuso. Come dire, l’Italia inizia a Bruciare e l’Europa a riciclare. In Italia e precisamente alle porte di Brescia c’è uno dei termovalorizzatori più grandi d’Europa che è stato coinvolto in due violazioni di direttive europee, con la successiva condanna dell’Ue nell’ottobre del 2006.

Nel gennaio del 2008 l’inceneritore di Terni (ristrutturato nel 1998) è stato posto sotto sequestro in quanto i gestori avrebbero nascosto emissioni gassose e nelle acque di scarico pesantemente fuori norma con alte concentrazioni di mercurio, cadmio, diossine, acido cloridrico. Sarebbero inoltre stati bruciati in più occasioni persino rifiuti radioattivi di origine ospedaliera e non solo. A Colleferro è stato posto sotto sequestro l’impianto. Mentre l’impianto di Brindisi è stato chiuso in seguito ad un filone che vedeva oggetto di inchiesta la manomissione dei sistemi di controllo delle emissioni.

In Italia la gestione dei rifiuti è piuttosto problematica e và differenziandosi da regione a regione. L’infiltrazione della criminalità e in non uso delle tecniche di riciclo e riutilizzo porta alla cattiva gestione della cosa pubblica, alla speculazione ed a traffici illeciti. Gli interessi per un inceneritore sono tanti e per questo spesso non si accettano e vengono scartate immediatamente soluzioni diverse che potrebbero portare alla risoluzione del problema nel miglior modo possibile.

Non ascoltando i cittadini che chiedevano più sicurezza, il 29 dicembre 2008 ad Albano sono iniziati i lavori per la costruzione del nuovo impianto. I cittadini, quando la giunta regionale ha approvato la costruzione dell’inceneritore, non hanno esitato a difendere il loro territorio sollevando le loro perplessità sui danni all’ambiente ed alla salute dell’uomo con seri rischi di compromettere l’agricoltura e gli allevamenti. Hanno lamentato che l’inceneritore sottrarrà acqua al territorio circostante ed inquinerà falde acquifere. I cittadini tendono però a precisare che le alternative ci sono e sono favorevoli all’uomo ecologicamente ed economicamente. Ad esempio si propone la raccolta differenziata e i sistemi di trattamento rifiuti “ a freddo” a riciclo del 100%. Il riciclo con il fine del recupero dei materiali non è molto costoso e soprattutto non inquinante. Ci sono sparse per l’Italia aziende che si occupano proprio del riciclo dei materiali. L’attività del centro riciclo “consiste nel ricevere le frazioni secche riciclabili dei rifiuti urbani e assimilati, selezionare i materiali in base alla composizione merceologica, compiere le operazioni necessarie per la riduzione volumetrica, gestire la fase di destinazione in uscita delle singole tipologie di materiali che, in relazione alla possibilità di riutilizzo, vengono consegnati a impianti di seconda lavorazione o a specifiche aziende che impiegano i materiali nei loro cicli produttivi”.

Il comitato “no inceneritore” con un comunicato di mercoledì 29 aprile ci dichiara che “ Gli uffici competenti della regione, a marzo 2008, hanno emesso una prima Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) negativa che, formalmente, bloccava ogni autorizzazione definitiva all’ impianto” e che “la Asl locale, con un documento di poche settimane fa, ha preso posizione a riguardo ritenendo l’impianto incompatibile con la condizione ambientale della zona. Si legge infatti che l’ inquinamento ambientale che produrrebbe l’inceneritore unito allo sfruttamento e inquinamento della falda acquifera - già drasticamente compromessa - lo rendono insostenibile per il territorio dei castelli romani”. Il Comitato precisa che nonostante tutto il PD di Marrazzo e Di Carlo, le compagnie industriali di Cerroni, AMA e ACEA sono riusciti a far approvare l’impianto.
“Ci sono riusciti – afferma il comunicato - modificando illecitamente la prima via, ottenendo così un parere “favorevole” nell’ ottobre 2008. Ci sono riusciti facendo approvare l’ impianto alla conferenza dei servizi lo scorso 20 aprile ignorando le preoccupanti osservazioni della Asl di Albano e bypassandole con i pareri del dott. Perucci (epidemilogo di fiducia di Marrazzo, già autore delle autorizzazioni per la discarica e l’inceneritore di Malagrotta - sempre di proprietà del sig. Cerroni), ignorando le posizioni dei comuni e quelle delle popolazioni locali” Conducono a termine confermando che non freneranno la loro battaglia e che sono pronti ad impedire l’inizio dei lavori.

di Onori Andrea

Fonte articolo
Stop al consumo di territorio
La Casta dei giornali
Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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