gliata più volte con tante persone.
Con l'avvento della crisi, molti hanno profetizzato invasioni dal Terzo Mondo, sbarchi in massa di disperati in fuga dalla fame più nera. Uno spettacolo apocalittico, che però non regge ad un'analisi che non sia di pancia.
La verità è che la c
risi è tutta nostra. E' una crisi finanziaria, anzitutto, che poi a cascata colpisce un sistema economico puntellato ormai sul nulla. Sovrapproduzione, denaro finto, globalizzazione selvaggia, consumi insensati di prodotti senza capo né coda. Questo è ciò che va davvero in crisi.
L'immigrazione ne era una logica conseguenza: chi mangia un pugno di riso al giorno ha solo da guadagnare trasferendosi nei Paesi "sviluppati". Lo sfruttamento consente salari comunque ottimi rispetto ai Paesi di provenienza, e la guerra tra poveri fa sì che i governi, se da una parte tuonano contro l'immigrazione selvaggia, dall'altra la favoriscano per compiacere le imprese.
Ora il meccanismo si è inceppato. Non c'è più consumo, né produzione: non servono più neanche gli sfruttati. Cosa fareste voi, al loro posto? A casa un pugno di riso è garantito, e la crisi non colpisce chi vive di autoproduzione o di piccolo commercio locale. Inoltre, quando si è ridotti alla sopravvivenza, è sempre molto più prudente nuotare nel proprio mare anziché in quello altrui, dove si è anche malvisti. In fin dei conti, erano qui per guadagnare e non per farci dispetto.
Il Wall Street Journal conferma appunto l'inversione di tendenza: gli immigrati tornano a casa. I messicani tornano in Messico dagli USA, i bengalesi fanno le valigie e lasciano l'inferno di Dubai, i vietnamiti abbandonano Singapore, gli indonesiani salutano per sempre la Corea e la Malesia. E in Europa? Dati e cifre alla mano, il WSJ testimonia un crollo del 55% dell'emigrazione interna (dall'Europa Orientale a quella Occidentale). Alcuni Paesi, come Spagna e Giappone, offrono addirittura incentivi per tornare a casa agli immigrati rimasti senza lavoro. Incentivi accettati più che volentieri: probabilmente sarebbero partiti lo stesso.
Molti si rallegreranno di tale tendenza. Sarà la fine del "problema immigrati", i pochi posti di lavoro rimasti dovremo contenderceli solo fra di noi, e anche i politici avranno un'arma demagogica in meno per ottenere il nostro voto. Quello che rimane, però, è un sottile amaro in bocca e la sensazione di assistere ai topi che abbandonano la nave che affonda.
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