(A sinistra: i danari impegnati dagli Usa per affrontare l’attuale crisi economica. A destra: le principali spese Usa degli ultimi 206 anni. Fonte: Barry Ritholtz)
Ma quanti sono, esattamente, 15 trilioni di dollari? Beh, in numeri, si tratta di una cifra quasi illeggibile 15.000.000.000.000. E in teoria basterebbero per comprare più di trenta volte il prodotto interno lordo di un piccolo Stato come l’Austria (che ammonta a “soli”, si fa per dire, 423.4 miliardi di dollari); o più di 7 volte il Pil dell’Italia (1.821 miliardi di dollari); o ancora più di 5 volte la ricchezza prodotta dalla Germania, locomotiva d’Europa (2.863 miliardi di dollari). Ma in pratica - e fuori dalle ipotesi di scuola - questi 15 trilioni sono i soldi messi in campo dagli Stati Uniti (e finiti sul groppone dei contribuenti americani) per far fronte alla crisi economica. E salvare - banche, in primis - tutto il salvabile.
Ad armarsi di pallottoliere - e a calcolare questa montagna impronunciabile e innimmaginabile di dollari - è stato Barry Ritholtz. Cioè un noto analista e commentatore economico (che lavora qui; ed è spesso ospite, in veste di commentatore, delle varie Cnbc, Bloomberg television, Fox, Pbs, Cnn). In breve: non proprio uno sprovveduto. Che - sommando sommando - è arrivato alla conclusione che in effetti (e come ha scritto sul suo blog) è proprio così:
In just about one short year (March 2008 - March 2009), the bailouts managed to spend far in excess of nearly every major one time expenditure of the USA, including WW1&2 (omitted from graphic), the moon shot, the New Deal, total NASA budgets (omitted from graphic), Iraq, Viet Nam and Korean wars — COMBINED.
Nell’arco di un breve anno (Marzo 2008 - Marzo 2009), i salvataggi sono riusciti a costare ben più di quasi tutte le maggiori spese degli Usa, incluse la prima e la seconda guerra mondiale, lo sbarco sulla luna, il New Deal, i budget della Nasa, le guerre in Iraq, Viet Nam e Corea MESSE ASSIEME.
Ovvero: i 15 trilioni di cui sopra. Che, ha scritto Ritholtz, sono dati dal costo totale per i contribuenti di tutti i danari spesi, prestati, presi a prestito, garantiti o altrimenti impegnati da governo, banca centrale e compagnia cantante. Danari che l’analista e commentatore tivù - per dare un’idea - ha fotografato nel grafico che vedete in cima al post. Grafico che appunto mette a confronto il costo dei cosiddetti bailout (i “salvataggi”, appunto) con le principali spese sostenute negli ultimi 206 anni dagli Stati Uniti.
Domanda obbligata: ma si tratta di un calcolo corretto? Chi scrive si permette di sollevare un dubbio. E ci tiene a ricordare che - secondo la Cnn - gli States avrebbero impegnato molto meno - ma anche in questo caso “meno” per modo di dire - danaro: circa 10,5 trilioni di dollari. Ma sia come sia - e al netto del fatto che si tratta di cifre probabilmente non calcolate in modo omogeneo - restano non una, ma due certezze. La prima che si tratta comunque di cifre paragonabili all’intera ricchezza prodotta in un anno dalla prima economia al mondo (il Pil Usa è di circa 14 trilioni di dollari). La seconda che si tratta pur sempre di una montagna di denaro. E di un problema enorme. Talmente enorme che se l’amministrazione Obama - ministro del Tesoro, Timothy Geithner, in testa - riuscirà a farlo scomparire, meriterà ben più di un premio nobel per l’economia. Per questa non è roba da menzione d’onore nei libri di economia e storia (americana). E’ roba da mago Houdini.
P.S. Ancora due cose. La prima: onore al merito di Phastidio - al secolo il blogger ed economista Mario Seminerio - che in questi mesi ha tirato fuori e raccontato agli italiani entrambe le perle citate nel post (come potete leggere qui e qui). La seconda: sempre a proposito di mettere insieme i pezzi del puzzle di una crisi economica che ormai dura da due anni: oggi abbiamo parlato di debito; ieri di fallimenti. Per cui - e se volete avere una visione di insieme - date un’occhiata qui.
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