03/06/09

Il terremoto è agli sgoccioli


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Ieri mattina alle 9.30, Giuliani mi stava raccontando di come dalla sera prima i suoi strumenti indicassero un imminente forte sisma, almeno un sei di magnitudo, dall'altra parte del pianeta. Alla fine del nostro colloquio, durato fino alle undici - che metterò online in più parti - arriva una telefonata. Un sisma di grado 6.5 si era verificato circa alle 4.17 (ora italiana) nei pressi delle Isole Vanuatu, nel Pacifico. Ho visto una venatura di comprensibile soddisfazione allargarsi come una faglia sul suo volto, mentre un collaboratore gli comunicava la notizia.

La crosta sotto a L'Aquila è molto giovane ed ha uno spessore di venti o trenta chilometri appena. In altre zone, lo strato di roccia solida che galleggia sul mantello può arrivare anche a un centinaio di chilometri, sotto le grandi catene montuose. Quando l'Africa ci schiaccia contro l'Europa, l'Abruzzo scricchiola. E' come stare in piedi su un autobus all'ora di punta, circondati da giocatori di rugby grandi e grossi il doppio di noi.

La buona notizia è che, secondo Giuliani, la catena di eventi sismici che hanno colpito L'Aquila negli ultimi mesi ha le stesse caratteristiche di quella che si è verificata nel 1300 e nel 1700. Entro al massimo un paio di mesi dovrebbe tornare in letargo e darci una nuova opportunità di costruire edifici che rispettino le normative europee in materia di prevenzione. Una casa deve poter attraversare illesa un terremoto del sesto grado, e deve riportare solo lievi danni con un sisma dell'ottavo grado. Ovvio, che la stessa casa deve essere costruita lontana dalle faglie.

Dove sono le faglie lo sanno i geologi, ma i geologi sostengono di non essere stati interpellati durante la stesura dei piani per la ricostruzione. E' come se un pirata non consultasse la mappa del tesoro, o come se un astrofisico ignorasse volutamente le carte celesti.

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Stop al consumo di territorio
La Casta dei giornali
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