Gioacchino Genchi riavrà finalmente il suo archivio. Perché non ha commesso illeciti nell’esercizio delle sue funzioni, ma ha semplicemente rispettato le indicazioni dell’allora pubblico ministero Luigi de Magistris.
Come ha sempre fatto, d’altronde, da vent’anni a questa parte con altri pm e con altre procure.
Lo ha deciso la quinta sezione penale della Cassazione, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore generale Francesco Salzani che questa mattina ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura di Roma contro il dissequestro deciso dal Tribunale del Riesame lo scorso 8 aprile. Quando un’ordinanza aveva scagionato Genchi da tutte le accuse mosse contro di lui predisponendo la restituzione del materiale sequestrato il 13 marzo nell’ambito di un’operazione disposta dai procuratori Toro e Rossi ed eseguita dagli uomini del reparto tecnico del Ros di Roma, guidati dal colonnello Pasquale Angelosanto.
In quell’occasione, nonostante la delibera del Tribunale, la procura romana aveva sorprendentemente deciso di non restituire al consulente la documentazione sottratta. Con un vero e proprio atto di “eversione giudiziaria”, come lo aveva definito lo stesso Genchi, aggravata dal fatto che negli atti portati via vi erano anche acquisizioni importantissime riguardanti proprio gli stessi magistrati che avevano eseguito il sequestro. Solo l’ultimo atto di una vicenda senza precedenti, montata ad arte nel clamore del mainstream mediatico e puntualmente sgonfiata nel silenzio delle aule di Giustizia.
Ora la Suprema Corte ha messo finalmente la parola fine ad un capitolo di questa assurda storia, che si chiuderà domani quando la sesta sezione penale prenderà in esame anche il secondo ricorso presentato dalla Procura di Roma, contro il dissequestro dell’archivio disposto sempre dal Riesame e sempre nel mese di aprile, ma in riferimento all’ipotesi di reato di abuso d’ufficio in relazione all’inchiesta Why Not e per alla presunta illecita raccolta di tabulati, anche riconducibili a parlamentari. Mentre il ricorso di stamattina era riferito all’accusa (infondata) di accesso abusivo al sistema informativo dell’Agenzia delle Entrate.
“Ho sempre avuto fiducia nella giustizia – ci ha detto Genchi in un commento a caldo - e con questo spirito mi sono presentato davanti ai miei giudici. Sono certo che questa vicenda sarà chiarita con l’accertamento delle vere responsabilità dei pupari che l’hanno determinata al solo scopo di sottrarsi alle loro responsabilità.
Alla legittima aspirazione di ogni cittadino ad una ‘giustizia giusta’ e veloce – ha quindi concluso - si aggiunge l’esigenza che la legge sia ‘uguale per tutti’.”
Come ha sempre fatto, d’altronde, da vent’anni a questa parte con altri pm e con altre procure.
Lo ha deciso la quinta sezione penale della Cassazione, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore generale Francesco Salzani che questa mattina ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura di Roma contro il dissequestro deciso dal Tribunale del Riesame lo scorso 8 aprile. Quando un’ordinanza aveva scagionato Genchi da tutte le accuse mosse contro di lui predisponendo la restituzione del materiale sequestrato il 13 marzo nell’ambito di un’operazione disposta dai procuratori Toro e Rossi ed eseguita dagli uomini del reparto tecnico del Ros di Roma, guidati dal colonnello Pasquale Angelosanto.
In quell’occasione, nonostante la delibera del Tribunale, la procura romana aveva sorprendentemente deciso di non restituire al consulente la documentazione sottratta. Con un vero e proprio atto di “eversione giudiziaria”, come lo aveva definito lo stesso Genchi, aggravata dal fatto che negli atti portati via vi erano anche acquisizioni importantissime riguardanti proprio gli stessi magistrati che avevano eseguito il sequestro. Solo l’ultimo atto di una vicenda senza precedenti, montata ad arte nel clamore del mainstream mediatico e puntualmente sgonfiata nel silenzio delle aule di Giustizia.
Ora la Suprema Corte ha messo finalmente la parola fine ad un capitolo di questa assurda storia, che si chiuderà domani quando la sesta sezione penale prenderà in esame anche il secondo ricorso presentato dalla Procura di Roma, contro il dissequestro dell’archivio disposto sempre dal Riesame e sempre nel mese di aprile, ma in riferimento all’ipotesi di reato di abuso d’ufficio in relazione all’inchiesta Why Not e per alla presunta illecita raccolta di tabulati, anche riconducibili a parlamentari. Mentre il ricorso di stamattina era riferito all’accusa (infondata) di accesso abusivo al sistema informativo dell’Agenzia delle Entrate.
“Ho sempre avuto fiducia nella giustizia – ci ha detto Genchi in un commento a caldo - e con questo spirito mi sono presentato davanti ai miei giudici. Sono certo che questa vicenda sarà chiarita con l’accertamento delle vere responsabilità dei pupari che l’hanno determinata al solo scopo di sottrarsi alle loro responsabilità.
Alla legittima aspirazione di ogni cittadino ad una ‘giustizia giusta’ e veloce – ha quindi concluso - si aggiunge l’esigenza che la legge sia ‘uguale per tutti’.”
Fonte articolo
Nessun commento:
Posta un commento
Visto lo spam con link verso truffe o perdite di tempo i commenti saranno moderati. Se commenti l'articolo sarà pubblicato al più presto, se invece vuoi lasciare link a siti porno o cose simili lascia perdere perdi solo tempo.