09/06/09

L'Italia che non cambia dentro l'Europa americanizzata


"PD stabile al 26,1%". Una strana analisi del voto da parte dell'Unità. O dovremmo dire "del Giornale del PD"?


L'EUROPA

Nel 2004 Jeremy Rifkin, celebre economista americano e tra i pionieri dello sviluppo ecosostenibile in tutto il mondo, nel suo libro "Il sogno Europeo" scriveva:
"Il sogno americano pone l'accento sulla crescita economica, sulla ricchezza personale e sull'indipendenza; il nuovo sogno europeo concentra l'attenzione sullo sviluppo sostenibile, sulla qualità della vita e sull'interdipendenza. Il sogno americano rende omaggio all'etica del lavoro; il sogno europeo è più improntato al tempo libero e al gioco profondo [...] Gli americani sono portati a pensare localmente; gli europei hanno una visione più articolata, che abbraccia istanze tanto locali quanto globali. Il sogno americano è profondamente personale e scarsamente preoccupato del resto dell'umanità; il sogno europeo è, per sua natura, più espansivo e sistemico, quindi più orientato al benessere complessivo del pianeta".

Era un'analisi accurata tanto quanto inattaccabile. Mai Rifkin avrebbe potuto immaginare che quanto da lui scritto sarebbe stato negato totalmente dai fatti solo 5 anni dopo.

Se c'è una cosa che emerge chiaramente da quest'ultima tornata elettorale è che l'Europa non vuole essere più Europa. Le forze conservatrici del Partito Popolare Europeo mantengono la loro forza e la accrescono, accompagnate da un'ascesa vertiginosa (e preoccupante) delle varie forze nazionaliste, xenofobe, anti-europee in ogni angolo del continente: dall'Olanda al Regno Unito, dalla Grecia alla Bulgaria, dalla Francia all'Ungheria.
Dall'altra parte crescono i Verdi, ma non al punto tale da sopperire al tracollo socialista.

Questo voto finisce per certificare ciò che negli ultimi anni era sotto gli occhi dei più attenti: l'Europa ha cancellato il suo sogno, il sogno progressista dei diritti sociali e civili, dell'accoglienza e della solidarietà, e ha accolto l'individualismo, economico e sociale, il rifiuto dello straniero e la precarietà (non solo nel lavoro).
Mentre l'Europa si danna per istituire la settimana lavorativa di 65 ore e per privatizzare tutti i servizi pubblici essenziali, gli Stati Uniti d'America, i liberisti, gli individualisti, votano per l'aumento delle tutele sociali, per la sanità pubblica gratuita, l'aumento dei fondi per la ricerca e il rafforzamento esponenziale dell'istruzione pubblica.

Gli Stati Uniti d'America si avvicinano ai concetti della social-democrazia. L'Europa se ne scrolla in un solo istante. Finendo per assomigliare sempre più all'america di George W. Bush.


L'ITALIA

Ma se l'Europa mostra un cambiamento che assomiglia più ad un terremoto, altrettanto non si può dire del nostro statico, immutevole ed ordinario paese, dove nessun colpo di scena è ammesso. Un paese oserei dire banale, che ha paura del minimo cambiamento. Un paese autistico privo delle particolari capacità dell'autismo.

Si nota la piccola battuta d'arresto della macchina da guerra berlusconiana, che per una volta si trova a fare i conti con la realtà e non più con sondaggi e realtà virtuali. Il PDL perde 2 punti percentuali, immagazzinati all'istante dall'alleato leghista.
Dall'altra parte il PD, sommandovi i radicali uniti nelle scorse politiche, perde oltre il 4%, bagaglio elettorale finito quasi interamente nelle casse dell'IDV.

Uno spostamento di voti minimo e che resta interno alle coalizioni. A vantaggio di chi, a destra e a sinistra, riesce a mostrare più determinazione e a parlare con un tono di voce più alto del proprio alleato, anche quando si bisbiglia.
Una cosa è certa: i sogni bipartici con referendum annesso di Berlusconi e Franceschini sono stati profondamente ridimensionati dal voto degli italiani.

Ma se sotto agli occhi di tutti appare la conquista dell'ottimo +3,5% dell'Italia dei Valori di Di Pietro, più nascosto appare l'incremento dei voti delle sinistre, che passano dal 4,1% delle politiche al 6,5% attuale, arrivando ad eguagliare i voti dell'UDC che raggiunge il suo massimo e a tallonare l'esplosiva IDV.
Un discreto incremento, che avrebbe potuto procurare alle sinistre un numero di seggi quasi identico a quello di cui disporrà l'IDV.

Ma il gioco delle divisioni, degli sbarramenti imposti, delle eredità ottocentesche e dei leaderismi ha fatto la sua parte. Fino ad un certo punto...

Ci si chiede perché è mancata l'unità tra due forze che difficilmente avrebbero potuto unirsi, se non in maniera forzata e claudicante, in queste elezioni.
E non ci si chiede perché in paesi come il Portogallo, la Grecia, la Francia, la Danimarca ed altri ancora le sinistre cosiddette "radicali", anche divise, raggiungono fino al 20% dei voti.

E forse la mancanza di una domanda di questo tipo e la prevalenza di domande del genere "di chi è la colpa" è già una risposta al perché la sinistra di questo paese fa eccezione.

Il dato di fatto è che l'Italia non manderà in europa un solo deputato per la Sinistra Unita, per i Verdi o per il Partito Socialista Europeo. Siamo l'unico paese europeo che non manda deputati nelle forze progressiste europee.
Siamo un paese che manderà solo deputati in cerca di identità (PD, Lega Nord), liberali (IDV) o popolari-conservatori (PDL e UDC).
E non è un fatto di poco conto.


I VOTI PARTICOLARI

Aveva un significato particolare il voto abruzzese in queste elezioni europee. Ed il risultato qui forse è quello che ha segnalato, a modo suo, una grossa discontinuità.
Affluenza al voto del 27,95% nella città dell'Aquila, con il PDL che arraffa quasi il 55% dei voti. Accompagnato dal quasi 1% della Lega Nord!
Chi si sente abbandonato ed ingannato dalle autorità boicotta il voto. Gli altri vanno a dimostrare la propria fedeltà e gratitudine aprioristica a Re Silvio.

Diametralmente opposto il voto degli italiani all'estero, che dimostrano di avere una concezione del nostro paese profondamente diversa da quella che si ha vivendoci dentro.
Qui assumono una forza inattesa l'Italia dei Valori con il 13.48% e Sinistra e Libertà che arriva a superare da sola il 7%. La Lega Nord non raggiunge nemmeno il 3%, che invece viene superato dalla Lista Comunista e Anticapitalista, che sfiora il 4%.

Chissà perché ho come la sensazione che qualcuno di voi, leggendo queste ultime righe, stia cominciando a sentire la tentazione di andare a salutare i nostri connazionali all'estero. Sbaglio?

Fonte articolo

Stop al consumo di territorio
La Casta dei giornali
Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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