Antonello Zappadu, fotografo diventato famoso per le foto scattate a Villa Certosa che ritraggono sia Berlusconi che i suoi ospiti, non è l’ultimo arrivato in cerca di notorietà.
Il ritratto che emerge dall’intervista di Mauro Spignesi, pubblicata sul settimanale svizzero “IL CAFFE’” nella rubrica “L’incontro” del 5 luglio scorso, è quello di un fotografo professionista formatosi in una delle zone più difficili della sua Sardegna, la Barbagia; una terra che in passato è stata protagonista di sequestri e feroci sgarri tra bande rivali, dove uno sgarro era punito con una pallottola.
Figlio di un giornalista RAI, ha conosciuto i rischi del suo mestiere sulla sua pelle.
Le sue fotografie hanno suscitato clamore in tutto il mondo ed anche inchieste giudiziarie e dibattiti sulla privacy, anche se non è stata violata la proprietà privata per farle; deciderà il giudice che per ora in Italia ne ha disposto il sequestro.
A proposito di privacy, Zappadu ricorda che Berlusconi ha dichiarato che le sue case sono sedi di rappresentanza del Governo, che vi ospita ministri e capi di stato e che i servizi di sicurezza proteggono le sue ville; dove sta quindi la dimensione privata?
Come sappiamo di foto ne ha scattate oltre 5.000 dal 2004 e, prima della notorietà, ha firmato una procura affidando l’archivio ad un amico che ha ceduto i diritti ad un’agenzia in Colombia, dove vivono moglie e figli, la Eco-Pensa che ha venduto gli scatti a El Pais.
“Ho beccato ammiccamenti, palpeggiamenti, camminate mano nella mano. Si vedono decine di ragazze, molte pose sexy, alcune imbarazzanti per i protagonisti. Come quella dell’ex premier ceco Topolanek nudo ai bordi della piscina”.
Racconta che non sapeva chi fossero tutti i personaggi fotografati, ma che sapeva, visto dove erano ritratti, che prima o poi sarebbero diventate importanti. Lo ha capito quando è scoppiato il caso di Noemi Letizia.
In quel periodo Zappadu era in Colombia impegnato in un reportage non certo ufficiale fatto all’interno di uno stabilimento di cocaina rischiando la vita in mezzo alla giungla “dove una mossa falsa mi sarebbe costata la vita”.
Al rientro in Italia legge di Noemi Letizia, dell’intervista al fidanzato, delle feste a Villa Certosa e capisce che è arrivato il momento giusto per quelle foto; le propone a “GENTE” e la direttrice dice che deve parlare con l’amministratore delegato per procedere, pur non avendo ancora trattato la cifra.
Lo stesso giorno un amico gli suggerisce di venderle a “PANORAMA” edito dalla MONDADORI. Di Berlusconi; incredulo invia alcuni scatti a bassa definizione ed è subito chiamato da Miti Simonetto, segretaria personale di Berlusconi alla quale dice che con lei non tratta.
La Simonetto incalza dicendo che rappresenta anche la Mondadori, chiede il prezzo, vuol chiudere in fretta la trattativa. “Capisco che è finita – racconta – tanto che le foto di “assaggio” inviate all’amico di Panorama arrivano all’ufficio legale di Berlusconi che ne chiede immediatamente il sequestro”.
Il grosso dell’archivio però, è in Colombia, dove Zappadu vive diversi mesi all’anno e dove è stato vicino allo scoop della sua vita: fotografare INGRID BETANCOURT mentre era prigioniera dei suoi sequestratori, i guerriglieri delle FARC, ma arrivò tardi.
Ma di scoop ne da fatti altri: le foto di DIANA e AL FAYED in Sardegna, la sera prima dell’incidente mortale; molti vip al mare nell’isola sarda e i reportage dal Sudamerica, ha seguito i sequestri in Sardegna e grazie all’amico GRAZIANO MESINA, il celebre ex bandito sardo, immortalò la prima foto del bambino FAROUK KASSAM dopo la liberazione dal sequestro che subì.
Zappadu raconta che dopo la denuncia è stato convocato nell’ufficio del garante della privacy a Roma per confermare la paternità di 40 foto, in un clima di silenzioso imbarazzo. All’uscita il suo avvocato disse: “ singolarmente sono foto sì imbarazzanti, ma viste nell’insieme erano devastanti perché documentavano la vita di un capo di governo”. Nel mazzo vi è anche una foto di un matrimonio dove il premier fa finta di sposare una giovane ragazza.
Zappadu e Berlusconi si incontrarono una volta nel 1994 nella sua residenza in Costa Smeralda dove fece un servizio fotografico per il giornale dove lavorava allora.
Privacy o non privacy ? Un personaggio pubblico lo è come tale o se è un politico è personaggio pubblico quando lo decide lui ? Conferenze, interviste, visite all’Aquila, ecc. sì nelle foto di Zappadù è violazione della privacy perchè ritratto nella propria casa?
Eppure di foto del Presidente Berlusconi “private” ne abbiamo viste tante sulle copertine anche dei “suoi” giornali, con fanciulle sedute sulle sue ginocchia o che lo circondavano, ecc.
Quelle andavano bene perché davano di lui l’immagine di un vero Adone che nonostante l’età affascina stuoli di belle ragazze, rafforzando così un’immagine di se stesso a cui, evidentemente, tiene molto; un’immagine di onnipotenza a cui l’età tarda nulla toglie alle velleità giovanili.
Le foto di Zappadu, invece, diventano una violazione della privacy perché mostrano una realtà molto meno innocente e disinteressata di queste fanciulle, dei signori ritratti e dell’uomo che li ha ospitati; uomo che per altro si inchina alla chiesa e sostiene il mancato riconoscimento delle coppie di fatto, la sacralità e centralità della famiglia pur avendo contratto più di un matrimonio e avendo avuto figli di primo e di secondo letto. Coerenza che contraddistingue, per altro, molti uomini della sua maggioranza.
Ecco perché, per me, non può essere un fatto privato quello documentato dalle fotografie di Zappadu, perché un politico non può sostenere valori e decidere quali leggi negare e quali approvare, leggi che riguardano tutti i cittadini italiani e ne condizionano la vita, e poi comportarsi, di nascosto dagli “occhi pubblici”, in modo contrastante con quanto ha sostenuto e scusate, se su questo è stato votato dagli elettori.
Quale credibilità, quale pulizia intellettuale, quale etica, quale considerazione delle donne?
L’ultima domanda ci è stata ben chiarita dal suo avvocato nonché parlamentare Ghedini quando ha sostenuto, sulla vicenda delle ragazze invitate a partecipare alle feste a palazzo Grazioli e a villa Certosa in cambio di denaro, che il premier sarebbe “l'utilizzatore finale” e in quanto tale non "punibile" e aggiunge un'altra perla: "Pensare che Berlusconi abbia bisogno di pagare 2mila euro una ragazza perché vada con lui mi sembra un po' troppo. Penso che potrebbe averne di grandi quantitativi, e gratis."
Convincetemi che ai politici è sbagliato chiedere coerenza tra pubblico e privato.
Grazie
di Luciana P. Pellegreffi
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