Siamo alle solite: il giudice buono è quello che si fa scrivere la sentenza dall’avvocato previo bonifico estero su estero, o invita a cena l’imputato alla vigilia del giudizio. Gli altri sono toghe rosse: da ricusare, “da estirpare come un cancro”, da additare alla pubblica riprovazione.
A fine maggio il giudice costituzionale Luigi Mazzella non s’è fatto scrupolo di invitare a cena a casa propria Angelino Alfano e Silvio Berlusconi, come rivela - non smentito - un articolo di Peter Gomez sull’Espresso in edicola. Tra gli invitati anche un secondo giudice costituzionale, Paolo Napoletano, insieme a Carlo Vizzini (fresco indagato per corruzione) e Gianni Letta. Durante la cena si sarebbe discusso, secondo il retroscena dell’Espresso, anche di una bozza di riforma della funzione del pubblico ministero. In casa mia invito chi voglio, ha commentato Mazzella, e sono amico di tanti politici di ogni colore. Come dubitarne? Si è trattato di un normale incontro fra alte cariche, ha minimizzato l’avvocato Ghedini. Ma un’alta carica, in questo caso, è giudice dell’altra. Il 6 ottobre infatti la corte costituzionale è chiamata a giudicare la legge Alfano, approvata per l’impunità del presidente del consiglio. Una legge che fa a pezzi il principio di uguaglianza, proprio come la precedente legge Schifani, cancellata dalla consulta nel gennaio 2004. Con quali garanzie di imparzialità giudicheranno quei due suoi membri che si intrattengono in ritrovi privati con l’Impunito (il cui futuro politico è in buona parte appeso a quella sentenza) non rinunciando al ruolo di consiglieri governativi?
Inutile dire che la notizia della “cena segreta” fra Berlusconi e i suoi giudici-consiglieri non ha sollevato grandi inquietudini presso la pubblica opinione ed è stata ripresa soltanto da un pugno di giornali. Oltre all’Espresso, Repubblica, Unità, Manifesto e poco altro.
Propongo di inviare questa lettera al presidente della corte costituzionale, Francesco Amirante. QUI lo spazio per le lettere sul sito della corte. Meglio ancora mandargliela per posta. L’indirizzo è: Presidente Corte costituzionale - piazza del Quirinale - Roma.
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