Piercamillo Davigo
Nel video l’intervista ad Alessandro, l’amico di Qui Milano Libera che insieme a Dario è stato querelato e prontamente indagato per violazione della privacy di Gaetano Pecorella. Ringraziamo lo staff di beppegrillo.it per aver dato seguito alla nostra segnalazione e così rilanciato una vicenda che non riguarda tanto Dario e Alessandro quanto la libertà di espressione e il principio di uguaglianza. Pecorella ha trovato un giudice a Milano. Noi non ancora. La sua querela ha avuto immediato esito. Le mie querele ai vari Fede, Dell’Utri e capetti psicopolizieschi prendono muffa in un cassetto della procura della repubblica di Milano. Come si fa ad avere ancora fiducia nella giustizia? Solleciteremo qualche parlamentare amico a promuovere una iniziativa istituzionale su questi fatti. E riassumeremo la vicenda in una lettera da inviare ai giornali: vi invito tutti a farlo. Sul piano giudiziario alcuni avvocati si sono già offerti di difendere gratis i nostri amici. Per esempio l’avvocato milanese Giuseppe Fornari, che ringraziamo.
Siccome le belle notizie non vengono mai da sole, il cinque novembre con alcuni amici del gruppo storico di Qui Milano Libera saremo a giudizio con l’accusa di riunione non autorizzata. Avevamo già parlato di questa storia. Per un volantinaggio di informazione sull’atto di corruzione che ha permesso a Berlusconi di mettere le mani sulla Mondadori, ci era stato notificato un decreto penale di condanna a una multa. Ci siamo opposti, annullando la multa e scegliendo di andare a processo. La fissazione dell’udienza è stata degna di un tribunale svizzero. Per arrivare alla verità giudiziaria nel caso Mondadori ci sono voluti sedici anni dal fatto. E la causa civile è ancora in corso. Sette cittadini che con un volantino e dei cartelli nel giorno dei gran festeggiamenti per il centenario Mondadori, nel silenzio generale, ricordano in pubblico quello scandalo, moralmente incompatibile con la presenza in politica dell’attuale presidente del consiglio, dovranno difendersi in un tribunale per non aver chiesto il permesso alla questura, a meno di due anni dal terribile crimine e a pochi mesi dalla notifica del decreto penale di condanna. Altro che giustizia ingolfata! Altro che prescrizione inesorabile! A differenza del Buffone, ci faremo processare, difendendoci nel merito delle accuse. Riprenderemo interamente le udienze, per testimoniare l’assurdità di un sistema in cui chi ruba una casa editrice diventa primo ministro mentre chi grida allo scandalo rischia una condanna. Ribadiremo che quella “riunione non autorizzata” era l’esercizio di un dovere morale prima ancora che di un diritto costituzionale. La prima cosa che faremo sarà chiedere al giudice di mandare gli atti alla corte costituzionale per valutare la costituzionalità dell’articolo 18 del decreto regio del 1931 che a tutt’oggi disciplina l’ordine pubblico nella democrazia italiana. Tra le tante depenalizzazioni di questi anni, quel reato è rimasto miracolosamente intatto. Al tema dedicheremo uno dei prossimi agorà. Chi vuol diffondere la notizia dello scandalo Mondadori, può utilizzare l’apposito volantino, che trovate QUI. Chi vuole evitare di foraggiare il beneficiario (e committente prescritto) di un atto di corruzione giudiziaria, può astenersi dal fare acquisti nelle librerie Mondadori.
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