11/07/09

L'IMMINENTE CRISI PETROLIFERA

L'economista Canadese Jeff Rubin detiene una reputazione oracolare. Dal 2000 ha predetto un'impennata del prezzo del petrolio, e fu uno dei primi nel 2007 a profetizzare che il prezzo del petrolio sarebbe schizzato oltre i 100 dollari a barile (e pochi mesi dopo, egli profetizzo' 150 dollari e la previsione venne confermata ancora ). Ora, sebbene il prezzo del petrolio sia sceso considerevolmente dal suo massimo, Rubin avvisa che aumentera' rapidamente ancora una volta causando un'ulteriore e piu' grande crisi economica. Nel suo nuovo libro Why Your World Is About to Get a Whole Lot Smaller [“Perche' il vostro mondo sta per diventare assai piu' piccolo”, ndt]. egli spiega come questo nuova contrazione energetica si manifestera'' - e come essa implichera' la fine della globalizzazione.

Lo scenario puo' essere di questo tipo: L'attuale impoverimento delle riserve mondiali di greggio, combinate con la crescente domanda energetica dei paesi emergenti quali India e Cina, causeranno l'aumento a dismisura del prezzo del petrolio grezzo, dice Rubin. Questo causera' seri aumenti dei costi di trasporto, che si tradurranno nell'azzoppamento degli scambi internazionali, il cambio di direzione dell'interdipendenza commerciale, e la menomazione dell'economia globale.

L'era risultante vedra' l'isolamento delle nazioni, il progresso tecnologico rallentare ed i viaggi infrequenti. Il Medio Oriente sara' meno importante di oggi, e la scarsita' di cibo emergera' come problema primario internazionale. Paesi con carenza di terreni arabili si affanneranno nella competizione per acquisire terreni agricoli da altre nazioni (come ad esempio l'Arabia Saudita sta gia' facendo ora in Sudan), per alleviare le gia' gravi crisi alimentari.


[Jeff Rubin]

Tuttavia il futuro predetto da Rubin non e' poi tutto male. Per contrastre gli effetti della crisi energetica, i governi investiranno pesantemente nelle infrastrutture nazionali (in particolar modo nei sistemi di trasporto pubblico); le industrie nazionali, prima danneggiate da appalti esterni e competizione internazionale prospereranno; l'ambiente diverra' piu' pulito in quanto le persone saranno forzate ad usare meno combustibili fossili, e le macchine spariranno dalle strade. Ma Rubin puntualizza che i governi possono solo fare una parte, in quanto un adattamento positivo in un mondo affamato di energia, dipendera' in gran parte sulla modifica dello stile di consumo individuale. Difatti egli scommette che le persone faranno la scelta giusta. Alla resa dei conti, egli dice, "non sarei sorpreso se il nuovo, piu' piccolo mondo che emerge non sia piu' vivibile e godibile di quello che stiamo per lasciarci dietro.

Le argomentazioni di Rubin sono notevoli. Non si nega che l'economia internazionale sia diventata criticamente dipendente dal petrolio quale fonte di energia primaria. Tuttavia, come molti altri sostenitori della teoria "del picco petrolifero", egli cade nella trappola di sottostimare la capacita' della societa' di far fronte alla sfida energetica tramite l'innovazione e la conservazione. La storia dell'energia nei secoli passati e' una storia di grandi scoperte, non di ritirate - e sebbene il problema energetico che stiamo affrontando dovrebbe essere causa di preoccupazione, l'integrazione globale continuera' ad intensificarsi ed il mondo non diventera' certo piu' piccolo tanto presto.

DI M. J. HERZALLAH

Traduzione a cura di MASSIMILIAMO MANCINI

Fonte articolo

Stop al consumo di territorio
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