Le è mancato il coraggio di candidarsi alla segreteria nazionale del Pd, le rimproverano quanti tra i suoi fan sono rimasti delusi dalle le sue scelte. Prima quella di schierarsi con Franceschini. E ora quella di rappresentare quella mozione in Friuli come candidata alla segreteria regionale. "La mia candidatura ha un sostegno trasversale e ci tengo a dire
che non è affatto coincidente con quella nazionale", dice Debora in conferenza stampa a Udine.
Debora Serracchiani, lei ha scritto “Il coraggio che manca”. I delusi dicono che il coraggio è mancato a lei a candidarsi alla segreteria nazionale.
«Avrei potuto candidarmi, il consenso me lo permetteva. Ma voglio troppo bene a questo partito per contribuire a frammentarlo ancora. E mi sento in assoluta continuità con la linea che ho esposto il 21 marzo: critica agli errori ma anche volontà costruttiva di dare forma al Pd che vogliamo».
E ora propone una Lista a sostegno di Franceschini.
«Con Sassoli, Francesca Barracciu, Rita Borsellino. Sarà aperta a tutti quelli che dal territorio vorranno aderire. Per dire: ci siamo, vogliamo dare il nostro contributo. Ci chiameremo: “Semplicemente democratici”. Senza nessuno riferimento “ex”».
Aiuterà i suoi fan ad appassionarsi? Molti sognavano uno scontro diverso da Bersani-Franceschini. Qualcuno sta con Marino.
«Ma non è ai nomi dei contendenti che si devono appassionare. La passione per me voglio che la trasferiscano sul Pd. Io ho dato voce alla base, parlando di un partito partecipato, aperto, radicato. Franceschini ha detto le mie stesse cose. Di là, c’è Bersani – Marino è un discorso a parte -, che, al di là delle formule che usa, vuole un partito solo degli iscritti.
Per D’Alema conservatore è chi vuole difendere una sconfitta.
«Gli errori li ha fatti tutto il gruppo dirigente, Bersani compreso. Ma ci vuole anche l’orgoglio delle cose fatte bene».
Dice di lei Marino: “Ha stigmatizzato certi atteggiamenti e poi si trova con Dorina Bianchi e la Binetti”.
«Come faccio a stare con la Binetti? Ma io non voglio un Pd che caccia le persone, voglio un segretario che sappia fare sintesi. E chiedo io a Marino: che partito vuole? Di un partito monotematico non abbiamo bisogno. E poi il Pd è già laico, c’è scritto anche nello statuto».
Ma lei stessa ha sollevato il tema.
«Ero contro la decisione di affidare la presidenza del gruppo in Commissione Sanità a Dorina Bianchi. Ma indicavo la soluzione: un Pd che decide e dà voce alle sue posizioni».
Ecco sui diritti degli omosessuali. Marino va al Gay Village. E lei?
«Che vuol dire? Io sono andata al Cassero a Bologna. E penso che i diritti individuali non bastano: bisogna dare diritti alle coppie, ad esempio attraverso unioni civili alla francese».
Niente matrimoni o adozioni?
«Personalmente non sono contraria ma su questo ci deve essere una discussione all’interno del partito».
Un sostenitore: perché escludere Grillo e tenersi la Binetti?
«Con Grillo abbiamo lo stesso obiettivo: fare l’opposizione. Ma io la faccio nel Pd, lui ha votato Idv. E per me la politica non è un bordello, né io mi sento una suora. Iscriversi a un partito significa abbracciarne valori e simboli. Se lui è pronto, bene. Quanto alla Binetti, lei vota Pd. Io posso essere più vicina a Grillo. Ma un partito è una pluralità di voci: non dobbiamo cacciare nessuno, se mai fare in modo che un giorno il Pd sia davvero il contenitore giusto anche per Grillo».
che non è affatto coincidente con quella nazionale", dice Debora in conferenza stampa a Udine.
Debora Serracchiani, lei ha scritto “Il coraggio che manca”. I delusi dicono che il coraggio è mancato a lei a candidarsi alla segreteria nazionale.
«Avrei potuto candidarmi, il consenso me lo permetteva. Ma voglio troppo bene a questo partito per contribuire a frammentarlo ancora. E mi sento in assoluta continuità con la linea che ho esposto il 21 marzo: critica agli errori ma anche volontà costruttiva di dare forma al Pd che vogliamo».
E ora propone una Lista a sostegno di Franceschini.
«Con Sassoli, Francesca Barracciu, Rita Borsellino. Sarà aperta a tutti quelli che dal territorio vorranno aderire. Per dire: ci siamo, vogliamo dare il nostro contributo. Ci chiameremo: “Semplicemente democratici”. Senza nessuno riferimento “ex”».
Aiuterà i suoi fan ad appassionarsi? Molti sognavano uno scontro diverso da Bersani-Franceschini. Qualcuno sta con Marino.
«Ma non è ai nomi dei contendenti che si devono appassionare. La passione per me voglio che la trasferiscano sul Pd. Io ho dato voce alla base, parlando di un partito partecipato, aperto, radicato. Franceschini ha detto le mie stesse cose. Di là, c’è Bersani – Marino è un discorso a parte -, che, al di là delle formule che usa, vuole un partito solo degli iscritti.
Per D’Alema conservatore è chi vuole difendere una sconfitta.
«Gli errori li ha fatti tutto il gruppo dirigente, Bersani compreso. Ma ci vuole anche l’orgoglio delle cose fatte bene».
Dice di lei Marino: “Ha stigmatizzato certi atteggiamenti e poi si trova con Dorina Bianchi e la Binetti”.
«Come faccio a stare con la Binetti? Ma io non voglio un Pd che caccia le persone, voglio un segretario che sappia fare sintesi. E chiedo io a Marino: che partito vuole? Di un partito monotematico non abbiamo bisogno. E poi il Pd è già laico, c’è scritto anche nello statuto».
Ma lei stessa ha sollevato il tema.
«Ero contro la decisione di affidare la presidenza del gruppo in Commissione Sanità a Dorina Bianchi. Ma indicavo la soluzione: un Pd che decide e dà voce alle sue posizioni».
Ecco sui diritti degli omosessuali. Marino va al Gay Village. E lei?
«Che vuol dire? Io sono andata al Cassero a Bologna. E penso che i diritti individuali non bastano: bisogna dare diritti alle coppie, ad esempio attraverso unioni civili alla francese».
Niente matrimoni o adozioni?
«Personalmente non sono contraria ma su questo ci deve essere una discussione all’interno del partito».
Un sostenitore: perché escludere Grillo e tenersi la Binetti?
«Con Grillo abbiamo lo stesso obiettivo: fare l’opposizione. Ma io la faccio nel Pd, lui ha votato Idv. E per me la politica non è un bordello, né io mi sento una suora. Iscriversi a un partito significa abbracciarne valori e simboli. Se lui è pronto, bene. Quanto alla Binetti, lei vota Pd. Io posso essere più vicina a Grillo. Ma un partito è una pluralità di voci: non dobbiamo cacciare nessuno, se mai fare in modo che un giorno il Pd sia davvero il contenitore giusto anche per Grillo».
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