Talvolta, quando ci si riferisce a determinate politiche di un generico governo nazionale, si parla di inganno. Si usa questo termine quando per convinzione, fiducia o spesso per ingenuità si crede fermamente ad una promessa fatta da un qualche esponente dell'esecutivo, in particolar modo quella fatta dal suo leader, per poi vederla cadere miseramente nel vuoto.
In questo caso non possiamo parlare di inganno, perché manca in un certo senso l'illusione iniziale, la cieca fiducia, quella che chi desidera essere un informatore, anche se con scarsi risultati, non può permettersi di avere, nei confronti di nessuno.
Ed è un peccato non poter parlare di inganni. Perché in questa triste vicenda ne spuntano fuori almeno 3.
Tutti in un unico documento: il Disegno di Legge "anticrisi".
In esso, la strategia "Come rendere una legge discreta e necessaria un ricettacolo di porcherie" è stata messa in atto alla perfezione.
Basta dare una rapida occhiata al comma 2 dell'articolo 25 per comprendere la logica politica alla base del documento. In esso il governo impone alle popolazioni terremotate della Provincia dell'Aquila il pagamento immediato di tutte le imposte non pagate in seguito al sisma, a partire dal gennaio prossimo.
Il governo, immediatamente dopo il terremoto del 6 aprile, si era affrettato a sospendere, com'era giusto che fosse, il pagamento dei tributi verso lo Stato a carico dei cittadini aquilani. Con la stessa rapidità si è ora impegnato a ripristinarli. Con tanto di richiesta degli arretrati.
Per la ricostruzione privata post-terremoto in Umbria e Marche vennero destinati 3,5 miliardi di euro spalmati in 10 anni, al termine dei quali si è chiesto alla popolazione di restituire il 40% delle imposte non pagate in 120 rate.
Al popolo aquilano vengono destinati 3,1 miliardi di euro. Spalmati in 23 anni.
A coronamento di questa offensiva distinzione, si aggiunge la richiesta di provvedere al pagamento degli arretrati fiscali dopo appena 8 mesi dal sisma, con copertura del dovuto del 100%. E in 24 rate, anziché 120.
Il governo ha speso fior di dichiarazioni per dimostrare la propria maniacale attenzione verso il popolo dell'Aquila. Si è passati da segnali di solidarietà umana come l'ospitare gli sfollati nelle ville del premier (promessa terribilmente mancata) alle promesse di crociere per gli aquilani e di vacanze estive del premier in Abruzzo.
Quello che resta, a conti fatti, sono invece gli spiccioli di quello che dovrebbe essere un piano di ricostruzione e la richiesta agli sfollati di pagare quello che, almeno per ora, non avrebbero dovuto assolutamente pagare.
Il primo inganno.
Il secondo chiama in causa un altro articolo del DDL anticrisi, il 13-bis per l'esattezza, provvidenzialmente inserito dai relatori Chiara Moroni (PDL) e Maurizio Fugatti (Lega Nord) il 15 luglio scorso. Quello che tutti conosciamo con il nome di "Scudo fiscale Tremonti".
Il provvedimento consente a chi ha depositato illegalmente grosse somme di denaro in paradisi fiscali all'estero di riportarli in Italia, pagando una misera imposta del 5% (ben diversa da quelle richieste ai normali cittadini italiani) e ricevendo una mano di bianco e di candore sull'illecito compiuto.
Nel decreto di ricostruzione per l'Abruzzo si dichiarava l'intenzione di destinare alle popolazioni terremotate in via esclusiva i proventi di eventuali futuri provvedimenti legislativi in maniera fiscale (in parole povere, ciò che poi si è dimostrato essere il nuovo scudo fiscale).
Nel provvedimento della coppia Moroni-Fugatti si legge invece a chiare lettere che le entrate supplementari derivanti dallo scudo fiscale andranno a rimpinguare le casse della Finanziaria per il 2010. Nemmeno mezza parola per la popolazione aquilana.
Il secondo inganno.
Il terzo non è altro che la somma degli altri due. Ed è il più duro da digerire.
Il governo, a più riprese, ha promesso l'impossibile alle popolazioni terremotate. Ha garantito mille e mille volte tutto l'aiuto possibile. Per la ricostruzione e per la ripresa delle attività.
Oggi invece all'interno della stessa legge chiede ai grandi evasori fiscali di pagare il 5% del dovuto (consentendo loro di ripulire per sempre la propria sporca immagine di ladri) e alle popolazioni colpite dal sisma di pagare il 100%.
Non è distinzione, non è ingiustizia e non è discriminazione.
E' una feroce estorsione. Compiuta per agevolare qualche grande criminale (perché questo è la grande evasione fiscale: un crimine, quantomeno morale). Se questa scelta fosse stata fatta da un uomo in vestito gessato e accento siculo, non avremmo problemi a gridare "Mafia!".
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