Bollicine - Pillole rosse del 19/8/2009

- “Una de cada cinco hipotecas tiene alto riesgo de morosidad”, Expansion (via blog del Financial Times). Pare un secolo fa. E invece era poco più di un anno fa. Tutto allora in Spagna andava bene, anzi benone. E la stampa italiota versava fiumi di inchiostro sul miracolo iberico e su quello che per tutti era il nuovo volto del Paese della corrida: il premier Zapatero. Ora - invece - di Spagna non parla più nessuno. Segno dei tempi. Che sono cambiati. Il Paese Iberico - causa crisi - nel secondo trimestre del 2009 ha messo a segno un calo del Pil di oltre 4 punti percentuali (dati Ocse alla mano). Ma soprattutto la disoccupazione ha raggiunto, sempre a giugno, la stratosferica cifra del 17,9 % (e secondo le stime della banca americana Citigroup, questo numero è destinato a peggiorare ancora, sfondando la barriera dei venti punti percentuali). Roba da Grande depressione. Risultato: i nodi stanno venendo drammaticamente al pettine. A sostenere crescita e benessere, infatti, era stato (anche) un poderoso aumento dei mutui concessi alle famiglie (per comprare casa). Passati - secondo i dati della Banca centrale spagnola, elaborati dal quotidiano (sempre spagnolo) Expansion - da 205 miliardi di euro nel 2001 a circa 650 miliardi nel 2009. Un fiume di denaro che ora rischia di non essere restituito. Sempre secondo le stime di Expansion: un mutuo su cinque è oggi ad alto rischio morosità. Con quali effetti per i conti delle banche e delle casse di risparmio spagnole, è facile immaginare. Sia come sia. Tempo fa, sempre in Italia, qualcuno - un tempo comico di belle speranze, ora più che altro opinionista un tantino sgarrupato - a Zapatero ci aveva perfino, senza stare troppo a pensarci, dedicato il titolo di un film e tanti evviva. Viene da chiedersi se tutto quell’incensare, valeva davvero la pena.
- “Stocks Slide 4.3% in Shanghai”, New York Times. Brutto risveglio, questa mattina, per i mercati finanziari. La Borsa di Shangai - ieri notte - ha pesantemente capitombolato, facendo segnare un secco meno 4 e rotto per cento. Un tonfo che sommato ad altri recenti ruzzoloni ha portato la principale piazza finanziaria cinese a perdere un quinto del suo valore (-20%, negli ultimi 15 giorni). Che accade? Accade che la Banca Popolare della Cina - praticamente la banca centrale del gigante asiatico - si è rivelata profetica. Giorni fa - secondo il Financial Times - la Banca Popolare aveva dato ordine di chiudere il rubinetto dei prestiti. Motivo: i banchieri centrali cinesi temevano che i soldi elargiti dalle banche - che nei primi sei mesi dell’anno erano arrivati a quota 760 miliardi di euro (il triplo rispetto a un anno prima) - fossero stati usati non per mandare avanti imprese e commerci vari, ma per speculare in Borsa. Creando una “bolla”. In effetti la Borsa di Shangai - scrive “La Stampa”, nel numero oggi in edicola - da inizio anno aveva guadagnato un alquanto sospetto più 90%. E in effetti, una volta chiusi i rubinetti del credito, è cominciato un vero e proprio tracollo. Sarà una cosa grave? Per l’economista americano Edward Luttwak, no. Si tratterebbe - così scrive sempre “La Stampa“, riportando una sua dichiarazione ufficiale - solo di “una bollicina”. Commento nostro. Sarà. Ma di bollicina in bollicina - dai subprime made in Usa allo sboom spagnolo - l’economia mondiale sembra sempre sul punto di esplodere. Perchè lo diceva anche Totò: è la somma che fa il totale.
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