22/08/09

E continuiamo così - Le Pillole rosse del 21/8/2009


  1. “Corporate bond al record, ora si teme il rischio bolla”, Il Sole 24 ore. Bisognava - al solito - avere la pazienza di Giobbe. Ma ieri chi si è preso la briga di leggere anche l’inserto “Finanza e Mercati” della gazzetta confindustriale, ha infine trovato la notizia più succosa del giorno. Per farla breve: Moyra Longo, giornalista de “Il Sole”, ha fatto due conti. E ha scoperto che i bond - che in Italia, per note ragioni, evocano nei risparmiatori tristi ricordi - hanno fatto boom. Solo nei primi sette mesi e mezzo del 2009, le aziende di tutto il mondo hanno emesso obbligazioni (bond, appunto) per la non modica cifra di 1.104 miliardi di dollari (pari a 770 miliardi di euro o se preferite a oltre 3 volte il prodotto interno lordo di un Paese come l’Austria). Un maxi carico di debiti, che segna un record da Guinness dei primati. Per la semplice ragione che mai - e in così poco tempo - erano stati emessi tanti bond (anche se negli ultimi anni ’sti pezzi di carta sono cresciuti a buon ritmo: secondo “il Sole”, nell’intero 2002 le aziende ne avevano piazzati per 566 miliardi di dollari; nel 2008 per 895 miliardi, sempre di dollari). Motivi? Almeno tre. Primo: la crisi economica - la peggiore dal 1929 ad oggi - che morde e spinge le società alla ricerca di soldi. Secondo: le banche che hanno chiuso i rubinetti del credito. Terzo: gli investitori, piccoli e grandi, disertano le Borse e preferiscono i bond delle aziende. Domanda: ma questi investitori hanno davvero ragione o ci sono altre Parmalat all’orizzonte? Riposta: secondo una analisi (citata sempre da “Il Sole 24 ore”) dell’agenzia di rating Moody’s - che di mestiere dà i voti ai conti delle aziende - a inizio del 2010, ben il 12% delle società a basso rating (cioè con un voto basso) potrebbero risultare insolvente. Più di una su dieci. Che dire? Si vedrà. Ma secondo la giornalista de “Il Sole”, una certezza c’è: quest’esplosione di bond più che a un boom, assomiglia a “una bolla“. L’ennesima, verrebbe da aggiungere.
  2. “Public finances much worse than feared”, The Guardian. Per arrivare alla notizia clou di oggi - volendola leggere sempre su “Il Sole 24 ore” - invece bisognava fare uno sforzo in più. Perchè si trovava in un francobollo di 14-righe-14 a pagina 11. Di che stiamo parlando? Ma di un altro boom. Quello del debito pubblico inglese. Che a luglio - secondo il quotidiano britannico The Guardian - è arrivato al 56,8% del Pil. Gli italiani - abituati a viaggiare con ben altro debito sul groppone (il 100 e passa per cento) - penseranno che si tratta di poca roba. Ma non è così. Punto primo: si tratta del dato peggiore almeno dall’anno di grazia 1974 (anche perchè: oltre i grafici del “Guardian” non vanno). Punto secondo: rispetto a un anno fa, il balzo è stato impressionante (il rapporto debito/Pil era allora fermo al 43,5%). E soprattutto e punto terzo: conti tanto in rosso sono frutto di una impressionante crisi fiscale: a luglio le tasse pagate dalle imprese sono scese di un terrificante -38%. L’equivalente della nostrana Irpef è capitombolata addirittura del -22%. Più che un tonfo, un crollo. E anche qui, verrebbe da dire, l’ennessimo.
  3. “Japanese turn to ads to sell national debt”, Telegraph. Va da sè - però - che gli inglesi sono dei dilettanti del debito pubblico. Rispetto agli italiani, certo. Ma non solo. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale: i campioni del mondo (più sviluppato) del ramo sono indubbiamente i giapponesi. Che nel 2010 - sempre causa crisi - dovrebbero vedere il loro debito balzare ad un incomprensibile 227% del Prodotto interno lordo (come potete leggere in questo vecchio articolo). Una cifra talmente elevata che verrebbe da chiedersi chi continuerà a comprare questa massa di debito in salsa sushi. Una domanda che devono essersi fatta anche i funzionari del ministero del Tesoro nipponico. Secondo il Telegraph: il governo sta per lanciare - attraverso cartelloni e tivù - una campagna pubblicitaria per piazzare ai risparmiatori del Sol levante tutta questa valanga di titoli di Stato in arrivo. Funzionerà? Difficile dire. Ma chi scrive - visto l’andazzo - si limita a a ripetere, sempre per l’ennesima volta, una cosa semplice semplice. Questa crisi è stata provocata dal debito. Ed è col debito - paradossalmente - che la si vorrebbe stroncare. Ma continuiamo pure così. E vediamo un po’ doveva si va a finire.
Fonte articolo

Stop al consumo di territorio
La Casta dei giornali
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