05/08/09

Influenza suina e recessione: non facciamoci prendere dal panico

I governi e le aziende sembrano molto preoccupati dall’influenza suina (o influenza A). Eppure il tasso di mortalità è lo stesso delle normali influenze. Non sarà che quello che terrorizza tanto i vari amministratori sia la possibilità che milioni di italiani trascorrano qualche giorno a casa a curarsi senza dedicarsi alla crescita del PIL? E se così fosse, vogliamo permettere a chi ci governa di toglierci anche quest’ultimo momento di stacco?

Douglas Adam è sicuramente uno dei miei scrittori preferiti, la serie di “Guida Galattica per Autostoppisti” gode di una posizione privilegiata sulla mia incasinatissima libreria: estrema sinistra, in prossimità della finestra che da sul canale e da cui si possono godere alcuni stupendi tramonti sulle Alpi e, sotto la quale, di tanto in tanto, passa un martin pescatore.

C’è un semplice motivo per cui lo amo particolarmente: tutta la serie è incentrata sull’omonima guida sulla cui copertina capeggia, enorme, la scritta DON’T PANIC (niente paura).

Non sono mai stato uno particolarmente portato al panico, ma ho dato il colpo finale alla paura smettendo di possedere una televisione e di comprare i giornali. Mi è rimasta solo una sgangheratissima radio da cui, da un bel po’ di tempo, ciclicamente, mi arrivano notizie sulla nuova influenza N1H1.
Bambini in gita a Londra con mascherine, ipotesi di 65.000 morti, bollettini di guerra degni della peste nera medioevale…

Ora, non sono un medico e non è mia intenzione sminuire le potenzialità dei danni arrecati da questo nuovo ceppo influenzale ma ci sono alcuni dati che, visti da quaggiù, mentre sistemo le arnie e raccolgo pomodori, mi lasciano vagamente perplesso.

Tra tutto il can-can mediatico risaltano alcune piccole discrepanze.

Per dire: l’equivalente del Ministero della Sanità Svizzero diffonde un bollettino per rispondere alla domande più frequenti sulla pandemia in cui sottolinea che i vaccini non sono “mutuabili” e che, in ogni caso, la maggior parte delle persone risultate positive sono guarite senza doverne fare uso. Lo stesso Ministero pubblica un breve manualetto per le Imprese esortandole a far fronte contro il virus perché “una pandemia può comportare un rallentamento importante dell’economia a causa delle assenze per malattia.”
Tradotto: si, la vostra salute ci sta a cuore… ma non ci incasinate il PIL rimanendo a letto a bere tazzone di tisana calda e a leggere vecchi fumetti, c’è pur sempre la crisi!!

Il giornale radio di questa sera apre con un bel pezzo in cui, dopo un elenco di nuovi casi accertati, si ammette candidamente che, di per sé, l’influenza sarà più o meno come qualsiasi altra capitataci all’inizio dell’inverno e che i rischi maggiori sono per l’economia già duramente provata…

Questo è diventata la nostra salute: un problema economico.

In questi giorni è partita la corsa al vaccino antinfluenzale con conseguente campagna mediatica. Il mondo non si può fermare per un’influenza sembra il nuovo grido di battaglia dell’Organizzazione Mondiale per la Salute.

Ma pensateci un attimo: ci si deve veramente preoccupare per un’influenza che ad oggi ha ucciso lo stesso numero di persone di un’influenza qualsiasi? Tutte le influenze che hanno colpito il nostro paese hanno avuto una serie di vittime (normalmente già debilitate in precedenza) ma mai come oggi questi decessi sono stati così pubblicizzati, perché?

Probabilmente perché nessun’altra aveva un’estensione così ampia (in linea di massima, un emisfero per volta… l’influenza non prospera in climi caldi e in estate…) e mai era arrivata in un periodo economico così sfavorevole.

Non so. Non apprezzo la dietrologia da “parrucchiere” e non mi pongo troppe domande su chi è il “mandante” dell’informazione o disiformazione. Su chi ci guadagnerà o su che lavoro fa la moglie del Ministro del Welfare (per chi non lo sapesse ha comunque a che fare con Big Pharma…) ma l’idea che si ipotizzino vaccinazioni obbligatorie collettive o, anche solo, che vengano fatte delle campagne “intimidatorie” per evitare che l’economia venga messa a dura prova da dei flaneur in vestaglia, sdraiati sul sofà con una scatola di fazzoletti di carta a guardare vecchi film di Doris Day, getta una luce un po’ cupa sulla solidità del nostro sistema socio-economico…

“La malattia – nulla che metta in pericolo la vita, naturalmente – dovrebbe essere accolta con piacere anche nella vita adulta, come una licenza da responsabilità e oneri. In effetti è forse uno dei pochi metodi legittimi che ci restano per coltivare l’ozio” (Tom Hodgkinson – L’ozio come stile di vita)

Da quaggiù, dal mio piccolo angolo di resilienza, la malattia è considerata un’ottima scusa per leggere, scrivere e pianificare i lavori da fare nell’orto.

E, se è vero che quest’influenza rischia di mettere in crisi il nostro sistema socio-economico… mentre siete a letto o mollemente appoggiati allo stipite della finestra a gustarvi una tazza di te guardando le nuvole, approfittatene per immaginare come prolungare quell’attimo. Come potete fare per godervi quel tempo Vostro, strappato alla corsa a cui ci costringono per sostenere il PIL e a progettare le vostre future vie di fuga.

La vostra futura resilienza.

Prima che uno starnuto ci butti in completa recessione…

Fonte articolo

Stop al consumo di territorio
La Casta dei giornali
Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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