Non potete immaginare quanto mi ha fatto piacere questa notiziola Reuters. O forse no, a ben pensarci non dovrei compiacermene tanto.
Comunque, il fatto è questo:
La coltivazione d'oppio in Afghanistan è calata del 22% quest'anno, con la discesa dei prezzi della droga che ha costretto gli agricoltori a passare ad altre colture. Lo afferma oggi un rapporto delle Nazioni Unite.
E cosa è successo quindi?
Se nel 2003 la produzione di oppio per ettaro faceva guadagnare agli agricoltori 27 volte quanto avrebbero incassato col grano, nel 2007, il rapporto era sceso a 10 a 1. Nel 2008 addirittura a 3 a 1, rendendo non più così vantaggiosa la scelta dell'oppio, rispetto ai rischi connessi.
C'è da rimanere sbalorditi per un simile rapporto di prezzo: anche ammettendo che ai contadini arrivino le briciole del mercato della droga, la coltivazione di quest'ultima ha sempre reso guadagni da neanche paragonare a quelli ottenibili col frumento. Assistere al prezzo del grano che "quasi" raggiunge quello del papavero da oppio lascia presagire tempi interessanti.
La situazione dei raccolti cerealicoli in tutto il mondo non è delle più rosee, ne abbiamo parlato spesso nel blog. Per andare nel dettaglio, vi ri-consiglio la lettura di Piano B 3.0 di Lester Brown, liberamente scaricabile qui.
L'articolo parla anche di un calo dei prezzi al dettaglio della droga in tutto il mondo, imputandolo alla sovrapproduzione. Ma a me piace pensare che, a causa della crisi, si comincino a tagliare attività non essenziali. Non solo (purtroppo) la pizza e il cinemino, ma anche (e finalmente) la pippatina del sabato sera.
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