Esternazioni considerate troppo rassicuranti da Ugo Arrigo, professore di finanza pubblica all’università Bicocca di Milano. Alla luce dei dati Arrigo spiega che le loro affermazioni non sono pienamente realistiche. Le giudica «condivisibili se il punto di riferimento è l’azienda nel suo momento peggiore (gennaio 2008: la nuova gestione rileva il ramo aziendale dal commissario straordinario)». «Invece» continua il professore «se il confronto viene effettuato (come è metodologicamente corretto) con un periodo relativamente “normale” della vecchia Alitalia, ad esempio con la vecchia azienda nel primo semestre 2007 la nuova Alitalia si rivela meno performante per tutti gli aspetti gestionali di maggiore rilievo: minore puntualità nei voli (-10%), riduzione della domanda più consistente del calo dell’offerta e conseguente minore load factor (rapporto tra passeggeri trasportati e posti offerti per Km percorsi, -14%); riduzione dei costi operativi minore rispetto alla riduzione dei ricavi e conseguente peggior risultato operativo (più che raddoppiato)». Sempre secondo Arrigo l’affermazione corretta che doveva essere usata era che «Alitalia si è ripresa e funziona rispetto al gennaio 2008 ma è ancora molto distante dai risultati della vecchia Alitalia che peraltro risultavano insufficienti e non in grado di garantire la sostenibilità aziendale nel medio-lungo periodo». Infatti il totale delle perdite in questi sei mesi ammonta a 237 milioni di euro, con un ricavo che è di oltre un miliardo in meno rispetto a quelli della vecchia compagnia. I dati più preoccupanti riguardano poi gli obiettivi posti dallo stesso management per la fase d’avvio che a quanto sembra non sono stati neanche sfiorati con dei ricavi poco superiori ad un terzo dell’obiettivo prefissato.
Nonostante questo le rassicurazioni si sono susseguite, come quelle dell’amministratore delegato Sabelli che ha parlato di «perfetto allineamento dei conti» e di «segnali confortanti», preannunciando il probabile raggiungimento di un break even (punto in cui i profitti aziendali eguagliano le spese) della società per fine settembre. Nonostante ciò, l’arrivo di un autunno non facile per la nuova compagnia di bandiera lo si denotava già in questa lunga e “calda” estate. Prima con il caso “Malpensa”, fiore all’occhiello delle promesse della Lega Nord di governo e invece come già preannunciato lasciata a se stessa nonostante le molte proteste. Malpensa abbandonata per affidarsi all’aeroporto di Fiumicino, vero hub primario della nuova compagnia che, nonostante ciò, non ha fatto mancare dei bel mal di pancia a Colaninno e soci. I continui ritardi e problemi di bagagli hanno fatto si che l’Eurocontrol gli assegnasse per il mese di giugno il primo posto in Europa per poca puntualità al decollo, riscontrando un 50% dei ritardi nei soli voli Alitalia (1 su 2) e per metà del totale degli atterraggi, problemi nella riconsegna dei bagagli, notizia rimbalzata purtroppo in mezza Europa che ha fatto apparire il problema come responsabilità esclusiva della AZ (società sempre di Alitalia, ma destinata ai servizi di terra). Diversamente Air France-Ktm, partner di maggioranza della nuova Alitalia si avvia ad un periodo di tagli del personale ( “dimissioni volontarie”). Tagli dovuti ad un consistente calo del mercato aereo che la società più grande d’Europa non può sopportare. Soluzione che per ora non sembra riguardare la società italiana, nonostante si avvicini un probabilissimo fine anno di passione per lavoratori e passeggeri. Uno sciopero per il 18 settembre, convocato da tutti i suoi dipendenti, darà inizio a tutto ciò, organizzato per avere chiarezze in merito a nuovi contratti e alle tante promesse fatte nei mesi scorsi . Che dire. ”Lasciate ogni speranza o voi che volate Alitalia”.
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