Marina “Madonna” Berlusconi
Tale padre, tale figlia. Anche Marina Berlusconi - primogenita bocoluta e biondo rame del più noto Silvio - decisamente non ama le domande. E - come il babbo - non si sforza nemmeno di nasconderlo. Oggi - intervistata dal giornalista del Corriere della Sera, Daniele Manca - è subito sbottata: “Di queste cose non ho la minima intenzione di parlare. Se le domande sono queste, intervista finita“. Un’eruzione vulcanica degna del suo dna berlusconiano. Ma cos’è che aveva scatenato la furia di Marina, figlia di Silvio? Forse che il prode Manca avesse domandato qualcosa su uno dei mille guai giudiziari di casa Fininvest? Forse che l’audace giornalista del Corriere avesse addirittura osato tirar fuori qualche scheletrello dall’armadio (immaginiamo griffatissimo) dei primi 40 e passa anni di Marina? Macchè. Il povero Manca si era solo permesso di chiedere lumi sulla spinosa questione dell’eredità paterna. E non quella spirituale, s’intende. Ma quella materiale dell’impero Fininvest. E tanto è bastato.
Dirà qualcuno: vabbè, allora - visto che l’intervistata non si voleva far intervistare - il tête à tête tra Marina e il giornalista del “Corriere” sarà finito lì. No, no. E quando mai. Perchè a quel punto il vigoroso e volonteroso Manca ha tirato fuori la domanda totale. Quella che funziona sempre. Cioè, e testuali parole: “No, aspetti e allora perchè ha accettato questa conversazione?”. Tradotto: mi dica pure tutto quello che vuole. E a quel punto la biondo rame è partita in quarta. Con un lunghissimo autoelogio del casato. Parlando di “Baaria“ - film presentato all’ultimo Festival di Venezia - prodotto da Medusa, la casa di produzione dei Berlusconi. Di “Venuto al mondo”, il libro - che ha vinto il premio Campiello - pubblicato da Mondadori, la casa editrice dei Berlusconi. Dei 18 miliardi di euro - mica bruscolini - investiti negli ultimi 13 anni dal gruppo dei Berlusconi. Dei 7 miliardi di euro pagati in tasse negli ultimi 13 anni sempre dal gruppo della famiglia Berlusconi.
E avanti così. Per righe e righe. Fin quasi in fondo alla pagina - la numero 5 del Corriere in edicola oggi - interamente occupata da foto e intervista. Quando, all’improvviso, la bionda e boccoluta che di mestiere fa (anche) la presidente di Mondadori - sì quella del libro, e del Campiello e eccetera - non si è stancata di snocciolare lodi per le imprese del casato. E ha pensato bene di distillare per i lettori un suo pensiero sul mondo che la circonda. Ha parlato di “libertà di stampa”. Per dire che è importante (”So perfettamente quanto sia preziosa e non solo perchè faccio l’editore”). Ma che il punto “è come e per quali scopi questa libertà viene usata”. E chiarire anche che secondo lei - sorprendentemente - gli attacchi al padre di questi ultimi mesi sono “indegni e vergognosi”. Nessuno, in effetti, se lo sarebbe mai immaginato. Conclusione: applausi (virtuali) della redazione. E prima pagina del Corriere di oggi assicurata.
Unico neo: nel lungo panegirico sulle imprese di famiglia, Marina male non avrebbe fatto a citare anche la partecipazione che i Berlusconi hanno in Mediobanca. Visto che proprio lei siede nel consiglio di amministrazione di Mediobanca. E visto che Mediobanca - secondo l’ultima “Relazione annuale su assetti proprietari e corporate governance” pubblicata sul sito di Rcs - controlla il 14 e rotto per cento delle azioni della Rizzoli-Corriere della Sera. Ma Marina si è dimenticato di dirlo. E il giornalista del Corriere, casualmente, di chiederlo. Peccato. Avrebbe chiarito tante cose. A proposito di libertà di stampa.
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