15/09/09

PREVISIONI CONFINDUSTRIA - LEGGERE CON ATTENZIONE

Chi vuole sapere come andrà basta che legga il documento di CONFINDUSTRIA in cui si lascia poco spazio all’immaginazione. In corsivo le parti del documento con sotto le mie osservazioni.

Economy_by_muratsuyur

La crisi mondiale è ben lontana da essere conclusa

La ripresa dell’economia italiana si conferma lenta e lunga e perciò insidiosa. Si profilano anni per recuperare i livelli di produzione toccati nel 2007; in alcuni settori ciò potrebbe non avvenire mai.

Interi settori scompariranno o sono già scomparsi…qui poche illusioni. I cambiamenti saranno molto consistenti e profondi.

L’autunno e l’inverno prossimi saranno decisivi per molte imprese, incluse alcune tra le più innovative e dinamiche.

L’Italia sconta un ritardo notevole dovuto alle amorevoli cure del post Britannia e dei vari governi per entrare nell’euro, e dopo il cambio con l’euro che ha favorito solo la germania e la francia http://www.centrofondi.it/report/report_07_03_07.pdf http://www.centrofondi.it/report/report_07_04_07.pdf e questo sul debito pubblico http://www.centrofondi.it/report/report_08_01_07.pdf

I numeri estivi rafforzano l’analisi svolta dal CSC in Scenari economici dello scorso giugno. Il segno positivo si riaffaccia nelle variazioni del PIL già nella seconda metà del 2009. Ma si tratta di incrementi che, per quanto nettamente migliori delle attese anche perché frutto di un mix di fattori non ripetibili (rimbalzo da livelli molto depressi, effetto scorte, massicci sostegni una tantum), non chiudono il vuoto di domanda e lasciano ai massimi storici la capacità inutilizzata, aprendo così una stagione di ristrutturazioni e aggiustamenti profondi nel tessuto industriale.

Rimbalzo dell’economia si (e vorrei vedere con i soli Usa che hanno immesso 8500 miliardi di$), ma comunque un semplice rimbalzo e niente più.

Le condizioni creditizie potrebbero stringersi ulteriormente proprio quando le imprese, a fronte di una maggiore attività, richiederanno più finanziamento: le banche registreranno con il consueto ritardo (dodici mesi) il peggioramento dei bilanci delle aziende e saranno costrette, per soddisfare i requisiti patrimoniali, a razionare i prestiti.

Qui non ci vuole molto per capire che il credito bancario è e sarà in continua riduzione portando le aziende che non si sono debitamente organizzate al collasso (probabilmente anche voluto)

Il secondo ostacolo è il ridimensionamento del prezzo delle abitazioni. Che si è concluso in USA e Regno Unito, ma che ha ancora molto cammino da percorrere nell’area-euro (con l’importante eccezione della Germania). Il terzo ostacolo è la necessità delle famiglie americane di abbattere il debito e ripristinare un più appropriato tasso di risparmio; per quanto reso più rapido dai tagli di imposte, questo percorso non si è ancora completato e imbriglierà la spesa dei consumatori americani che rappresenta il 29% dei consumi mondiali (prezzi e cambi correnti);

In Europa i livelli degli immobili sono ancora molto elevati e devono abbassarsi notevolmente nei prossimi anni. In pratica dice che la crisi mondiale è ben lontana da essere conclusa (ricordate la torre di babele del debito che deve per FORZA crollare prima che si possa iniziare un nuovo ciclo?.

La minaccia maggiore non riguarda però l’immediata dinamica delle economie, ma le loro prospettive di medio-lungo periodo. E’ portata dalla necessità di adeguare il livello della capacità produttiva alla minore domanda, con diminuzione nella crescita potenziale, particolarmente pericolosa per l’Italia dove già era molto bassa (a questo proposito rileggete questo report del 2004!!! http://www.centrofondi.it/report/report_02_03_04.pdf ) . Sono a rischio anche imprese che si stavano trasformando, puntando su qualità, internazionalizzazione, innovazione. Non sarebbe una selezione benefica, che accresce l’efficienza del sistema, ma una distruzione deleteria.

Una modifica quindi del tessuto imprenditoriale e quindi anche sociale e politico oltre che economico molto, ma molto profonda.

L’aggiustamento sta accelerando la riallocazione delle risorse, anche geografica, con trasferimento nel Sud Est asiatico di quote crescenti della produzione manifatturiera. E’ in atto un cambiamento epocale che oltrepassa i confini delle evoluzioni cicliche. Tra i paesi avanzati saranno penalizzati quelli meno competitivi e più lenti ad adattarsi ai mutamenti.

Ovviamente i paesi che sono avvantaggiati sono quelli che stanno vivendo i nostri anni ’50 con uno sviluppo anche interno molto importante, vedi Cina che avrebbe da fare per decenni anche se non esportasse più. L’occidente invece alla fine del ciclo (notare l’uso delle parole CAMBIAMENTO EPOCALE, cosa molto rara per un documento ufficiale di Confindustria) dovranno fare i conti con un grande ciclo economico giunto al termine. L’ultimo periodo si riferisce chiaramente all’Italia in estrema difficoltà rispetto a tutti gli altri paesi.

Nel breve-medio termine l’economia globale non ripeterà l’exploit del 2004-2007, i quattro anni d’oro della crescita globale (4,9% medio annuo, contro il 3,7% registrato dal 1970 in avanti). Il traino dell’export sarà perciò più debole. Diventa ancora più urgente riuscire a riattivare la domanda interna attraverso riforme strutturali che innalzino produttività e dinamismo.

La media della crescita globale ovviamente non si riferisce all’Italia che ha avuto una crescita media negli ultimi anni dello 0,5% . Le soluzioni come è logico, non potendo più contare sull’export, si rivolgono alla domanda interna, attraverso riforme strutturali. Qui però si fa l’occhiolino alla politica che invece è in altre faccende affaccendate. L’unica possibilità è lavorare dal basso come diciamo noi ormai da parecchi anni (ArcipelagoSCEC lo fa già).

Purtroppo, pur arrivando, anche se con molto ritardo, a previsioni che anche dilettanti come noi avevano evidenziato, non si affronta la “causa delle cause” ovvero la dinamica del debito nel lungo periodo e la creazione monetaria basata proprio sul debito e questo riporterà a commettere in modo ossessivo e drammatico gli stessi errori nei decenni a venire.

Per chi volesse approfondire il resto del documento http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=document&file=/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2009/09/scenari-economici-confindustria.pdf?uuid=fd566420-9d1d-11de-8a87-777d1fe84fe8

di Pierluigi Paoletti

Fonte articolo

Stop al consumo di territorio
La Casta dei giornali
Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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